ferzan ozpetek

“FACEVO SESSO CON LA MIA AMICA, ANDAVAMO AL CINEMA, POI IO LE PARLAVO DEL RAGAZZO CHE AVEVO INCONTRATO”FERZAN OZPETEK, REGISTA DI BOSCO E DI RIVIERA: "NEL 1978 ERA PIÙ FACILE CONOSCERE LE PERSONE. I CINEMA ERANO LUOGHI DI INCONTRO. MAGARI TI POTEVA CAPITARE DI RIMORCHIARE. SI MESCOLAVANO MOLTO I RAPPORTI, SI SPERIMENTAVA, SI COGLIEVA L’ATTIMO. NON STAVI A DIRE IO SONO BISESSUALE. ERA UNA MENTALITÀ APERTA CHE POI È CAMBIATA CON L’ARRIVO DELL’HIV, QUANDO SI È..."

Estratto dell’articolo di Stefania Ulivi per il “Corriere della Sera – Sette”

 

ferzan ozpetek (2)

Quando arrivò a Roma, diciassettenne, per seguire la sua passione, in città i cinema erano almeno il doppio rispetto a oggi: si poteva fare indigestione di film, quasi a ogni ora, di prima, seconda, terza visione, d’essai. Era la fine degli Anni 70, le sale erano luoghi di ritrovo in cui nascevano legami diversi, destinati a durare o a bruciarsi nel giro di un cambio di rullo di pellicola sul proiettore.

 

Di quel mondo e di tutto quello che si muoveva dentro e intorno, Ferzan Ozpetek ha una grande nostalgia, a cui ha voluto dare una forma nel suo quattordicesimo film, Nuovo Olimpo, il primo a uscire direttamente in piattaforma, il 1° novembre su Netflix, dopo l’anteprima alla XVIII Festa di Roma. […]

allacciate le cinture il regista ferzan ozpetek sul set

 

Sembra che qui abbia voluto giocare molto liberamente con le sue passioni, la sua biografia, i miti e le ossessioni pubbliche e private. Giusto?

«Alla base di tutto c’è una vicenda che mi è successa davvero in quei miei primi anni romani. Un incontro mancato, ci aspettavamo in due luoghi diversi. Da tempo lo volevo usare come spunto, così come, pur avendo sempre dato molta rilevanza ai sentimenti non avevo mai raccontato una vera e propria storia d’amore, più interessato a storie corali. Però scrivendo con Gianni mi sono reso conto che parlando di Enea e Pietro, quei miei ricordi si mescolano a quelli di altri. Ne è uscito un film sulla memoria come unica fedeltà possibile». […]

kasia smutniak ferzan ozpetek

 

Si è divertito a autocitarsi nella scena in cui Enea, regista di successo, in un incontro con il pubblico risponde alla domanda: perché sempre gay nei suoi film? A cui replica: “Non metto l’omosessualità, sono gli altri che la tolgono”.

«Con il senno di poi, credo di aver precorso i tempi. Ho sempre raccontato la vita com’è. Fin dai tempi de Il bagno turco che fece scandalo ma andò benissimo».

 

In Nuovo Olimpo ci sono scene di sesso tra Enea e Pietro molto esplicite.

«Anche qui con grande naturalezza, e attenzione per gli attori che avevano chiaro che stavano interpretando dei personaggi. Come anche Enea e Alice. Non è una forzatura io facevo sesso con la mia amica, andavamo al cinema, poi scappavamo a casa, e io le parlavo del ragazzo che avevo incontrato».

ferzan ozpetek

 

Vuol dire che si era più liberi nel 1978?

«Per tanti versi sì. Era molto più facile conoscere le persone, al bar, al cinema, si organizzavano cene all’ultimo momento, un piatto di pasta al sugo e tu magari portavi una bottiglia di rosé Mateus. Nascevano amicizie. Anche lasciate al caso: non c’erano i telefonini, a volte era impossibile ritrovare qualcuno.

 

Non c’erano i gay bar oppure le chat. Anche i cinema erano luoghi di incontro. Mi piaceva molto perché vedevo il film, poi rimanevo a rivederlo e magari ti poteva capitare di rimorchiare. Io all’epoca avevo una fidanzata, appunto, uscivo con lei e le raccontavo del mio incontro con qualche ragazzo. Si mescolavano molto i rapporti, senza preoccuparsi di dare definizioni precise».

 

Oggi si parlerebbe di fluidità.

«Allora la vita era così, si sperimentava, si coglieva l’attimo. Non stavi a dire io sono bisessuale. Era una mentalità aperta che poi è cambiata con l’arrivo dell’Hiv, quando si è chiuso tutto».

 

Tra gli omaggi c’è anche quello a Anna Magnani.

ferzan ozpetek

«Un’attrice che amo moltissimo. Solo un caso che capiti nel cinquantesimo anno dalla scomparsa, non era detto che sarebbe uscito proprio adesso. Mostro due film suoi, Mamma Roma e Nella città l’inferno, l’avrò visto almeno 30 volte. È una presenza viva per me».

 

Lei sembra capace di far convivere i vivi e i morti.

«Esatto. Io vivo tra di chi c’è e chi non c’è più. Mi vengono in mente tutte le persone che ho perso in questi anni, sento la perdita ma anche la presenza, le porto sempre con me».

 

Il film sarà dal 1° novembre su Netflix che dal 15 ottobre propone molti suoi film, compresi i tre nuovi cortometraggi della Istanbul Trilogy. Un paradosso per un film che celebra la meraviglia della sala.

«È la prima volta che mi capita e sono onorato che prima passi alla Festa di Roma. È una strana sensazione anche molto bella, nel senso che l’idea di uscire contemporaneamente in 190 Paesi, dalla Thailandia all’ Australia, è una bella soddisfazione».

 

ferzan ozpetek alexandra la capria

[…] Continua a andare al cinema?

«Sempre. Ho amato Io capitano di Matteo Garrone, l’ho trovato molto forte, così come Green Border di Agnieszka Holland. Viviamo in un mondo in fase di grande confusione e cambiamenti, questi film raccontano in modo diverso una realtà: l’immigrazione non si può fermare. I processi umani vanno governati non negati».

ferzan ozpetek foto di bacco

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