
CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI! - SECONDO ALESSANDRO SALLUSTI, DIRETTORE DEL “GIORNALE”, PAPA FRANCESCO “ESORDÌ DICENDO CHE ‘VENIVA DALL’ALTRO MONDO’”, A NOI PAR DI RICORDARE CHE IL PONTEFICE ARGENTINO SI FOSSE PRESENTATO CON QUESTE PAROLE, RIFERITE AL MODO IN CUI IN CONCLAVE ERA STATO SCELTO IL VESCOVO DI ROMA: “SEMBRA CHE I MIEI FRATELLI CARDINALI SONO ANDATI A PRENDERLO QUASI ALLA FINE DEL MONDO” – NELLO STESSO ERRORE DI SALLUSTI INCORRE MARCO TRAVAGLIO, DIRETTORE DEL “FATTO QUOTIDIANO”, CHE OSSERVA: “VENUTO “’QUASI DALL’ALTRO MONDO’”, JORGE MARIO BERGOGLIO ERA UN PAPA DELL’ALTRO MONDO”…
“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi” (http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
Secondo Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, papa Francesco «esordì dicendo che veniva dall’altro mondo», così si legge nell’editoriale di prima pagina. A noi par di ricordare che il Pontefice argentino si fosse presentato con queste parole, riferite al modo in cui in conclave era stato scelto il vescovo di Roma: «Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo». Non è che Sallusti sia stato suggestionato dalla segreta speranza, coltivata per troppi anni, che Bergoglio finisse all’altro mondo?
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Nello stesso errore di Sallusti incorre Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, che nell’editoriale di prima pagina osserva: «Venuto “quasi dall’altro mondo”, Jorge Mario Bergoglio era un Papa dell’altro mondo».
••• «Caro Merlo, se il nuovo Papa vorrà proseguire nel cammino di Francesco dovrà chiamarsi Leone, che fu il più sincero seguace di Francesco d’Assisi», scrive alla Repubblica il lettore Leonello Diversi, da Barga (Lucca). Risponde a colpo sicuro Francesco Merlo: «I Francescani non sono mai riusciti a esprimere un Papa e neppure Francesco lo era». Siamo ovviamente d’accordo con la seconda asserzione, ma non con la prima.
Risultano ben quattro, nella storia bimillenaria della Chiesa, i pontefici francescani. In ordine cronologico: Niccolò IV (1288-1292) dell’Ordine dei Frati minori; Sisto IV (1471-1484), Sisto V (1585-1590) e Clemente XIV (1769-1774), tutti e tre dell’Ordine dei Frati minori conventuali. Inoltre, anche papa Giulio II, il collerico e autoritario Giuliano della Rovere che regnò dal 1503 al 1513, nipote di Sisto IV, fu educato presso i francescani, ricevendo forse la tonsura in convento. Tuttavia, stando alla maggioranza delle fonti storiche, Giulio II non fu formalmente membro dell’Ordine.
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Dal sito del Corriere della Sera: «Gli ebrei di Roma – scrive il rabbino Elio Toaff sui social – e il rabbino Riccardo disegni che li rappresenta, non partecipano al lutto del mondo cattolico per la morte di Papa Francesco perché gli hanno imputato di non avere preso una posizione netta a favore di Israele per chi, come gli ebrei di Roma, è imperativo sostenere la politica del governo israeliano e di Netanyahu senza sé e senza ma, questa è una colpa imperdonabile».
Al netto della sintassi sconnessa, del cognome Di Segni trasformato in bozzetti e della virgola («rappresenta,») che separa il soggetto dal verbo, è confortante apprendere che Elio Toaff, rabbino capo di Roma deceduto nel 2015, è risuscitato e che la politica di Netanyahu va sostenuta «senza sé», quindi con nonchalance.
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Titolo di Avvenire nel giorno di Pasqua: «Marja a 15 anni schiava sulla strada / “Una notte tra i clienti vidi un prete...”». Se lo dice il quotidiano dei vescovi... Ma come lo avrà riconosciuto, dalla talare?
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Sul Giornale, Paolo Bianchi intervista la storica Lucetta Scaraffia sul pontificato di Jorge Mario Bergoglio. Questa la penultima risposta: «Papa Francesco ha detto ottime cose, ma ne ha fatte di pessime. Severissimo a parole, di fatto ha protetto degli abusatori di donne, come quel mosaicista, come si chiama... (probabilmente Marko Rupnik, ndr). Idem il vescovo argentino Gambetta».
Scaraffia aveva tutto il diritto, parlando a braccio, di manifestare un vuoto di memoria, tanto più che già non ricordava il nome del gesuita Rupnik. Ma Bianchi avrebbe dovuto controllare in sede di scrittura quel cognome che per assonanza richiamava alla mente il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica di San Pietro. A essere condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione per abuso sessuale aggravato fu Gustavo Zanchetta, vescovo emerito di Orán, in Argentina.
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articolo di lucio brunelli sull'osservatore romano
Titolo dalla Verità: «Sede vacante fino alla fumata bianca». Grazie per la spiegazione. E aggiungere che resta vacante anche con la fumata nera, no?
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In un’intera pagina dell’Osservatore Romano, Lucio Brunelli, ex vaticanista del Tg2 che ha diretto Tv2000 e Radio InBlu, emittenti della Cei, racconta la sua amicizia con papa Francesco. In particolare, svela: «Il 20 gennaio scorso, già con quella brutta bronchite che provocò il ricovero al Gemelli, mi confidò il desiderio di compiere un viaggio a Gaza. (...) Aggiungendo: “Ne parlerò con la Segreteria di Stato per sondegiare la cosa”».
Ma qui rende un cattivo servizio all’augusto amico defunto, perché il verbo sondegiare in spagnolo non esiste. Semmai papa Bergoglio, che incontrava qualche difficoltà con l’italiano ma non con la sua lingua madre, avrà detto «sondear» (sondare, scandagliare). L’Ansa, nel dar conto dell’articolo di Brunelli, ripete pari pari l’errore.
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Sul Giornale, Felice Manti esamina il controverso caso del cardinale Angelo Becciu, che esige dai confratelli di essere ammesso al conclave, nonostante la condanna subita in primo grado: «I detrattori del porporato di Sappada fanno sapere che fu proprio Bergoglio a chiedere all’ex sostituto della Segreteria di Stato di rinunciare a “tutti i diritti connessi al cardinalato”». Ma non alle sue origini: Sappada si trova in provincia di Udine, più precisamente nel Cadore, mentre Becciu è originario di Pattada (Sassari).
corriere della sera parolin scambiato per farrell
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Nell’ambito del suo conflitto permanente con le virgole, Maurizio Belpietro, direttore della Verità, rileva nel suo editoriale di prima pagina: «Il Santo Padre richiama la parole di Alcide De Gasperi, usate da Ursula von der Leyen per giustificare un piano di riarmo da 800 miliardi, e dice che la creazione di un esercito comune europeo proposta da uno dei padri fondatori, aveva obiettivi molto diversi rispetto a quelli oggi conseguiti dalla leadership della Ue». Complimenti per «la parole» e per la virgola che separa il soggetto («la creazione») dal verbo («aveva»). Errore facilmente evitabile mettendo una virgola dopo «europeo».
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Didascalia dal Corriere della Sera: «Atto simbolico. Il camerlengo, cardinale Farrell, pone i sigilli all’appartamento papale». Come descrizione non è granché, visto che quello ritratto nella foto soprastante è il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano.