renatino de pedis

DE PEDIS, IL BOSS DEI MISTERI – 30 ANNI FA VENNE UCCISO A ROMA UNO DEI CAPI DELLA BANDA DELLA MAGLIANA - L’ARRESTO DEL ’77 (GRAZIE AL QUALE RIUSCÌ A EVITARE L'INCRIMINAZIONE PER IL RAPIMENTO DEL DUCA MASSIMILIANO GRAZIOLI LANTE DELLA ROVERE), IL CASO ORLANDI E LA BARA TUMULATA ALL'INTERNO DELLA BASILICA DI SANT'APOLLINARE. SI È SEMPRE SOSPETTATO CHE, DIETRO LA DECISIONE, CI FOSSE UN RICATTO AL VATICANO…

renatino de pedis

Cristiana Mangani per “il Messaggero”

 

Erano le 13 del 2 febbraio di trenta anni fa. Via del Pellegrino, proprio dietro Campo de' Fiori. La solita folla: chi comprava le rose, chi la pizza più buona di Roma. Renatino De Pedis era appena uscito da una gioielleria e si stava allontanando a bordo del suo scooter 50. Lo conoscevano tutti in quella zona, il capo della banda della Magliana. Sembrava un signore elegante, azzimato, 36 anni, uno di quelli che non si sporcavano le mani, perché ad agire erano i suoi uomini.

 

renatino de pedis

Quella mattina, però, per lui era suonata la campana a morto. Stava cercando di tagliare i ponti con il passato, Enrico De Pedis, detto Renatino. E quella moto di grossa cilindrata arrivata senza preoccuparsi del rumore, forse un po' se l'aspettava: due, tre colpi, una raffica di proiettili. Non c'è scampo per il boss dei mille misteri. Sbanda con il suo motorino e finisce a faccia in giù. Ci vorrà parecchio tempo prima di scoprire che a bordo della moto c'erano Marcello Colafigli, detto Marcellone, seduto sul sedile posteriore. E alla guida, Antonio D'Inzillo, il giovanissimo neofascista, deceduto diversi anni fa per una epatite fulminante, mentre aveva trovato rifugio in Sud Africa.

 

LA FAMIGLIA

renatino de pedis orlandi

De Pedis era nato il 5 maggio del 1954 a Trastevere. Non beveva, non si drogava, non sperperava il denaro. Nella stessa zone risiede ancora oggi il resto della sua famiglia: i fratelli gestiscono dei ristoranti molto conosciuti. Il terreno di conquista, però, era Testaccio, dove era cresciuto e dove lo legava una profonda amicizia con Raffaele Pernasetti, er Palletta (oggi cuoco).

 

Gestiva il racket, le rapine e gli scippi anche nel centro storico della città, ed era finito in carcere la prima volta a soli venti anni. Nel 77 la seconda, insieme con Zanzarone, al secolo Alessandro D'Ortenzi. E fu un bene per lui quell'arresto, perché è riuscito a evitare l'incriminazione per il rapimento del duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere, preso in ostaggio e ucciso, che, però, aveva portato nelle casse della banda due miliardi di lire di riscatto. Il bottino necessario ad aprire la porta alla conquista della città.

 

renato de pedis agguato

È bastato un attimo al Dandy per arrivare ai vertici del crimine romano. Grazie anche alla morte violenta dei concorrenti, Franco Giuseppucci e Daniele Abbruciati. Renatino sapeva entrare nei consessi giusti: dalla politica ai salotti buoni. Ed è durante quella scalata che potrebbe aver commesso un errore, almeno secondo la verità raccontata su di lui molti anni dopo da Sabrina Minardi, ex moglie del calciatore Bruno Giordano e amante di De Pedis per tantissimo tempo: la gestione operativa del sequestro di Emanuela Orlandi, la figlia sedicenne di un messo pontificio mai ritornata a casa.

 

DE PEDIS

A convincerlo ad organizzare il rapimento sarebbe stato l'allora capo dello Ior, monsignor Marcinkus. La fine della ragazza, secondo Minardi, sarebbe stata terribile e il corpo sarebbe finito in una betoniera sul litorale romano. Accuse che non hanno mai trovato un vero riscontro.

 

LA SEPOLTURA

Anni dopo, per le insistenze della donna che ancora oggi è fedele alla sua memoria, Carla Di Giovanni, sposata con un matrimonio sfarzoso nell'88, la bara del boss della Magliana è stata tumulata all'interno della Basilica di sant'Apollinare con dei diamanti intarsiati nel legno. A firmare il nullaosta per la sepoltura in quel luogo sacro tra nobili e prelati, è stato il cardinale Ugo Poletti in persona, all'epoca presidente della Cei e vicario della diocesi di Roma.

 

«Era un benefattore», aveva giustificato la decisione don Vergari, il rettore della chiesa. Ma si è sempre sospettato che, dietro la decisione, ci fosse un ricatto al Vaticano. Solo dopo molti anni e molte indagini anche nel luogo sacro, la bara è stata spostata a Prima Porta, in seguito i resti sono stati cremati e dispersi in mare.

RENATO DE PEDIS

Ultimi Dagoreport

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – OH, NO: VUOI VEDERE CHE ABBIAMO DI NUOVO SOPRAVVALUTATO TAJANI? PENSAVAMO CHE IL SUSSULTO SULLO IUS SCHOLAE FOSSE LO SLANCIO DI UN LEADER, PER QUANTO AL SEMOLINO, PRONTO A METTERCI LA FACCIA PER UNA BATTAGLIA DEL SUO PARTITO. E INVECE NO: NEI PALAZZI ROMANI SI MORMORA CHE DIETRO LE SUE DICHIARAZIONI (OSTILI ALLA LEGA) CI FOSSE LA ZAMPETTA DI GIORGIA MELONI, IMPEGNATA A SEMINARE ZIZZANIA NELLA LEGA DI SALVINI, ORMAI VANNACCIZZATA, CHE VEDE LO IUS SCHOLAE COME LA KRYPTONITE – UN "PIZZINO" PER GLI SCOMODI ALLEATI DEL CARROCCIO: NON TIRATE TROPPO LA CORDA - E IL "MAGO OTELMA" DI FROSINONE, TRAVESTITO DA MINISTRO, HA LANCIATO IL SASSO E POI NASCOSTO LA MANO...

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...