monuments men bottino di guerra

COME FECERO I NAZISTI A PORTARSI VIA LE OPERE D’ARTE DALL’ITALIA DURANTE LA GUERRA? CON UN RAGGIRO IN GRANDE STILE - A FIRENZE I TEDESCHI COMPRARONO DEI QUADRI CHE POI, QUANDO ARRIVARONO I MONUMENTS MEN AMERICANI A BERLINO, FINIRONO A BELAGRADO (DOVE SI TROVANO). CRUCIALE E' STATO IL RUOLO DI UNA MEZZA SPIA E MEZZO IMBROGLIONE - LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI NEL LIBRO "BOTTINO DI GUERRA" 

Enzo Quaratino per l’ANSA

 

Bottino di guerra - COPERTINA

Una truffa transnazionale di quadri d'autore acquistati dai nazisti quasi tutti a Firenze, passati illegalmente per la Germania e infine finiti a Belgrado, dove tuttora si trovano, senza che l'Italia sia finora riuscita ad averli in restituzione: un raggiro in grande stile, dunque, i cui dettagli sono raccontati, con i caratteri propri dell'inchiesta giornalistica, nel libro appena uscito "Bottino di guerra" (Mursia editore, 295 pagine, 18 euro), di Tommaso Romanin e Vincenzo Sinapi, entrambi cronisti dell'ANSA.

 

I quadri al centro della contesa non sarebbero otto, come si è ritenuto finora, ma - secondo i due giornalisti - più del doppio: sarebbero infatti 17, se non addirittura 19, risalenti al XIV, XV e XVI secolo. La storia comincia quando Germania e Italia erano amiche, e alcuni nazisti innamorati di arte acquistarono una serie di dipinti in prevalenza a Firenze. I quadri sarebbero poi stati illegalmente esportati in Germania, soffiati sotto il naso dei Monuments men a Berlino da un faccendiere croato e infine incamerati dal Museo nazionale serbo, a Belgrado, dove tuttora si trovano.

 

monuments men

I carabinieri della Tutela patrimonio culturale ne hanno individuati appunto otto e la magistratura di Bologna ne ha chiesto per anni, inutilmente, la confisca.

 

La truffa viene preparata per mesi e si consuma in due giorni, il 2 e il 10 giugno 1949, quando 50 quadri, otto icone e una gran quantità di oggetti antichi e preziosi - tappeti, arazzi, candelabri, monete - in tutto 166 articoli, lasciano per sempre il palazzone di Monaco di Baviera dove gli Alleati avevano stipato l'arte saccheggiata dai nazisti nei Paesi occupati.

 

monuments men 9

Ante Topic Mimara, mezza spia e mezzo imbroglione, si presenta al Central collecting point come "Rappresentante jugoslavo per le restituzioni, le belle arti e i monumenti" e si fa consegnare i quadri con la complicità, secondo l'accusa, di una giovane funzionaria tedesca del Centro, frau Wiltrud Mersmann, che poco dopo sarebbe diventata sua moglie.

 

I beni raggiungono in treno la Jugoslavia e nel mese di luglio del '49, attraverso una fumosa Commissione per i risarcimenti dei danni di guerra, vengono incamerati dal Museo nazionale di Belgrado.

 

Solo che quei 166 oggetti non appartengono alla Jugoslavia. Gli americani se ne accorgono quasi subito e li chiedono indietro, ma invano. Poi, per evitare tensioni diplomatiche con Belgrado e che il mondo venisse a conoscenza della brutta figura, dopo qualche anno desistono.

 

I VERI MONUMENTS MEN

I quadri rimangono per decenni stoccati nel Museo nazionale di Belgrado, chiuso per restauro per un lungo periodo durante il quale le opere sono state inventariate e catalogate, ironia della sorte, proprio con la collaborazione del Governo italiano e di alcune Sovrintendenze.

 

Che con le opere restaurate organizzano delle mostre anche in Italia. Proprio da una di queste prende le mosse l'inchiesta della procura di Bologna che porterà i magistrati a chiedere, invano, la restituzione di otto quadri di proprietà dello Stato italiano e, a loro avviso, illegalmente detenuti a Belgrado.

 

Succede infatti che nel 2014, compulsando il web in una ricerca qualunque, un appuntato del Nucleo Tutela patrimonio culturale di Firenze si imbatte in un quadro esposto in una rassegna allestita a Bari e a Bologna dieci anni prima, tra il 2004 e il 2005. Quel quadro però non doveva trovarsi lì: acquistato da Goering, il braccio destro di Hitler, durante la Seconda guerra mondiale, era stato illecitamente esportato in Germania.

