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CARBONI ARDENTI! VE LO RICORDATE IL FACCENDIERE DELLA P3 E AMICO DI LICIO GELLI, FLAVIO CARBONI? ORA HA INIZIATO A PARLARE E RACCONTA DEI SUOI INCONTRI CON PIERLUIGI BOSCHI: “E’ VENUTO DA ME DUE VOLTE. ABBIAMO DISCUSSO DI TANTE COSE, DISCORSI DI CIRCOSTANZA...”

1 - E DE BORTOLI DENUNCIÒ "LO STANTIO ODORE DI MASSONERIA"

Dal “Fatto quotidiano”

 

tweet di de bortoli contro renzitweet di de bortoli contro renzi

Era il 24 settembre 2014 e Ferruccio de Bortoli scriveva un editoriale durissimo contro il presidente del Consiglio sulla prima pagina del Corriere, di cui era direttore: "Devo essere sincero: Renzi non mi convince. Non tanto per le idee e il coraggio: apprezzabili, specie in materia di lavoro. Quanto per come gestisce il potere". Poi aggiungeva che Renzi "dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso" e ne denunciava la "personalità ipertrofica".

 

"La muscolarità - scriveva ancora De Bortoli - tradisce a volte la debolezza delle idee, la superficialità degli slogan. Un profluvio di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto. Circondarsi di forze giovanili è un grande merito. Lo è meno se la fedeltà (diversa dalla lealtà) fa premio sulla preparazione, sulla conoscenza dei dossier. E se addirittura a prevalere è la toscanità, il dubbio è fondato".

 

RENZI DE BORTOLIRENZI DE BORTOLI

Infine l' attacco sull' accordo con Silvio Berlusconi: "Qui sorge l' interrogativo più spinoso. Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria".

 

2 - CRAC BANCA ETRURIA IL FACCENDIERE CARBONI IMBARAZZA PAPÀ BOSCHI "L' HO VISTO DUE VOLTE"

Fabio Tonacci per “la Repubblica”

 

Flavio Carboni Flavio Carboni

«Pierluigi Boschi è venuto da me due volte, a Roma». Parla Flavio Carboni, l' uomo che porta sulle spalle un' accusa pesantissima per cui tuttora è sotto processo: aver costituito la P3, un' organizzazione segreta che voleva condizionare il funzionamento degli organi costituzionali. Parla.

 

E ciò che racconta potrebbe mettere in imbarazzo, non poco, l' ex vicepresidente di Banca Etruria e padre del ministro delle Riforme. Carboni risponde al telefono dalla sua Sardegna. La voce squilllante e vivace, nonostante gli 84 anni. «Ho visto il signor Boschi un anno e mezzo fa in via Ludovisi, a Roma, dove c' è l' ufficio che rappresenta gli interessi di un russo con il quale collaboro. In una delle due occasioni siamo rimasti giù al bar. Sono stati incontri fugaci, non ci siamo soffermati sulle problematiche bancarie, perché, sa, non sono la persona più adatta a parlare di banche... Abbiamo discusso di tante cose, discorsi di circostanza».

Flavio Carboni Flavio Carboni

 

Flavio Carboni non è uomo che ha bisogno di presentazioni, il suo "curriculum" parla per lui: coinvolto (e poi assolto) nel caso Calvi, amico di Licio Gelli, accusato di essere vicino a quel Pippo Calò che curava gli affari finanziari dei Corleonesi. E, di recente, presunto capo della P3.

 

A portare Pierluigi Boschi da Carboni a Roma sarebbe stata una terza persona, un sardo di 47 anni trasferitosi ad Arezzo anni fa che di nome fa Valeriano Mureddu. A Repubblica conferma le circostanze. «Sì, c' ero anch' io - dice - conosco Boschi perché quando sono arrivato in Toscana avevo dei vigneti e dei campi da coltivare, e lui si occupa di questo settore. Siamo amici.

 

Flavio CarboniFlavio Carboni

Durante una cena tempo fa mi rivelò di essere molto preoccupato per le sorti della Banca Etruria, in cui era diventato vicepresidente. Lui e Rosi (Lorenzo, ex presidente) si sono dannati l' anima per risanare i conti. Durante quella cena, dicevo, mi chiese se conoscessi qualcuno molto preparato che potesse ricoprire il ruolo di direttore generale dell' Etruria, e io pensai di rivolgermi al mio amico Carboni».

 

Dunque, ricapitolando. In base a due testimonianze concordanti, quelle di Flavio Carboni e Valeriano Mureddu, il papà del ministro delle Riforme dopo aver deciso di accettare la poltrona di vicepresidente propostagli da Rosi, chiede a Mureddu un parere su chi possa proporre al consiglio di amministrazione come successore di Luca Bronchi, direttore generale in uscita. E lui gira la richiesta a Carboni, che si interessa della questione. Spunta infatti il nome di Fabio Arpe, fratello del famoso banchiere Matteo Arpe.

