benicio del toro

TANTA VOGLIA DI ESCOBAR - BENICIO DEL TORO PORTA SUL GRANDE SCHERMO IL NARCOTRAFFICANTE PIU’ FAMOSO DELLA STORIA: "HO IMPERSONATO TANTI CATTIVI MA QUESTO È IL PIÙ CRUDELE - PER COMBATTERE IL CRIMINE BISOGNA LEGALIZZARE LE DROGHE LEGGERE - 'GOMORRA'? HO VISTO DUE PUNTATE E MI SONO PIACIUTE"

Arianna Finos per “la Repubblica”

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Trasformava tutto in cocaina ed era l' uomo più ricco del mondo. «Aveva un talento eccezionale per gli affari, l' ha usato per diventare il gangster più famoso della storia». Benicio Del Toro, 49 anni da Portorico, divo hollywoodiano blasonato dall' Oscar, racconta l' ultima sua creatura: Pablo Escobar. Il narcotrafficante colombiano, morto ammazzato nel '93, è più "popolare" che mai, raccontato in due serie di successo.

 

Ma né il brasiliano Wagner Moura di Narcos, ingrassato venti chili e inciampato sull' accento spagnolo, né l' impeccabile colombiano Andres Parra della narconovela El patron del mal reggono il confronto con il carisma di Benicio Del Toro, il cui sguardo da Male assoluto vale il viaggio fino alla sala. Il film dell' italiano Andrea Di Stefano si chiama Escobar, presentato alla Festa di Roma due anni fa, esce il 25 agosto.

 

Del Toro, qualche dubbio nell' accettare il ruolo?

«I dubbi ci sono sempre, ma Andrea mi ha convinto. Ha saputo trasformare il grande lavoro di documentazione in una storia avvincente che ci restituisce i tanti lati di Escobar: familiare, politico, segreto e crudele»

 

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Cos' ha scoperto mentre preparava il film?

«Prevalentemente uno stato d' animo: la tristezza. È una storia triste, quella di Escobar. Aveva talento e capacità. Invece di metterle al servizio di qualcosa di positivo li ha usati per diventare il più grande dei villain».

 

È una figura molto popolare ancora oggi.

«In Colombia è stato visto a lungo come un simbolo di ribellione. Non credo che la gente capisse chi fosse veramente. Ha fatto leva sull' ineguaglianza del paese per presentarsi come una sorta di Robin Hood. Ha costruito la sua popolarità aiutando i dimenticati dal governo, i poveri. Si è assicurato la fedeltà di molti».

 

Minacciando e corrompendo: plata o plomo (soldi o piombo).

«Sì. Le sue vittime sono un numero incommensurabilmente più alto di quelli che ha aiutato. Questo è il tema centrale del film. Attraverso gli occhi del giovane americano che s' innamora della nipote del narcotrafficante, una storia ispirata alla realtà, il pubblico si avvicina alla vera natura di Escobar».

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Un personaggio ambiguo.

«Ho interpretato molti cattivi, Escobar lo è parecchio. Ma il mio lavoro è coinvolgere il pubblico, cercando di essere il meno ovvio possibile. Dovevo rendere credibile il fatto che il personaggio di Josh Hutcherson all' inizio mi vede come una brava persona. Perciò il film si apre con la scena in cui inauguro un ospedale tra gli applausi della folla.

 

 

Escobar è considerato un politico visionario, sa parlare, è un imprenditore capace, un patriarca attento. Poi ti avvicini e vedi il criminale che c' è dietro l' immagine. Il megalomane che si ritiene un dio e mette in ginocchio un governo uccidendo ogni suo oppositore».

 

Il narcotraffico è uno dei mali attuali. Lei lo ha appena raccontato in "Sicario" ambientato ai confini con il Messico.

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«È una guerra che va avanti da tempo. Non so se bisogna tornare ai vecchi metodi o cercare tecniche nuove. So che il problema va affrontato non solo in Messico, ma anche in Usa. C' è una richiesta di droga in tutto il mondo, purtroppo. Penso anche che non tutte le droghe siano uguali. Alcune, come la marijuana, sono diventate legali in alcuni stati: e questa mi sembra una tattica efficace per contrastare il narcotraffico »

 

Perché tanti libri, documentari, serie tv su Escobar?

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«Oggi le storie dei narcotrafficanti sono usate per ricalcare quelle del cinema dei gangster degli anni Venti e Trenta, che raccontavano il Proibizionismo. Ecco perché la febbre è così alta e ci sono tante opere: sono personaggi che raccontano i nostri tempi, offrono spunti per storie piene di tensione, per esplorare il lato oscuro della condizione umana ».

 

Il rischio è di trasformare i criminali in star.

«Bisogna stare molto attenti a non glorificarli. Perciò io non mi sono tirato indietro nel mostrare fino in fondo la crudeltà di Escobar».

 

Sarà ancora narcotrafficante nel sequel di "Sicario", "Soldado", girato da Stefano Sollima.

«Stefano è un artista di grandissimo talento. Comprendo che ora stia prendendo tempo per andare in giro in cerca di location, ma scalpito perché non vedo l' ora d' iniziare l' avventura. Spero che di divertirmi e fare qualcosa di buono. Ho visto due puntate di Gomorra e mi sono piaciute da morire».

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