HITLER E GOERING VISITANO LA MOSTRA DI MONACO

 

Le indagini successive aprono il vaso di Pandora del Museo di Belgrado, dove i Carabinieri scoprono altri sette dipinti che avevano fatto lo stesso percorso: un Ritratto della Regina Cristina di Danimarca, di pittore lombardo del XVI secolo, con suggestioni da Tiziano; una Madonna con Bambino e donatore (1565 circa) attribuita a Jacopo Tintoretto;

 

due quadri della scuola di Vittore Carpaccio raffiguranti San Rocco e San Sebastiano (prima metà del XVI secolo); una Adorazione del Bambino con Angeli e Santi (XV-XVI secolo) di pittore lombardo; una Madonna con Bambino (1320-1324) dell'ambito di Paolo Veneziano; una Madonna con Bambino, Santi, Annunciazione, Crocifissione (XIV secolo) di Paolo di Giovanni Fei e una Madonna con Bambino in trono (XIV secolo) di Spinello Aretino.

hermann goering 3

 

Tutti e otto - gli "otto prigionieri di guerra" - facevano parte dei 166 oggetti portati via con il raggiro dal Collecting point di Monaco di Baviera: i carabinieri e gli inquirenti bolognesi hanno ricostruito tutto, ma nonostante due rogatorie per eseguirne il sequestro e una sentenza di confisca, le autorità serbe hanno risposto picche e i quadri si trovano sempre al loro posto, a Belgrado.

 

La partita non può considerarsi chiusa e ora l'inchiesta pubblicata in "Bottino di guerra" potrebbe contribuire a rivitalizzare l'iniziativa giudiziaria. Una delle curatrici del Museo serbo ha infatti dichiarato che, nel luglio del 1949, dalla Commissione per i risarcimenti di guerra furono acquisiti 56 dipinti ed icone, di cui 46 confluirono nella raccolta d'arte straniera.

 

Incrociando i risultati delle indagini dei Carabinieri, l'analisi di documenti americani del dopoguerra da poco desecretati, quelli degli archivi federali tedeschi, i cataloghi di mostre e musei, e le informazioni raccolte sul posto, a Belgrado, Romanin e Sinapi hanno scoperto non solo che quasi tutti i quadri in questione sono tra quelli portati via con l'inganno da Mimara, ma che 19 fanno ora parte della collezione italiana del Museo: oltre agli "otto prigionieri", la cui storia è nota, ce ne sono altri 11 che potrebbero appartenere al patrimonio dello Stato italiano.

GOERINGhermann goering

Ultimi Dagoreport

orcel messina

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI: ALLA CHIUSURA DELLA GIORNATA BORSISTICA DI OGGI LA CAPITALIZZAZIONE DI MERCATO DI UNICREDIT REGISTRA 98,20 MILIARDI, E' SUPERIORE A QUELLA DI BANCA INTESA CHE SI SI ATTESTA A 97,67 MILIARDI – CON L’ARRIVO DI ANDREA ORCEL A UNICREDIT È INIZIATO IL CAMMINO DI SORPASSO SULLA PRIMA BANCA ITALIANA GUIDATA DA CARLO MESSINA – A PIAZZA GAE AULENTI, MENTRE SI AVVIA LA RICERCA DEL SOSTITUTO DEL PRESIDENTE PADOAN, ORCEL STA PREPARANDO I “BOTTI” DI NATALE, RICCHI DI SORPRESE…

luca zaia giorgia meloni matteo salvini

FLASH! – LUCA ZAIA, ABBAIA MA NON MORDE: SONO IN MOLTI A CHIEDERSI PERCHÉ IL GOVERNATORE USCENTE DEL VENETO ABBIA ACCETTATO DI FARE DA CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI, ALLE PROSSIME REGIONALI, MALGRADO NON ABBIA OTTENUTO NÉ IL TERZO MANDATO, NÉ LA POSSIBILITÀ DI PRESENTARE UNA LISTA A SUO NOME (CON CUI AVREBBE POTUTO PESARE LA SUA FORZA ELETTORALE E SOTTRARRE CONSIGLIERI REGIONALI A FRATELLI D’ITALIA) - PERCHÉ ZAIA SI È PRESTATO A UN’OPERAZIONE DI COSÌ PICCOLO CABOTAGGIO? UNA MOSSA CHE AVVANTAGGIA SOLO SALVINI E FA FELICE LA MELONA, CHE NON CORRONO IL RISCHIO DI FARSI FREGARE I VOTI DA UNA LISTA ZAIA...