 

Pier Luigi Boschi e i vestiti della figlia Maria Elena Pier Luigi Boschi e i vestiti della figlia Maria Elena

Chi lo segnala? Una quarta persona, amico di Carboni: l' ex leghista Gianmario Ferramonti. «E' stato lui a darmi l' idea di indicare Arpe - racconta Carboni - Non ho fatto il nome direttamente a Boschi, però l' ho girato a Valeriano perché glielo recapitasse. Poi non so che fine abbia fatto la mia segnalazione (come direttore generale fu scelto Daniele Cabiati, ndr), mi piaceva però l' idea di aver fatto un favore a Valeriano cui voglio molto bene». Sono solo millanterie? E, soprattutto, chi è Valeriano Mureddu?

 

Questa parte dell' intreccio l' ha ricostruita ieri il quotidiano Libero. Mureddu vive a Rignano sull' Arno, a poche centinai di metri da casa di Matteo Renzi. Nel marzo 2014 è stato denunciato dall' Agenzia delle Dogane con altri quattro imprenditori per una presunta evasione milionaria dell' Iva. Durante una perquisizione nella sede della società Geovision srl di Civitella in Val di Chiana, sono stati ritrovati dossier su persone e aziende realizzati dall' agenzia investigativa Sia srl. La procura di Perugia ha aperto un fascicolo e sta indagando sull' esistenza di una presunta associazione segreta in violazione della Legge Anselmi di cui farebbe parte anche Mureddu. «Sciocchezze », ribatte lui. «Sono una persona onesta che vuole solo coltivare la terra».

 

lorenzo rosi pier luigi boschilorenzo rosi pier luigi boschi

Pierluigi Boschi non commenta, nemmeno per smentire. Da quando è cominciato lo scandalo Etruria non ha voluto rilasciare interviste. La sua versione dei fatti l' ha consegnata mesi fa, in 41 pagine di memoria difensiva, nelle mani dei funzionari di Bankitalia che stanno valutando se e di quanto multare gli ex componenti del cda della Popolare. «Il procedimento è da reputarsi illegittimo - esordisce Boschi senior, riferendosi a Palazzo Koch - le disposizioni in materia di sanzioni non prevedono la facoltà di audizione, né l' incolpato può difendersi per iscritto o oralmente. Tanto costituisce una violazione del principio del contraddittorio».

 

protesta dei risparmiatori davanti banca etruria  7protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 7

Sulla mancata fusione con la Popolare di Vicenza, una delle contestazioni che gli vengono mosse, scrive: «Era un'offerta soggetta a numerose condizioni di assai improbabile realizzazione e, dunque, non vincolante. La sua mancata sottoposizione all' assemblea è apparsa la soluzione più logica». Fa notare di aver agito «sempre in stretto coordinamento con la Vigilanza».

 

E sull' accusa che più lo infastidisce, cioè quella di aver fatto parte di una commissione informale interna poco trasparente, dice: «La mancata verbalizzazione degli incontri della Commissione è pienamente giustificata dal carattere informale, e comunque solo consultivo e di raccordo della stessa, nonché dal fatto che è stata solo in rarissime circostanze convonvata collegialmente. Avevamo l'obbligo, puntualmente adempiuto, di riferire al cda. Non si comprende dunque il cenno degli ispettori alla mancanza di trasparenza ». Ora però, su Pierluigi Boschi, un' altra tegola. Le dichiarazioni di Flavio Carboni.

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3 - PARLA FLAVIO CARBONI (P3) «SE ESCE LA VERITÀ SU BOSCHI SALTA PER ARIA IL GOVERNO»

Giacomo Amadori per “Libero quotidiano”

 

Signor Carboni lei ha conosciuto Pier Luigi Boschi? «Certo, glielo confermo».

E quante volte lo ha visto? «Tante volte, ma non le direi mai quante». Piccoli frammenti di un lungo colloquio con uno dei personaggi più enigmatici del nostro Paese.

 

Incontrare Flavio Carboni per un giornalista è un po' come per un fedele andare a Lourdes. Il sogno di una vita, nella speranza che prima o poi decida di rivelare tutto quello che sa degli ultimi trent' anni di storia italiana.

