CODICE WATTS: “NON DOBBIAMO PIÙ MODELLARE IN ASTRATTO GLI ESSERI UMANI, PERCHÉ SONO LORO A MODELLARSI DA SÉ E IN “REAL TIME””

Gabriele Beccaria per "Tutto Scienze - la Stampa"

Tutti se lo sono chiesto, prima o poi. A cominciare da chi ha perso la casa e da chi ha visto svanire il gruzzoletto dei risparmi. Negli Usa e nel mondo. Cos'è successo quel giorno del 2008 in cui la Lehman Brothers fallì, innescando una crisi globale che non si è più fermata e che ancora oggi, cinque anni dopo, non smette di sconvolgere le quotazioni delle Borse e le esistenze di miliardi di individui?

Una possibile risposta la sta cercando un fisico americano di origini australiane con il background del sociologo e l'entusiasmo caratteristico di chi frequenta la dimensione del «Big Data», quella dei grandi numeri macinati dalle reti dei computer. Si chiama Duncan Watts ed è uno dei cervelli al lavoro nei laboratori newyorchesi della Microsoft.

«Qui - spiega - al Big Data intrecciamo la data science, il machine learning e la computational social science». E' questa triade che fa vibrare la realtà parallela di Watts: software con l'ambizione di approssimarsi alle logiche umane e super-calcolatori che elaborano informazioni che nessuna mente biologica riesce a reggere. Il tutto organizzato in modelli che devono proiettare l'ombra di un possibile (e rassicurante) ordine su un presente che, al contrario, appare terribilmente caotico.

Ed è sempre quella triade ad averlo reso un personaggio anche tra chi non si sente a proprio agio con gli algoritmi: è lui, infatti, ad aver ripescato, trasformato e popolarizzato l'ormai famosa «Teoria dei sei gradi separazione», la seducente ipotesi formulata per la prima volta nel 1929, secondo la quale ognuno di noi può essere collegato a qualunque altra persona attraverso una catena di conoscenze con non più di cinque intermediari.

Come dire che la distanza tra un povero e un ricco, tra un signor qualunque e una star del cinema è meno abissale di quanto si pensi. E non a caso Watts ha scritto anche un saggio molto dibattuto - «Tutto è ovvio una volta che sai la risposta» - per darci uno scossone e spiegare che il senso comune non aiuta granché, né a decifrare le scelte degli investitori né a capire il fascino morboso esercitato da Monna Lisa. E' ora - suggerisce - di guardarci intorno con occhi diversi. Sia con la creatività delle scienze sociali computazionali sia con il rigore delle loro formule.

Che si tratti di indovinare come i grilli riescano a frinire in perfetta sincronia (nonostante l'evidente scarsità di neuroni) o di studiare la pulsione alla cooperazione dei nostri simili il poco più che quarantenne Watts dimostra sempre il medesimo impegno: i suoi adorati modelli teorici sono in costante evoluzione, proprio come gli organismi viventi che descrivono, dando forma a una disciplina emergente, la cosiddetta «scienza dei network».

Ed è per questa abilità di accendere la matematica e farla dialogare con mondi diversi, dalla biologia alla psicologia e alla finanza, che domani riceverà a Torino il Premio Lagrange-Fondazione Crt, il più ambito riconoscimento internazionale nel campo della complessità. Dottor Watts, partiamo dai dollari. Il suo progetto è ancora in svolgimento, ma la curiosità è troppo forte: che idea si è fatto della crisi?

«E' un vero mistero come la crisi iniziale dei mutui subprime sia diventata in breve tempo una crisi globale, del valore di almeno 20-30 trilioni di dollari, che si è riverberata ovunque. Di sicuro è legata al modo in cui il sistema finanziario complessivo è stato concepito, alle leve utilizzate dalle banche e agli strumenti con cui queste hanno condiviso il rischio, le une con le altre, amplificando il rischio stesso. E questa realtà è esattamente l'opposto di quanto avesse ipotizzato il senso comune, basato sulla disseminazione. Stavolta il rischio è stato moltiplicato, fino a propagarsi alle persone che non erano in grado di reggerlo, mentre gli operatori si sono trovati in una situazione che è sfuggita perfino alla loro comprensione».

