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FATTI E SARFATTI (MARGHERITA) DEL VENTENNIO - DUE MOSTRE CELEBRANO LA FIGURA DELL’AMANTE EBREA DI MUSSOLINI – SCRITTRICE, REGINA DELLA CRITICA D’ARTE, AMICA DI D’ANNUNZIO, DOVETTE EMIGRARE A CAUSA DELLE LEGGI RAZZIALI - IL 'MART' DI ROVERETO SI CONCENTRA SULLA SUA VOCAZIONE ARTISTICA, IL MUSEO DEL NOVECENTO A MILANO SUI SALOTTI DELL'EPOCA...

sarfatti

Valeria Arnaldi per il Messaggero

 

Giornalista, scrittrice, critica d' arte, ambasciatrice della cultura italiana nel mondo. E, più ancora, portatrice di una precisa idea di arte, che l' ha vista farsi anima del movimento del Novecento Italiano e pure diventare mentore di Benito Mussolini, con cui ha avuto una intensa e lunga relazione sentimentale.

 

Margherita Sarfatti è stata una delle figure di spicco del XX secolo. Ultima nata in un' agiata famiglia ebraica, Grassini, è stata una fervida sostenitrice del fascismo fino a quando, nonostante lo stretto legame con il Duce, a causa delle leggi razziali ha dovuto lasciare il Paese. Alla sua figura, tra vita pubblica e privata, è dedicato ora un grande progetto di approfondimento articolato in due mostre concomitanti, autonome ma parte del medesimo progetto, in altrettante sedi e città. Obiettivo, analizzare la personalità di Sarfatti, appunto, nella sua complessità.

 

 

sarfatti

LA RICOSTRUZIONE Così, il Museo del Novecento, a Milano, da venerdì fino al 24 febbraio, ospita Margherita Sarfatti. Segni, colori e luci a Milano, che ricostruisce storia, scenari e atmosfere della vita in città negli anni Dieci e Venti del secolo breve, attraverso circa novanta opere dei protagonisti del Novecento Italiano, da Boccioni a De Chirico, fino a Sironi, senza dimenticare foto, filmati d' epoca, abiti e arredi. Al Mart di Rovereto, invece, da sabato fino al 24 febbraio si tiene Margherita Sarfatti. Il Novecento Italiano nel mondo, che, con 100 lavori, tra gli altri, di Carrà, Morandi, Medardo Rosso, Severini, si concentra sull' importanza della sua attività nella diffusione dell' arte italiana a livello internazionale.

 

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Nata a Venezia nel 1880, sposa Cesare Sarfatti nel 1898 e nel 1902 si trasferisce a Milano. Nel 1909, diventa responsabile della rubrica d' arte dell' Avanti! e, nel 12, conosce Benito Mussolini, di cui nel 26 scriverà la biografia, Dux. Nel 1922 fonda con il gallerista Lino Pesaro e gli artisti Bucci, Dudreville, Funi, Malerba, Marussig, Oppi e Sironi il Gruppo del Novecento. Grazie alla sua istruzione - parla quattro lingue - e ai suoi contatti - conosce Israel Zangwill, Gabriele D' Annunzio, Giuseppe e Antonio Fogazzaro - è uno dei grandi nomi dei salotti milanesi. Ed è proprio a Milano come città di grande fermento artistico che guarda la mostra al Museo del Novecento, curata da Anna Maria Montaldo, direttrice del museo, e Danka Giacon con Antonello Negri.

 

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È in questi anni che si inizia delineare un moderno sistema dell' arte che vede coinvolti critici, galleristi, artisti e mercanti.«Abbiamo voluto raccontare gli anni in cui Sarfatti visse nella Milano, energica e aperta, di inizio secolo - spiega Montaldo - Oltre due decenni, tra 1902 e 1926, durante i quali consolidò il ruolo degli artisti del gruppo Novecento Italiano, attraverso articoli, saggi, manifestazioni e orientò il gusto dell' epoca e gli acquisti confluiti nelle collezioni pubbliche.

 

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Di fatto dettò la linea della critica d' arte italiana e definì un apparato culturale di una piattaforma politica, con la consapevolezza che la cultura e l' arte sono, al pari della politica, il prodotto di un processo storico». La sua idea di arte vede il razionale prevalere sulla sensibilità e la ricerca di «sincerità» tradursi nella «rinunzia all' effetto facile, e perciò più piacevole».

 

Il Mart di Rovereto, da sempre interessato al primo 900, dopo anni di ricerche seguite all' acquisizione del Fondo di Margherita Sarfatti, si concentra sulla sua vocazione culturale.

 

L' ANALISI «L' analisi di questo prezioso Fondo, il confronto tra questo e altri custoditi al Mart, che detiene un ricchissimo patrimonio di documenti, oltre ai più noti capolavori delle Collezioni - dice la curatrice Daniela Ferrari - può essere considerata la prima peculiarità della mostra. In generale l' esposizione ruota attorno a quello che abbiamo definito colonialismo estetico ossia l' ambizioso progetto di Sarfatti per far conoscere al mondo lo stile italiano e la sua nuova arte moderna.

 

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Una vera missione culturale che ha organizzato e condotto insieme agli artisti e ad altri curatori e studiosi». Sotto i riflettori, la sua vita personale e la sua ascesa professionale, in un iter che documenta l' attività intellettuale ma anche quella politica, a ribadire la straordinarietà della figura e della sua affermazione in un contesto governato dagli uomini. E la sua poetica - e politica - di «moderna classicità».

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