L’ARTE LA METTONO DA PARTE - COME I TALEBANI, I MILIZIANI DELL’ISIS SFOGANO LA LORO FOLLIA SULL’ARTE ISLAMICA: DISTRUTTI CAPOLAVORI DELL’ARCHITETTURA, MOSCHEE, STATUE E SIMBOLI – LA DENUNCIA DI PAOLO MATTHIAE

Paolo Matthiae per “la Repubblica

 

NEBI 
YUNUS 
NEBI YUNUS

In Iraq ormai l’allarme non è più, come ancora alcune settimane fa, per il rischio del patrimonio culturale, ma per il martirio dell’arte. Finora è stato un lungo stillicidio di notizie tremende, incerte nelle fonti e alterate dalla propaganda, di opere derubate, monumenti violati e deturpati, siti storici in balia di scavi clandestini selvaggi e organizzati in Siria e in Iraq. Tutto questo da quando si è indebolito fino a scomparire ogni controllo del territorio da parte di forze dell’ordine, per le tragiche crisi politiche che hanno investito quelle regioni traboccanti di testimonianze della più antica storia dell’umanità.

 

Mosul, Tikrit, Samarra, per ora, sono i luoghi simbolo, tra altri meno famosi, di sistematiche, predeterminate e intenzionali distruzioni di capolavori dell’architettura islamica, polverizzati dalla furia cieca e inesorabile dei fanatici dell’Is che, in nome della loro fede estremista, usano masse di esplosivi per annientare, in modo irrecuperabile, monumenti eretti nei secoli da spesso illustri committenti della stessa fede religiosa: un’inesorabile iconoclastia moderna per contrastare quella che è ritenuta un’inaccettabile idolatria antica.

NEBI 
YUNUS 
NEBI YUNUS

 

È così che il fanatismo intollerante ha raso al suolo, negli ultimi tre anni, dalla Tunisia al Mali, dall’Algeria all’Egitto, dalla Siria all’Iraq, decine e decine di umili segnacoli, di venerate cappelle e di monumentali mausolei che ospitavano, o si riteneva ospitassero, le spoglie mortali di uomini che credenze popolari o fama affermata avevano consacrato come degni di memoria.

 

Il monumentale mausoleo di Nebi Yunus, il profeta Giona, che la tradizione voleva sepolto sul luogo stesso di una delle cittadelle dell’antichissima Ninive, nella periferia orientale di Mosul, luogo di pellegrinaggio di musulmani, cristiani ed ebrei, è stato fatto saltare in aria nel luglio scorso. Un altro santuario che si tramandava come il sepolcro del profeta Seth, preteso terzo figlio di Adamo, subiva sorte analoga negli stessi giorni.

 

NEBI 
YUNUS 
NEBI YUNUS

Il celebre minareto “pendente” della Grande Moschea di Mosul, simbolo stesso della città, si è salvato perché una folla di abitanti si è schierata a difesa del monumento, pronta a sacrificare la vita.

 

Ma nelle ultime settimane le distruzioni hanno assunto un ritmo vorticoso e si sono spietatamente accanite su capolavori dell’architettura medioevale islamica. Cariche di esplosivo sotterranee hanno fatto saltare in aria uno dei più preziosi gioielli dell’architettura islamica di Aleppo, che sorgeva proprio di fronte alla spettacolare Cittadella: la Moschea Khosrofiya, che Khosrof Pascià commissionò nel 1537 al grande Sinan, il “Michelangelo ottomano”, e che era la più antica architettura ottomana di Siria.

 

In Iraq, dopo che a Tikrit, forse l’antica Birtha centro fortificato conteso tra Romani e Parti, era stata distrutta la Chiesa Verde, uno dei più antichi e originali luoghi di culto cristiani d’Oriente risalente agli anni attorno al 700, nella stessa città, oggi nota soprattutto perché luogo di nascita di Saddam Hussein, veniva rasa al suolo la Moschea degli Arbain, “I quaranta martiri”, una delle più significative testimonianze dell’architettura musulmana del XIII secolo.

 

NEBI 
YUNUS 
NEBI YUNUS

Di pochissimi giorni fa è la notizia, documentata, che lascia più increduli. A Samarra, una delle splendide capitali del Califfato Abbaside, le cui rovine si estendono per chilometri e chilometri dominate dal celeberrimo minareto elicoidale, è stato fatto saltare in aria e ridotto in polvere l’Imam al-Dur, un famoso mausoleo in mattoni crudi a torre, costruito nel 1085 per l’emiro Uqaylida di Mosul Sharaf al-Dawla Muslim, che culminava in una spettacolare e raffinatissima cupola a cinque settori decorati a muqarnas, i tipici elementi ornamentali a stalattite o ad alveare costituiti di piccoli segmenti concavi delle volte dell’architettura medioevale islamica: questa realizzazione era la più antica e la più audace documentata in Iraq.

CHIESA 
VERDE 

CHIESA VERDE

 

Un’iscrizione cufica sul monumento tramandava addirittura, insieme al nome del committente, anche quella dell’architetto, Abu Shakir ibn Abi’ l-Faraj, un maestro di tale talento che non se ne doveva perdere la memoria.

 

CHIESA 
VERDE 
CHIESA VERDE

Nel territorio oggi controllato dall’Is sono Hatra, la capitale di un regno arabo caduto nel III secolo nelle mani dell’Impero Sasanide di Persia, dove tra rovine imponenti con cinica determinazione si ammassano armi e munizioni per evitare bombardamenti, Ninive, la splendida capitale assira con il Parco archeologico dei palazzi reali di Sennacherib e di Assurbanipal e Nimrud, la capitala assira che precedette Ninive dove sono ancora sculture spettacolari dei grandi sovrani del IX secolo a.C. Saccheggi, mutilazioni, devastazioni sono nel destino anche di questi siti storici unici al mondo?

 

GRANDE 
MOSCHEA 
MOSUL 
GRANDE MOSCHEA MOSUL

Di fronte a questi orrori, non si può ignorare che in Iraq, come in Siria, uomini coraggiosi, giorno per giorno e ora per ora, rischiano la vita per proteggere un patrimonio che è loro, ma anche di tutta l’umanità: tre funzionari della Direzione delle Antichità di Siria hanno già perso la vita per questo loro impegno, anche in modi atroci.

GRANDE 
MOSCHEA 
MOSUL 
GRANDE MOSCHEA MOSUL

 

Non si può assistere inerti al massacro di opere artistiche che la Convenzione Unesco sul Patrimonio dell’Umanità del 1972 ha solennemente definito patrimonio mondiale perché fonte di ispirazione per la mente umana e riferimento insopprimibile per l’intera umanità. Impegno comune del mondo civile deve essere che questi attentati contro il patrimonio culturale mondiale siano dichiarati crimini contro l’umanità.

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