E viste le premesse, a che conclusione sta arrivando?
«Io e il mio gruppo siamo partiti da questioni - a dire il vero - noiose, come gli "assets" delle banche e il sistema dei prestiti e delle garanzie: ciascun elemento assume proprietà diverse a seconda dei tipi di contratto e dei tempi con cui gli accordi vengono stipulati. E infatti i prestiti hanno cominciato a essere gestiti su base quotidiana e a essere legati a un numero sempre maggiore di prodotti collaterali e, non appena la fiducia ha dato segno di incrinarsi, è subito partita la corsa frenetica per riavere i propri soldi, coinvolgendo non solo qualche istituto, ma l'intero sistema bancario».

Hanno contato di più gli au¬tomatismi del sistema fi¬nanziario o le trappole della psicologia collettiva?
«Non è solo questione di psicologia, anche se è evidente che questa si manifesta ogni volta che le persone hanno paura. Il punto, piuttosto, sono i comportamenti legati alla paura stessa e i tempi non sincronici con cui si sono manifestati. Mi riferisco a una realtà intermedia, al confine tra psicologia di massa e sistemi finanziari, tipica dei problemi legati ai sistemi dinamici, quelli di cui mi sono occupato già agli inizi della mia carriera. È lì che si nasconde una possibile risposta».

A proposito di emergenze, lei studia anche che cosa accade durante le catastrofi naturali e i modi per gestirle: è così?
«Sì. Stiamo conducendo una serie di esperimenti online: l'aspetto interessante è quello che in gergo è noto come "crisis mating", la gestione delle crisi, appunto. È significativo che ci siano sempre più gruppi di volontari, interconnessi, che monitorano la situazione, analizzano ciò che avviene, geo-localizzano persone ed eventi in tempo reale.

Raccolgono, cioè, informazioni molto utili per le agenzie che coordinano gli aiuti e per i soccorritori sul campo. Sono - quei volontari - individui straordinariamente impegnati, ma spesso frustrati dai limiti che incontrano. Ecco perché cerchiamo di capire come migliorare il loro contributo, anche in forme automatiche, di fronte alla necessità di processare grandi quantità di informazioni complesse.

Si tratta - com'è evidente - di questioni che trascendono i casi singoli, ma che sono ancora più generali, vale a dire come determinati gruppi affrontano problemi sofisticati. Qui interagiscono aspetti diversi, dalla sociologia all'economia, e la sfida è riuscire a elaborare modelli su come le persone pensano, si coordinano e agiscono. Oggi ricerche simili, a differenza di 20 o 30 anni fa, sono finalmente possibili, grazie a test collettivi su larga scala: non dobbiamo più modellare in astratto gli esseri umani, perché sono loro a modellarsi da sé e in "real time"!».

A questo proposito alla Micro¬soft lei si è concentrato anche sulle logiche della «diffusione virale», su come per esempio si creano e si trasformano le opinioni su Twitter: che cosa ha scoperto?
«Un'incredibile diversità. Finora, quando si cercava di interpretare i processi che rendono popolare qualcosa o qualcuno, si ricorreva a modelli mentali stilizzati, caricaturali: c'era il meccanismo epidemico, del passaggio lineare da un individuo all'altro, e il meccanismo massmediatico, in cui si legge la "front page" di Yahoo o si guarda la tv e si reagisce in massa. In realtà, grazie all'enorme quantità di dati oggi disponibile, si osserva un universo differente, costruito con ogni possibile combinazione: la diffusione su larga scala obbedisce a una varietà selvaggia di situazioni».

Ma allora chi spera di trovare la formula del best¬seller per¬fetto ¬per esempio un «repli¬catore» di «Codici da Vinci» al¬la Dan Brown ¬ è destinato a restare deluso?
«Non penso che ci sarà mai una formula del genere. E le spiego perché. Se trovassi la formula, è chiaro che altri inizierebbero a utilizzarla e in poco tempo tutti scriveremmo allo stesso modo, vanificando così la formula stessa. È la medesima logica dei mercati finanziari.

Trovata una strategia, è il suo effetto cumulativo a renderla via via meno efficace. Il "Codice" non si può mai decifrare davvero, perché è destinato a cambiare in continuazione. È la natura dei sistemi umani, che sono diversi da quelli fisici. I nostri comportamenti non sono quelli dei pianeti: non appena pensiamo di averli capiti, si adattano e si trasformano. Gli esperti del marketing lo sanno bene!».

 

Duncan WattsDuncan WattsDuncan WattsDuncan WattsTWITTERBIGDATA

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...