 

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Misteri compresi. Io, il 4 gennaio, ho avuto la fortuna di pranzare con l' ottantatreenne imprenditore sardo davanti a un vassoio di ostriche di Tortolì fresche e pienissime. Era accompagnato dall' inseparabile compagna Antonella Pau, quarant' anni più giovane, affascinante bellezza sarda fasciata in un tubino nero e imputata come il consorte per la P3, la presunta loggia segreta sotto processo a Roma. Un argomento che fa inorridire entrambi.

 

A causa dei magistrati secondo lui l' Italia «è un Paese pericolosissimo». Nell' elegante ristorante cagliaritano in cui mi ospita tutti lo trattano con deferenza e dai tavoli portaborse e imprenditori locali si mettono in fila per salutarlo, baciarlo o sussurrargli all' orecchio qualche desiderata. Lui ha una parola per tutti. Quasi benedicente. «In fondo nelle intercettazioni mi chiamano Santità» sorride gigione. E ricorda che cosa rispose al magistrato che gli chiedeva perché lo apostrofassero così: «Lo chieda ai miei fedeli...».

 

protesta dei risparmiatori davanti banca etruria  1protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 1

Col cronista Carboni parla di tutto, tra una citazione in latino e una in tedesco: della sua condanna per il crac del Banco Ambrosiano, delle sue moltissime assoluzioni, dell' idea di scrivere una serie di libri con le sue verità. Alla domanda sulla morte del banchiere Roberto Calvi, per cui è stato accusato e assolto, un po' si spazientisce: «Aveva moltissimi buoni motivi per suicidarsi». L' argomento che più lo intriga sono i suoi antichi e mai interrotti rapporti con il Vaticano e in particolare con Giovanni Paolo II: «Tutti mi conoscono come uno dei più grandi protagonisti della caduta del muro di Berlino e del comunismo. Esiste un' intelligence del mondo cristiano che si chiama Entità e che è la più forte mai esistita».

I MANIFESTANTI PROVANO AD ENTRARE NELLA SEDE DI BANCA ETRURIAI MANIFESTANTI PROVANO AD ENTRARE NELLA SEDE DI BANCA ETRURIA

 

Una spectre crociata di cui lui sarebbe uno dei principali rappresentanti. Passando da un argomento a un altro, lo 007 di Dio tira una stilettata al papa laico, il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari: «Fa il moralista, ma se raccontassi quello che so di lui...». Però questa è un' altra (interessantissima) storia.

 

Il menù di giornata è Valeriano Mureddu, il misterioso imprenditore sardo indagato in due procure per diversi reati, compresa la violazione della legge contro le associazioni segrete. Questo indecifrabile personaggio avrebbe avuto stretti rapporti sia con il compaesano Tiziano Renzi (vivevano a pochi metri l' uno dall' altro a Rignano sull' Arno) che con Boschi senior. Carboni conferma: «Si conoscono da antica data sia con Renzi...

maria elena boschi banca etruriamaria elena boschi banca etruria

(che con Boschi ndr), so che è stato molto utile a entrambi (…) Valeriano ha certamente nella sua mente fatti e misfatti, diciamo così, è una persona che ha avuto dei rapporti molto frequenti e molto affettuosi con i due.

 

(…) Mureddu gli ha fatto grossissimi favori». Di che tipo? «Grossissimi, si accontenti di questo». Carboni è stato in visita a Rignano sull' Arno, ma giura di non aver incontrato i Renzi: «Il babbo non so nemmeno che faccia abbia». In un altro momento della chiacchierata aggiunge: «Io di Renzi ho conosciuto... non ho conosciuto nessuno di questi qua... no, no, no». Sul conto di Matteo, però, ha le idee chiare: «Ha dei lati che francamente sono positivi, ma non lo aiuta la sua figura fisica, il fatto che sia giovane non significa niente, visto che abbiamo avuto Carlo Magno che a 24 anni...».

 

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Parlando del segretario del Pd, Carboni cita anche le traversie finanziarie che avrebbe affrontato la sua famiglia: «Grossissimi problemi economici, alcuni dei quali (li ha risolti ndr) Mureddu». Chiedo se esistano prove documentali di questo. «Certo che esistono, le ha Mureddu», risponde lui. Ma Valeriano, per il suo mentore, «non è un ricattatore» e non monetizzerà i segreti che custodisce: «È rimasto un pastore di Fonni».

 

Provo a chiedere a Carboni di farmi incontrare l' amico e lui mi dice che lo farà a tempo debito: «Valeriano è uno che parla pochissimo, è estremamente chiuso. Da anni ha paura del telefono, è uno sforzo capire quello che dice». Quindi aggiunge: «È una persona strana, carattere difficilissimo, ma è anche un pezzo di pane, un generoso infinito». Ricordo al mio interlocutore che Mureddu secondo gli investigatori è un massone che si spaccia per agente segreto. Carboni mi contraddice: «Non si spaccia, è vero che ha collaborato con i servizi. In quel mondo conosco tutti e lui vive sotto copertura... è un bel personaggio».

