strage bologna

UNA STRAGE E MOLTI MISTERI - CI FU UNA VITTIMA IN PIÙ, IL 2 AGOSTO 1980 DOPO L’ATTENTATO ALLA STAZIONE DI BOLOGNA: UNA DONNA DI CUI RESTA SOLO UN LEMBO DEL VOLTO, CHE NON APPARTIENE A NESSUNA DELLE 85 VITTIME FIN QUI IDENTIFICATE E CHE SI TROVAVA VICINISSIMA ALL'ORDIGNO CHE DEVASTÒ LA STAZIONE - I SUOI RESTI, IN QUARANT' ANNI, NON SONO MAI STATI RECLAMATI: ERA LA PERSONA CHE TRASPORTAVA LA BOMBA? - LA VERSIONE DI COSSIGA NEL 2008: “FU UN'ESPLOSIONE ACCIDENTALE DI ESPLOSIVO TRASPORTATO DAI PALESTINESI”

Aldo Cazzullo per “il Corriere della Sera”

 

I TERRORISTI DELLA PORTA ACCANTO - PIERO CORSINI

Ci fu una vittima in più, il 2 agosto 1980 a Bologna: una donna di cui resta solo un lembo del volto, che non appartiene a nessuna delle 85 vittime fin qui identificate. Una donna senza nome, i cui resti, in quarant' anni, non sono mai stati reclamati, e che si trovava vicinissima all'ordigno che devastò la stazione .

 

È da questa scoperta, che viene dal lavoro dell'ex giudice Priore e dell'avvocato Cutonilli e dall'ultimo processo sulla strage, quello che il 9 gennaio scorso si è concluso con la condanna in primo grado di Gilberto Cavallini, che muove la nuova edizione de «I terroristi della porta accanto», il libro-inchiesta di Piero A. Corsini - già autore con Giovanni Minoli de «La Storia siamo noi» - che Newton Compton pubblica il 9 luglio, con le ultime notizie su uno dei grandi misteri d'Italia.

 

strage stazione bologna

La scoperta di questa nuova vittima riporta alla mente quello che Francesco Cossiga disse al Corriere nel 2008. Secondo Cossiga - al tempo presidente del Consiglio -, l'eccidio di Bologna fu dovuto all'esplosione accidentale di esplosivo trasportato dai palestinesi, che in virtù del «lodo Moro» in quegli anni si muovevano liberamente per il nostro Paese. Quei resti - si chiede Corsini - appartengono forse a chi doveva trasportare la bomba?

strage stazione bologna

 

Una tesi sempre duramente avversata dai magistrati bolognesi (i quali scrivono che il «lodo Moro» non è mai esistito) e dall'Associazione tra i familiari delle vittime, che restano convinti della colpevolezza di Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati con sentenza definitiva quali esecutori materiali. Per questo si tratta di una materia da maneggiare con cura. Il libro di Corsini si muove con rispetto sia del lavoro della magistratura, sia del dolore dei familiari.

giuseppe valerio fioravanti e francesca mambro

 

E, con questa premessa, racconta la vicenda di Fioravanti e Mambro, che continuano a dirsi innocenti. La loro storia è tra le più terribili di quegli anni spietati, in particolare di quella pagina del terrorismo nero conosciuta come «spontaneismo armato». Ma i nuovi capitoli del libro, con un lavoro capillare sugli atti e sui documenti, si concentrano soprattutto sulla strage del 2 agosto 1980.

 

È accertato, infatti, che quel giorno a Bologna c'era Thomas Kram, esperto tedesco di esplosivi e affiliato al gruppo Carlos; così come è noto che l'arresto, nel 1979, di un palestinese che trasportava missili insieme ad alcuni autonomi aveva irritato il Fronte popolare per la liberazione della Palestina, che aveva ufficialmente chiesto la sua liberazione (e la restituzione dei missili) minacciando, in caso contrario, ritorsioni.

francesca mambro e giusva fioravanti

 

Una minaccia confermata da Stefano Giovannone, all'epoca capocentro dei servizi segreti militari a Beirut. Nel più classico stile del giornalismo investigativo, Corsini mette in fila i dubbi e gli interrogativi, elenca tutte le strane presenze che si affollavano alla stazione e si concentra, da ultimo, sulla misteriosa vicenda di Paolo Bellini, ennesimo indagato per la strage (in attesa della decisione del Gup di Bologna) che la moglie avrebbe riconosciuto nel filmato girato il 2 agosto da un turista su quella banchina, come ha scritto il Corriere qualche settimana fa.

 

strage alla stazione di bologna

Bellini, però, somiglia anche ad un giovane che, come lui, porta i baffi e indossa una maglietta celeste, e che subito dopo la strage è raffigurato nelle fotografie e nei filmati mentre presta soccorso alle vittime e ai superstiti: una novità dell'ultima ora che si deve ad altri due ricercatori, Pelizzaro e Paradisi, che mal si concilierebbe con l'ipotesi che fosse lui un altro esecutore materiale. Bellini, si è scoperto, ha alloggiato nel febbraio 1980 a Bologna, nello stesso albergo dove - per quella notte soltanto - ha dormito anche Thomas Kram. Solo una coincidenza? Così il libro, che intreccia cronaca e ricostruzione storica, indagine e introspezione psicologica, chiede una memoria di quel tempo che sia - è l'auspicio dell'autore -, se non condivisa, almeno «pacificata».

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