
A CHI FINIRA’ IL 5% DEL NOSTRO PIL INVESTITO IN DIFESA? SE LA MACCHINA BELLICA E BUROCRATICA ITALIANA NON STARA’ AL PASSO, I NOSTRI SOLDI FINIRANNO AI PRODUTTORI DI ARMI AMERICANI – L’AVVISO DI GIUSEPPE COSSIGA, PRESIDENTE AIAD: “IN ITALIA SIAMO LENTI NEL CONTROLLO. UN ATTO AMMINISTRATIVO PASSA PER UN PRECONCERTO, POI SI MANDA ALLA RAGIONERIA DELLO STATO, IN SEGUITO ALLA CORTE DEI CONTI. QUANDO C'È IL VIA LIBERA SI MANDA IN PARLAMENTO E SI ASPETTA CHE APPROVI, POI L'ATTO FA LO STESSO GIRO. UN'ALTRA VOLTA. TOTALE 8 MESI. PERCHÉ NESSUNO S’ASSUME RESPONSABILITÀ. ABBIAMO PROGRAMMI CHE HANNO UNA FORTE COMPONENTE STATUNITENSE. E SOSPETTO CHE QUESTA VOLONTÀ POLITICA DI TRUMP DI DIRE ‘5 SUBITO’ SIA DETTATA DALL'INDUSTRIA AMERICANA: ‘SE LO FACCIAMO MOLTO IN FRETTA, CI PRENDIAMO UNA BELLA FETTA DI QUESTO MERCATO’. QUESTO È EVIDENTE”
Estratto dell’articolo di Laura Secci per “la Stampa”
[…]l'ingegner Giuseppe Cossiga è […] subentrato a Guido Crosetto alla presidenza di Aiad, la Federazione delle aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza di Confindustria, ricopre anche il ruolo di presidente di Mbda Italia, l'azienda del gruppo multinazionale europeo controllato da Airbus Group, Bae Systems e Leonardo che sviluppa e produce missili per le forze armate terrestri, navali e aeree.
L'adesione alle nuove direttive Nato impone all'Italia l'aumento della spesa militare al 5% del Pil. Un obiettivo realistico?
«È una grossa cifra. Facile parlare del 5%. Quando poi si deve decidere cosa ci facciamo, le cose si fanno molto più difficili».
Quali cose?
«Non c'è soltanto il produttore di armamenti e l'utilizzatore, le forze armate. Dietro c'è un Paese, la sua burocrazia. L'iter degli acquisti richiede una lunga serie di passaggi. C'è tutto un mondo che dovrà raddoppiare la sua operatività. E questo richiederà molto tempo. Ho qualche dubbio che il corpus amministrativo e burocratico sia in grado di attrezzarsi in cinque anni per gestire il doppio dei contratti. Lo dico sinceramente. Ci mette meno un'azienda a realizzare un nuovo stabilimento».
IL SISTEMA DI DIFESA ANTI AEREO SAMP-T
Lentezza vuol dire anche trasparenza…
«Il problema è che non siamo lenti negli iter che assicurano trasparenza. Siamo lenti nel controllo. Un atto amministrativo, un accordo tra due ministeri passa per un preconcerto, poi si manda alla ragioneria dello Stato, in seguito alla Corte dei conti. Quando c'è il via libera si manda in Parlamento, si aspetta che quest'ultimo approvi, poi l'atto fa esattamente lo stesso giro. Un'altra volta. Totale 8 mesi. Perché nessuno, tantomeno la politica, vuole prendersi una responsabilità. Le decisioni sono un'assunzione di responsabilità».
Un incremento così, se non è sostenibile in tempi rapidi dall'Italia, si tradurrà in acquisto di prodotti americani? Il 50% della spesa europea per la difesa va già nelle casse Usa…
«Questo è il rischio. […] Noi abbiamo programmi che hanno una forte componente statunitense. Non parlo solo degli F35, ma anche dell'elettronica, dei motori. Il peso finale degli Stati Uniti non lo vedo diminuire. E sospetto che questa volontà politica di Trump di dire "5 subito" sia dettata dall'industria americana: "Se lo facciamo molto in fretta, ci prendiamo una bella fetta di questo mercato". Questo è evidente».
sistemi di difesa aerea samp t 1
Elly Schlein alla Camera ha parlato di 87 miliardi in più all'anno e 445 miliardi in più in dieci. Milex, l'osservatorio sulla spesa militare calcola un incremento di spesa di 113 miliardi in un decennio. Ci aiuta a fare chiarezza?
«Noi aziende abbiamo stimato tra i 10 e gli 11 miliardi all'anno per una decina d'anni».
La nostra Marina ha solo 63 missili. Questa frase di Crosetto ha fatto scalpore. Ci può dare un quadro d'insieme?
«Un quadro esiste, ma appartiene allo Stato maggiore della difesa. Posso dire che le esercitazioni hanno evidenziato che la nostra difesa antiaerea e antimissile non dura più di pochi minuti. I dati sono preoccupanti. Un esempio: i proiettili dell'artiglieria da 155 millimetri. Fino a un anno fa l'Europa produceva in un mese quello che i russi in Ucraina sparano in un giorno. Questo dà la misura. L'Europa non è pronta neanche lontanamente a un conflitto come quello russo-ucraino».
NAVE LIBRA DELLA MARINA MILITARE
In Germania Rheinmetall valuta di acquisire lo stabilimento Volkswagen, in Francia il governo ha chiesto a Renault di produrre droni militari. Anche l'Italia potrebbe appoggiarsi all'automotive?
«È fattibile, in alcuni settori».
Per produrre cosa?
«Droni, motori: quelli di un camion civile o militare sono gli stessi. Se ci spostiamo invece sull'elettronica avanzata, sui missili, ovviamente no».
Esercito europeo. Difesa europea. I singoli Stati membri sembrano riluttanti a cedere la sovranità sul controllo delle proprie forze armate.
«È assai complicato fare un esercito in Paesi con culture e situazioni politiche diverse. Altrettanto difficile ma non impossibile è una difesa comune. Ma la difesa in Europa è una competenza dei singoli Stati. E sono molto restii a lasciare ad altri l'esercizio di questo diritto». […]