APARTHEID DEMOCRATICO - UN COMUNE (PD E SEL) IN PROVINCIA DI TORINO VUOLE CREARE UN AUTOBUS SOLO PER I ROM - VENDOLA: “INACCETTABILE” - MA CHI PRENDE QUELLA LINEA NON E’ PIU’ A TOLLERA

1. “BUS SOLO PER I ROM? CARO COMPAGNO QUESTO È APARTHEID” - IL SEGRETARIO DI SEL SCONFESSA IL SUO ASSESSORE

Francesco Grignetti per “La Stampa

 

A Borgaro, in provincia di Torino, l’amministrazione comunale ha deciso che la linea di autobus 69 va sdoppiata: stesso percorso, ma fermate differenziate. E così non si confonderanno i cittadini e i nomadi. L’idea è di amministratori di sinistra. Ma che ne pensa Nichi Vendola, segretario nazionale di Sel?

ROM ROM

 

«Guardi, di questi tempi, mi colpisce molto come la Chiesa di papa Bergoglio non abbia paura di una vocazione pedagogica anche su questioni largamente impopolari. Penso alla critica dell’ergastolo. Il Pontefice dice che la buona novella è una bussola per orientarsi nel mondo».

 

Parole non casuali, eh?

«Parto di qui per dire che soprattutto oggi, nell'età delle post-ideologie, abbiamo la necessità di fondare l’azione politica quotidiana su un’idea generale del mondo. Se ci dimentichiamo i diritti umani fondamentali, credo che la politica non serva più a niente. Se la politica si riduce a panciera da basso ventre per una società impaurita, spappolata, sempre sull’orlo della guerra tra poveri, allora davvero siamo finiti in uno straordinario regresso. Non si tratta qui di fare una predica dall’alto, o di ignorare le inquietudini di un territorio, ma mi rifiuto di pensare che l’azione di governo debba procedere per esorcismo dei diritti degli altri. Per fare l’Alabama, mi basta la destra».

ZINGARI ROMZINGARI ROM

 

Ai suoi occhi, insomma, la sinistra che governa Borgaro non è più sinistra?

«La sinistra che si fa competitiva con la destra sul terreno dell’Alabama perde la sua ragione di essere alternativa».

 

Gli amministratori di Borgaro naturalmente non saranno d’accordo. Non pensano affatto di aver tradito un’idea di sinistra.

«Credo che lo sforzo di cercare una soluzione sia sempre encomiabile. Ma avere regimi differenziati nell’esercizio di diritti, si chiama “apartheid”. Può essere anche un “apartheid” microscopico, e contornato di buone intenzioni, ma per me è un’inaccettabile lesione dell’idea di umanità».

 

Non negherà quant’è difficile la convivenza su quell’autobus tra pendolari e rom. O no?

Nicki Vendola Nicki Vendola

«Tutt’altro. L’anno scorso ho voluto inaugurare l’anno scolastico della Regione Puglia, assieme a tutte le autorità, e cioè un bel gruppo di generali, prefetti e direttori, nel campo rom di Bari. Era molto importante che per due ore il mondo istituzionale si rendesse conto, fisicamente, della straordinaria fatica che fa una scuola che riesce ad abbattere le barriere. I percorsi di inclusione sono esperienze difficili, faticose, non lo nascondo, ma noi abbiamo da costruire l’alternativa al pogrom. Attenzione tutti: le esemplificazioni che riguardano i rom portano al fuoco purificatore, a quello che Matteo Salvini chiamava “la derattizzazione”. Siamo nei pressi di qualcosa che ha a che fare con l’orrore».

 

Nicola Fratoianni, il coordinatore di Sel, è pronto a espellere dal partito l’assessore Luigi Spinelli.

«Non mi piace la repressione, ma lui deve avere un ripensamento. Riconosca l’errore. Vorrei dirgli: caro compagno, capisco la tua fatica, non voglio darti del razzista, ma devi capire che se Calderoli cavalca questa tua scorciatoia vuol dire che hai aperto un varco nella rete delle regole. Oltretutto da quelle parti ci sono straordinarie esperienze di mediatori culturali».

 

In una battuta: il Pd che governa Borgaro è lo stesso Pd di Renzi che tanto non vi piace?

