CHE FINE HA FATTO IL BOTTINO DEL LOUVRE? LA POLIZIA FRANCESE HA ARRESTATO ALTRE CINQUE PERSONE PER IL FURTO DI GIOIELLI NEL MUSEO DI PARIGI: UN TERZO COMPONENTE DELLA BANDA DEI QUATTRO PROTAGONISTI DEL COLPO, UN ALGERINO DISOCCUPATO CON PRECEDENTI PENALI, E QUATTRO COMPLICI CHE HANNO AVUTO UN RUOLO SECONDARIO – I LADRI HANNO LASCIATO IL LORO DNA SULL’ELEVATORE – NESSUNA TRACCIA DEI GIOIELLI REALI DAL VALORE DI 88 MILIONI, CHE POTREBBERO ESSERE STATI “SMONTATI” PER ESSERE RIVENDUTI. GLI INVESTIGATORI STANNO SETACCIANDO IL DARK WEB – CONTINUA LA CACCIA AL QUARTO MEMBRO DEL COMMANDO E AL MANDANTE…
Estratto dell’articolo di Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Dopo una settimana di choc e nessuna novità, da qualche giorno l’inchiesta sul furto del 19 ottobre al Louvre avanza veloce. I primi due arresti sabato scorso, quando sono stati presi i due banditi che erano entrati nella galleria di Apollo.
Mercoledì sera sono state fermate altre cinque persone: un terzo componente della banda dei quattro protagonisti del colpo, e quattro complici che hanno avuto un ruolo secondario. In totale sette arresti, ma la refurtiva da 88 milioni non è stata ancora recuperata, neanche in parte.
Continua la caccia al quarto membro del commando, e al probabile mandante. La procuratrice di Parigi, Laure Beccuau, ieri ha fornito qualche indicazione sui tre arresti più importanti, effettuati grazie alle tracce di Dna lasciate dentro al museo e sull’elevatore del camion che ha portato i banditi al primo piano del Louvre.
L’uomo arrestato sabato sera agli imbarchi dell’aeroporto Charles De Gaulle con un biglietto solo andata per Algeri è un algerino di 35 anni, attualmente disoccupato, che in passato ha lavorato come fattorino e che ha precedenti penali per furto e violenza stradale. Abita a Aubervilliers, nella banlieue a nord di Parigi, come il compare arrestato, sempre sabato sera, ma a casa: un francese 39enne, tassista abusivo e fattorino, che si trova già sotto controllo giudiziario per furti aggravati e danneggiamenti, [...]
In custodia cautelare i due banditi hanno fatto ammissioni parziali. «Non fanno parte dell’élite della criminalità organizzata», ha detto la procuratrice, valutando il profilo piuttosto comune di entrambi.
Mano a mano che passano le ore, cala un po’ la sensazione di un colpo del secolo effettuato da una banda di sofisticati professionisti del crimine. Se sono riusciti a entrare in pieno giorno nel museo più grande, più frequentato e più ricco del mondo, quando i visitatori erano già all’interno, non è tanto perché sono stati straordinariamente abili, quanto perché la sicurezza del Louvre si è rivelata clamorosamente inadeguata.
Le tracce lasciate sul luogo del delitto, il casco e le smerigliatrici abbandonati, la corona dell’imperatrice Eugenia persa per strada, i goffi e vani tentativi di dare fuoco al camion, assieme al curriculum da delinquenti qualunque, fanno pensare a banale manovalanza della malavita, non a geni del crimine.
Il terzo componente della banda arrestato, sospettato di avere parcheggiato il camion e di essere poi scappato con gli altri a bordo dei due scooter Yamaha T-Max, è stato arrestato mercoledì nel XIII arrondissement di Parigi. Gli altri quattro arresti sono stati invece effettuati di nuovo nella banlieue Nord della capitale, e sono giudicati meno importanti.
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Gli investigatori dell’«Ufficio centrale per la lotta contro il traffico di beni culturali» usano anche un software di intelligenza artificiale che aiuta a individuare su Internet o sul dark web un oggetto anche se ne è stata modificata la forma. Se anche i gioielli sono stati smontati, come appare probabile, l’intelligenza artificiale potrebbe aiutare a risalire alle pietre preziose rubate.
I detective collaborano anche con galleristi e banditori d’asta, chiamati a segnalare il minimo sospetto, perché l’obiettivo dei ladri è, a lungo termine, reimmettere le pietre rubate sul mercato legale, dove hanno maggiore valore.
la rapina al louvre 2 
furto al louvre 4
rapina al louvre 4
furto al louvre 1
i gioielli rubati al louvre 1