giorgia meloni donald trump al sisi tony blair

DAGOREPORT - COME MAI LA MELONISSIMA TROVA IL TEMPO PER SCAPICOLLARSI IL PRIMO NOVEMBRE IN EGITTO PER L’INAUGURAZIONE GRAND EGYPTIAN MUSEUM DI GIZA? - LA SCAMPAGNATA HA COME OBIETTIVO DI AMMALIARE IL LEADER EGIZIANO AL SISI PER AVERE UN POSTO AL TAVOLO DEL “CONSIGLIO DI PACE” CHE DOVRÀ GESTIRE LA DIFFICILE RICOSTRUZIONE DELLA PALESTINA – SE CONVINCERE IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, PER LA “BELLISSIMA GIORGIA” (COPY TRUMP) NON È UN GRAN PROBLEMA, PER STREGARE IL MONDO ISLAMICO, UNA GITARELLA IN EGITTO CADE COME IL CACIO SUI MACCHERONI – E DOPO IL RIFIUTO ARABO COME “GOVERNATORE” DI GAZA DI BIGLIET-TONY BLAIR, LA NEFERTARI DER COLLE OPPIO COVEREBBE ADDIRITTURA IL SOGNO DI…

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - IL CLAMOROSO VIDEO MAGA, CHE DONALD TRUMP HA “CONSACRATO” RILANCIANDOLO SU TRUTH, IN CUI SI AFFERMA CHE L'ITALIA SI ACCINGEREBBE A ROMPERE CON L’UNIONE EUROPEA SUI DAZI PER NEGOZIARE DIRETTAMENTE CON GLI STATI UNITI E CHE IL NOSTRO PAESE SAREBBE INTERESSATO A TAGLIARE IL SUO SOSTEGNO ALL'UCRAINA, È UN FATTO GRAVISSIMO, BENCHE IGNORATO DAL "CORRIERE", PERCHÉ È ESATTAMENTE L'OPPOSTO DELLA LINEA PORTATA AVANTI UFFICIALMENTE DALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA IN QUESTI ANNI - UNA TALE MAGA-SCONCEZZA AVREBBE DOVUTO SPINGERE LA DUCETTA A UN SEMPLICE COMMENTO: TRATTASI DI FAKE-NEWS. INVECE, LA TRUMPETTA DI PALAZZO CHIGI, CHE FA? ZITTA! - PARLANO INVECE TAJANI E LOLLOBRIGIDA CHE GARANTISCONO: “ABBIAMO SEMPRE LAVORATO CON L'UNIONE EUROPEA, MA CHIARAMENTE PARLIAMO ANCHE CON GLI AMERICANI…” - VIDEO

stefano de martino caroline tronelli roberto vaccarella michelle hunziker nino tronchetti provera

DAGOREPORT - L’ESTATE FA SBOCCIARE GLI AMORI, L’AUTUNNO LI APPASSISCE – LA STORIA TRA BOSCHI E GIULIO BERRUTI È FINITA IN...VACCARELLA! L'EX MINISTRA RENZIANA DA TRE SETTIMANE SI È AVVICINATA ALL’AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, “COGNATO” DI GIOVANNINO MALAGÒ – NONOSTANTE IL RESTAURO DEL VILLONE DA 700MQ A MILANO, E L'INTERVISTA RASSICURANTE A "VERISSIMO" (“HO RITROVATO LA SERENITÀ”), A MILANO DANNO AL CAPOLINEA ANCHE LA STORIA TRA MICHELLE HUNZIKER E NINO TRONCHETTI PROVERA - FATALE FU IL SEX-TAPE? DOPO SETTIMANE DI ROBANTE PASSIONE E PRIME PAGINE PATINATE, IL DECLINANTE STEFANO DE MARTINO (IL SUO "AFFARI TUOI" E' FINITO SOTTO "LA RUOTA DELLA FORTUNA") E CAROLINE TRONELLI SI SONO LASCIATI. DA UN MESE NON SI VEDONO PIÙ INSIEME IN PUBBLICO...

giulio berruti maria elena boschi

L’INIZIO DELLA STORIA TRA L’ONOREVOLE MARIA ELENA BOSCHI E GIULIO BERRUTI, DENTISTA-ATTORE, È STATO FELICE, ALLIETATO DI SGUARDI ADORANTI SOTTO I FLASH DI “CHI”. L’INTRECCIO È CONTINUATO PER CINQUE ANNI TRA QUADRETTI FAMILIARI LIALESCHI PIENI DI BUONA VOLONTÀ MA SEMPRE PIÙ CARICHI DI TENSIONI. SAPPIAMO CHE NON C'È PIÙ GRANDE DOLORE, A PARTE I CALCOLI RENALI, DI UN AMORE FALLITO. QUINDI, ANNUNCIAMO COL DOVUTO RISPETTO, CHE È SCESO DEFINITIVAMENTE IL SIPARIO SULLA COPPIA BOSCHI E BERRUTI. BUONA FORTUNA A TUTTI...