BOLDRINI e VendolaBOLDRINI e Vendola

«Vedo un’archiviazione veloce, anzi un seppellimento senza neanche una degna cerimonia funebre di tutto ciò che ha costituito una storia in cui hanno creduto milioni di persone».

 

 

2. “A ME HANNO PUNTATO IL COLTELLO ALLA GUANCIA”

Lodovico Poletto per “La Stampa

nicola fratoianninicola fratoianni

 

Un’ora critica vera non c’è. «Va a momenti, a ondate» sussurra l’autista. «Ma quando quelli rientrano verso il campo qualche problema c’è quasi sempre». Autobus numero «69».

 

Un quarto d’ora di tragitto da via Stampini, periferia est di Torino, a Borgaro, passando davanti campo nomadi di strada Aeroporto. Ma sono i primi sei o sette minuti quelli critici. Quelli dove i ragazzini dell’accampamento rom salgono dal centro per tornare a casa, o viceversa. E allora può accadere quel che è capitato ad Ira, giovane moldava, dai capelli biondissimi. «Molestavano tutti. Prendevano a pugni la macchinetta che timbra i biglietti. Sono intervenuta e loro mi hanno piantato un coltello proprio, qui, sulla guancia. E me ne hanno dette di tutti i colori. Se non era per il conducente non so come sarebbe finita». Male. Ovvio.

 

In questa giornata d’inizio weekend sul «69» c’è calma totale. Salgono gli studenti che tornano a casa dopo la scuola. Le casalinghe, i pensionati e loro, «i nemici» quelli che il sindaco Claudio Gambino (Pd) e il suo assessore ai trasposti, Luigi Spinelli, di Sel, vorrebbero far viaggiare su un bus diverso. E arrivano anche i controllori. «Biglietto per favore». Nessun rom ce l’ha. E i controllori scrivono. Novanta euro, da pagare entro 30 giorni. Ma Hatiaa Salkanovich, classe 1970, non fa una piega. Ritira la contravvenzione e continua a chiacchierare. «Pagare? Sì, sì. Vado a fare l’elemosina e poi pago». Ma non le conviene comprare un biglietto a un euro e 70? «Al campo non li vendono».

AUTOBUS BORGARO LINEA CAMPO NOMADIAUTOBUS BORGARO LINEA CAMPO NOMADI

 

Già, e lei non paga. E lo stesso fanno i ragazzini, gli adulti, le mamme rom con il passeggino stracarico di qualsiasi cosa. E gli altri, quelli che si sentono minacciati che sono stati molestati, che hanno protestato con petizioni e volantinaggi, s’indignano. «A piedi devono andare, altro che un bus solo per loro» dice qualcuno. «Gettiamo altri soldi dalla finestra per quella gente che non merita nulla». E via un’altra serie di proteste, racconti, parole non proprio dolci.

 

Loro, i rom, di questo campo da quasi 600 persone a due passi dallo Stura, territorio franco dove rivivono antiche rivalità della guerra di Jugoslavia, tra musulmani di Bosnia e ortodossi di Serbia, fanno spallucce. Oppure s’indignano - «È razzismo» - e protestano. Toni Salkanovich, 27 anni e quattro figli, fa parte del secondo gruppo. «Devono punire chi fa i guai. Il problema esiste, è vero, ma chi può dire qualcosa a quei ragazzi?».

 

CITTADINI DI BORGARO CONTRO LE AGGRESSIONI DEI ROMCITTADINI DI BORGARO CONTRO LE AGGRESSIONI DEI ROM

Già, chi può farlo? Uno del campo? Giammai. Si rischia l’ennesima rissa. Come se non bastassero le tensioni che nessuno nasconde tra serbi e bosniaci, tra legittimati a vivere su questa spianata di baracche, auto distrutte e incendiate, rifiuti bruciati, e abusivi. Chi, allora? «Serve la legge, non un bus diverso» dice qualcuno. Ci provano i vigili del nucleo nomadi del Comune di Torino. Salgono sui pullman e controllano, mescolati i ai passeggeri. Lo fanno tre volte la settimana. I risultati sono discreti. Ma non basta. In questo Far West torinese la diligenza a motore avrebbe bisogno di giubbe blu 24 ore su 24.

 

 

 

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