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Per lui Valeriano è quasi un figlio: «Lo conosco da 12-13 anni e con me si è sempre comportato bene. Mi è stato vicino nei momenti terribili. Senza chiedere niente in cambio. Questo per me conta molto». Carboni pare ben informato sulle disavventure giudiziarie del quarantaseienne imprenditore tosco-sardo e ci assicura che l' uomo è molto preoccupato per la vicenda perugina. «Pare ci siano cose serie». Snocciola i nomi di società e personaggi coinvolti nell' indagine. È informato, ca va san dir. Anche se scherza sulle sue presunte «amnesie», soprattutto «telefoniche».

 

L' argomento passa agli incontri riservati nell' ufficio romano di Carboni, in via Ludovisi, quasi all' incrocio con via Veneto. A quei summit partecipavano anche Mureddu e Pier Lugi Boschi. Era l' estate del 2014 e con loro sarebbe sceso da Arezzo pure Lorenzo Rosi, l' ex presidente di Etruria. «L' ho incontrato con Boschi, non c' è motivo di negarlo (…) ma non ho partecipato a quelle riunioni, non avrei portato nessun contributo e allora ho lasciato che parlassero loro».

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Capisce che associare il proprio nome alle decisioni riguardanti la banca del papà della ministra potrebbe essere controindicato e lo sottolinea. Preferisce descriversi nelle vesti di un saltuario ospite: «Io gli ho messo l' ufficio a disposizione, ma si sono riuniti pure in altri posti (…). La mia era veramente solo ospitalità, perché non avevo utile». A questo punto il padrone di casa ci spiega il coinvolgimento di Mureddu: «Doveva occuparsi di due cose: la nomina di un direttore generale ed eventualmente di (trovare ndr) qualche Stato estero che intervenisse per questo buco (dell' Etruria ndr), comunque lui si è occupato più di me di dare una mano a Boschi, proprio una mano forte».

 

E lei, una mano a Boschi, non gliel' ha data alla fine? «Questo non me lo deve chiedere», taglia corto Carboni facendo dardeggiare i piccoli e profondi occhi azzurri. Ma come si è arrivati nell' ufficio di Carboni per scegliere il nome del nuovo dg di Banca Etruria? «Mureddu me l' aveva chiesto e io mi sono rivolto al mio amico Gianmario Ferramonti... questa è la catena». Ferramonti è un imprenditore e politico con la passione per l' esoterismo e la massoneria, amico di Licio Gelli sino all' ultimo giorno del Venerabile.

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«Ferramonti era quello a cui si diceva: senti Gianmario, tu che conosci tante persone vedi se... Ho chiesto se avesse rapporti con persone che facessero i direttori». Tra gli altri, propose i nomi di Fabio Arpe e Gaetano Sannolo. «Sì c' era anche quello che stava alla Popolare di Frosinone». Riepiloghiamo i nomi dei candidati alla direzione generale dell' Etruria usciti dal cilindro del presunto fondatore della P3: «Tutti i nomi che lei ha fatto sono segnalazioni di Gianmario, niente di male credo. Ha proposto queste persone e non credo sia intervenuto mai alle riunioni».

 

Erano invece presenti gli imprenditori Mauro Cervini e Riccardo Starace. Alla fine, però, il direttore non venne trovato e nemmeno i finanziatori. Banca d' Italia e gli altri membri del cda bocciarono i nomi usciti da via Ludovisi. Un risultato che probabilmente ha lasciato il segno: «I rapporti attuali tra Boschi e Valeriano non sono dei migliori», ammette Carboni. Il problema è che il papà di Maria Elena si è dimostrato poco grato? «Sì è stato poco grato» conferma l' ospite. Prima di congedarmi mi squadra e sconsiglia di andare avanti nell' inchiesta sui rapporti tra Mureddu, Pier Luigi Boschi e Tiziano Renzi per le ricadute che potrebbe avere sui loro figli: «Questa cosa qui è una bomba atomica se esplode è un casino e nientepopodimeno cadono tutti e due (Renzi e la Boschi ndr) e appresso a loro il governo...».

 

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Ha collaborato Matteo Calì Parla Flavio Carboni (P3) L' uomo accusato per la loggia segreta racconta l' uomo dei misteri di Etruria: «Mureddu ha fatto grossissimi favori al padre del ministro e anche a quello del premier. Per risolvere i problemi della banca si incontravano nel mio ufficio. Ma ora sono in cattivi rapporti»«Se esce la verità su Boschi salta per aria il governo»

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