green pass scuola 2

COME MAI PER ENTRARE AL RISTORANTE DEVO ESIBIRE IL GREEN PASS E NEGLI UFFICI PUBBLICI BASTA L'AUTOCERTIFICAZIONE? ANTONELLO PIROSO PIROTECNICO SULL’ENNESIMO VULNUS DI UNA BUROCRAZIA IN PANNE - "SENZA CERTIFICATO VERDE NON SI PUÒ STARE IN UN BAR O AVERE LO STIPENDIO MA SI PUÒ ENTRARE NEGLI ENTI STATALI: LÌ È SUFFICIENTE DICHIARARSI "SANI". LO STATO HA DELLE RAGIONI CHE LA RAGIONE DI UN POVERO CITTADINO TROPPO SPESSO NON CAPISCE…

Antonello Piroso per la Verità

 

green pass 5

Esterno giorno, ingresso di un Municipio di Roma. Addetto: «Che deve ffà?».Signora: «Rinnovare la carta d'identità». «C'ha l'appuntamento?». «Sì, certo: ho prenotato sul sito, e non le dico la fatica per entrarci usando lo Spid (Sistema pubblico d'identità digitale, un'altra invenzione che avrebbe dovuto migliorarci la vita, nda), perché il sistema non lo accettava». «C'ha la ricevuta?». «Perchè, a voi non risulta? Comunque sì, l'ho stampata,

eccola».«Ora però me deve firma' 'sto fojo». «Cos' è?».

 

«L'autocertificazione anti Covid».«Ho il greenpass, non serve?». «No, signo', qui non il greenpass non è obbligatorio». «Mi perdoni: io -doppiamente vaccinata e con greenpass regolamentare- per entrare in un ufficio pubblico mi devo autocertificare sana, mentre se entro al ristorante devo esibirlo?»

 

ANTONELLO PIROSO

«Che je devo dì? È la legge. E poi, anche volendo, nun c'avemo er lettore». «Basta un'applicazione scaricata sul telefonino per controllarlo». «Signora mia, le cose nun le decido io. E comunque le chiacchiere stanno a zero, perché intanto noi oggi non potemo fa' gniente».«Cioè?!?». «Nun c'avemo internet, semo scollegati, potemo solo rifa' le tessere elettorali scadute. Però po' lassà er numero, noi la richiamiamo e entro 2-3 giorni, massimo 'na settimana, potrà ritornà ».«Scusi...(s' inserisce un'altra donna, alzando educatamente la mano, nda) ma io sono stata richiamata già due volte, internet non funziona mai. Mi sta dicendo che devo tornare di nuovo prendendo un altro permesso dal lavoro?».L'addetto allarga sconsolato le braccia, e io -in coda per richiedere la carta d'identità per mio figlio Romeo - mi allontano prima di mettermi a smoccolare.

 

 Benvenuti nella stagione del greenpass, dal 15 ottobre obbligatorio per il settore privato ma anche in parte per quello pubblico (Parlamento compreso). A scanso di equivoci: sono un vaccinista e un vaccinato, ho il greenpass e mi attengo alle regole, anche quando posso trovarle farraginose, confuse o stravaganti, perchè «wrong or right, it' s my country», giusto o sbagliato è il mio Paese. Ma qui ormai siamo a «quattro passi nel delirio», dalle parti del Comma 22: lo Stato ti invita a vaccinarti anche perché così hai l'indispensabile green pass, salvo poi scoprire che per accedere ai suoi uffici è sufficiente l'autocertificazione. Non basta.

 

piroso

Anche all'asilo di mio figlio mi viene richiesto il green pass. Ogni giorno. Fino al capolavoro dell'altro ieri per cui, dopo averlo accompagnato, tornato a casa ho realizzato di non avergli messo nello zainetto il quaderno su cui disegna. Sono uscito di corsa per portarglielo (la scuola è a un quarto d'ora), ma dimenticando il telefonino su cui ho scaricato il mitico talismano. Incontro la stessa cortese signora di prima, che mi esorta: «Il green pass, prego». E qui mi sono sentito come Massimo Troisi in Non ci resta che piangere, con il doganiere che continua a chiedergli un fiorino. «Sono sempre il papà di Romeo, vengo tutti i giorni, ero qui mezz' ora fa». «Ha ragione, ma è la legge. Io devo controllare il suo greenpass ogni volta. Metta poi che io la faccio entrare, e arriva un controllo, che facciamo?». Giusto. Anche perchè - come si sa - nel nostro Paese i controllori, a cominciare dai navigator, abbondano.

 

green pass 4

Ho già raccontato per sommi capi la tormentata vicenda iniziata quando mia moglie ed io abbiamo deciso di aggiungere al cognome di Romeo quello della mamma. È necessario l'aggiornamento conclusivo. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che nel novembre 2016 aveva dichiarato illegittime le norme che impediscono ai coniugi di dare «di comune accordo» alla creatura anche il cognome materno, in famiglia avevamo ritenuto che bastasse presentarsi all'anagrafe del comune, e, oplà, la variazione sarebbe stata cosa fatta. Sbagliato. Perchè c'era sì la pronuncia della Consulta, ma nessun regolamento d'esecuzione conseguente. Ergo, si doveva continuare a procedere come prima. Presentando, cioè, domanda al Prefetto. È iniziata così una soap opera durante circa tre anni (ma in mezzo c'è stato l'anno di Covid, tempo sospeso che ormai serve a giustificare qualsiasi ritardo o rinvio).

 

green pass 3

Alla fine, cioè all'inizio di quest' anno, la domanda è stata però finalmente accettata.Faccenda chiusa? No.Mia moglie e io siamo dovuti tornare in Prefettura - dove si entra uno alla volta, per via del Covid, ma senza mostrare il greenpass - a firmare una dichiarazione congiunta in cui giuravamo che nel frattempo la nostra volontà non era venuta meno. Ciò era necessario per far sì che la decisione del Prefetto venisse affissa all'albo pretorio onde consentire a qualcuno dissenziente (ma chi?) di farsi avanti ad eccepire. Trascorsi i 30 giorni, pensavamo la cosa fosse finita. Macchè. Perché il decreto doveva tornare al Prefetto per la firma definitiva. Così siamo arrivati a fine agosto. Quando ci è stato comunicato che l'iter era stato perfezionato. Alleluja? Manco per niente. Perché il decreto non viene trasmesso in via digitale con la rete intranet a tutte le amministrazioni pubbliche interessate. Noooo, troppo facile: gli uffici pubblici tra loro non si «parlano». Il documento non viene neanche recapitato a casa (o per posta elettronica certificata, altra «rivoluzione» che doveva facilitare l'esistenza dei contribuenti). No: deve essere ritirato dai richiedenti. Che devono provvedere a farlo registrare in Comune. Dove la cosa dovrebbe avvenire in automatico: io ti porto il cartiglio, tu annoti il cambiamento. No.

 

green pass 2

Si deve presentare un'altra domanda per chiedere che il decreto (del prefetto, mica di pizza & fichi) sia trascritto. E così siamo arrivati ad ottobre. E voi volete ancora farmi credere che il green pass e tutte le altre autorizzazioni ti allungano la salute e la vita, perché burocrazia e infrastrutture sono evolutissime, e diventeranno «ancora più migliori» con i miliardi del Recovery Fund? È proprio vero: lo Stato ha delle ragioni che la ragione di un povero cittadino troppo spesso non capisce.

 

GREEN PASSgreen pass 1

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…