missili patriots volodymyr zelensky dmytro kuleba

“DATECI QUEI MALEDETTI MISSILI PATRIOTS!” - IL MINISTRO DEGLI ESTERI UCRAINO, DMYTRO KULEBA, METTE DA PARTE I TONI DIPLOMATICI E CHIEDE SUBITO ARMI AGLI ALLEATI OCCIDENTALI: "I LEADER EUROPEI DEVONO ABITUARSI ALL'IDEA CHE POTREBBE ARRIVARE IL GIORNO IN CUI DOVRANNO INVIARE TRUPPE DI TERRA” – PUTIN, PUR AMMETTENDO LA MATRICE ISLAMICA, TORNA A EVOCARE “COMPLICITÀ UCRAINE” NELLA STRAGE AL CROCUS CITY HALL. E MOSCA EMETTE UN ORDINE D'ARRESTO PER TERRORISMO NEI CONFRONTI DEL CAPO DEI SERVIZI SEGRETI DI KIEV…

1 - KIEV SU INVIO TRUPPE NATO, QUESTO GIORNO POTREBBE ARRIVARE

Dmytro Kuleba

(ANSA) - Sebbene l'Ucraina non abbia mai chiesto "truppe da combattimento europee sul terreno", i leader dell'Ue devono abituarsi all'idea che questo "giorno potrebbe arrivare": lo ha detto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, in un'intervista a Politico. "Sono perfettamente consapevole che gli europei non sono abituati all'idea della guerra", ha proseguito. "Ma questa è una disattenzione che gli europei non possono permettersi, né per loro stessi né per i loro figli", ha sottolineato Kuleba . "L'Ucraina può vincere. Ma se l'Ucraina perde, Putin non si fermerà".

 

2 - KULEBA, 'DATECI QUEI MALEDETTI PATRIOTS' 

dmytro kuleba antony blinken a kiev

(ANSA) - "Dateci quei maledetti Patriots": è la richiesta, senza mezzi termini, del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. "Se avessimo abbastanza sistemi di difesa aerea, vale a dire i Patriots, saremmo in grado di proteggere non solo la vita della nostra gente, ma anche la nostra economia dalla distruzione", ha aggiunto durante un'intervista a Politico.

 

3 - ORDINE D'ARRESTO DI MOSCA PER CAPO DEI SERVIZI UCRAINI ++

(ANSA) - La Corte Basmanny di Mosca ha emesso un ordine d'arresto con l'accusa di terrorismo nei confronti del capo dei servizi segreti ucraini (Sbu), Vasily Malyuk, ma il provvedimento non è legato all'inchiesta sulla strage al Crocus City Hall, di cui si occupa la stessa Corte. Lo riferisce l'agenzia Tass.

 

4 - PUTIN TORNA A EVOCARE LE «COMPLICITÀ UCRAINE» MA DEVE GESTIRE LO CHOC DEL BUCO NELLA SICUREZZA

Estratto dell’articolo di Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”

 

vladimir putin commemorazione per la strage della crocus city hall di mosca

«Come è potuto succedere?». La signora anziana che trasporta i sacchetti della spesa sulla via Pervomayskaya del quartiere periferico di Ismailovo si pone la stessa domanda della studentessa universitaria con piercing e capelli tinti di blu che ripassa gli appunti al tavolino di un bar poco distante dal teatro Bolshoi.

 

[…] Anche le risposte dei moscoviti che a ripetizione vengono fermati per strada dalle troupe televisive, che opereranno poi una certa selezione, sono le stesse che si potevano ascoltare quasi nove anni fa a Parigi dopo il Bataclan, oppure a Bruxelles, oppure a Manchester, ovunque nel mondo vi sia stata una simile carneficina. «Dov’era la Polizia? Non c’era un singolo agente, non se ne vede uno, dall’inizio alla fine dei filmati». «I Servizi di sicurezza sono arrivati dopo che i terroristi sono andati via». «Abbiamo fornito una dimostrazione di impotenza». «Sono in Russia, mi sento al sicuro, ma al Crocus non c’è stata alcuna forma di protezione e di difesa dei miei concittadini».

 

[…]

 

attentato alla crocus city hall di mosca

Non è facile ammettere un fallimento, neppure in una società autoritaria come quella russa, governata e controllata da uno zar che da sempre garantisce ai suoi cittadini la stabilità e l’ordine interno. Anche per questo Dmitry Peskov, il portavoce del Cremlino, definisce «isteriche e provocatorie» le accuse di inefficienza che seppure con una certa timidezza iniziano a essere formulate.

 

attentato alla crocus city hall di mosca 3

È più facile addossare la colpa dell’accaduto ai Paesi stranieri che rifiutano di collaborare con la Russia. «La lotta al terrorismo esige una alleanza internazionale a pieno formato. Ma, come vedete, a causa di un confronto sempre più aspro in corso, questa cooperazione non viene attuata in nessun modo».

 

Ieri Putin ha compiuto una parziale correzione di rotta, imposta dalla forza dei fatti e delle immagini dei quattro terroristi accusati del massacro. «Gli attentatori sono estremisti islamici, la cui ideologia è stata combattuta per secoli dal resto del mondo musulmano» ha detto durante un vertice con i suoi ministri. Ma non ha certo escluso la tesi ventilata durante il messaggio alla nazione di sabato scorso, anzi.

 

Rachabalizoda Saidakrami e Murodali Dalerjon Mirzoev - due degli attentatori della crocus city hall di mosca

«Dobbiamo anche chiederci perché i terroristi stavano cercando di fuggire in Ucraina, e chi li aspettava. Appare chiaro che i sostenitori del regime di Kiev non vogliono essere complici del terrore e sponsor del terrorismo, ma le domande sono tante. Ci interessa sapere chi è il committente. Questo attacco potrebbe essere soltanto un anello in una serie di tentativi di intimidazione operati da parte di chi dal 2014 combatte contro il nostro Paese con le mani del regime neonazista ucraino».

 

Era una riunione dedicata alle misure da prendere dopo l’attacco del Crocus. Putin si è rivolto soprattutto ad Aleksandr Bastrykin, capo del Comitato investigativo russo, chiedendogli delle indagini in corso. Ma nessuna voce critica si è levata per discutere delle evidenti falle nella struttura di sicurezza. Eppure, l’orgoglio per Mosca «capitale dei teatri e dei luoghi pubblici sicuri», come la definì nel settembre scorso il sindaco Sergej Sobjanin, è svanito nel giro di una notte.

 

antony blinken con dmytro kuleba a kiev

Nel 2024, le autorità locali e statali hanno stanziato 106 miliardi di rubli, più di un miliardo di euro, per il progetto «Città sicura», 72,7 dei quali esplicitamente destinati «all’ordine pubblico e alla protezione dei siti cittadini da attacchi terroristici». Nel 2022 erano già stati spesi 119 miliardi per la stessa voce, oltre 160 nel 2023. La ragione di un simile investimento appare chiara. Ogni agenzia, ogni sede centrale degli «uomini forti» si trova al massimo a una decina di chilometri di distanza dal luogo del massacro. […]

attentato alla crocus city hall di mosca 2

Dmytro KulebaDmytro Kuleba

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....