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A 18 ANNI DALL’OMICIDIO DI CHIARA POGGI, C’È UN NUOVO INDAGATO: SI TRATTA DI ANDREA SEMPIO, AMICO DEL FRATELLO DELLA RAGAZZA UCCISA. VITTORIO FELTRI HA SEMPRE SOSTENUTO L'INNOCENZA DI ALBERTO STASI (CONDANNATO A 16 ANNI DI CARCERE) - “I FATTI MI STANNO DANDO RAGIONE. STASI NON AVREBBE POTUTO UCCIDERE CHIARA POGGI PERCHÉ NELL’ORA IN CUI LA RAGAZZA VENIVA UCCISA ERA A CASA SUA E LAVORAVA ALLA SUA TESI DI LAUREA. SUL PC RESTA LA MEMORIA DI TUTTO. COME È POSSIBILE CHE NON SIA EMERSO?” – IL RITRATTONE DI ANDREA SEMPIO, IL NERD DEI VIDEOGIOCHI: L’IPOTESI DELLA RABBIA PER L’APPROCCIO RESPINTO E IL MISTERO DELLO SCONTRINO CONSERVATO PER MESI...

Estratti da open.online

 

alberto stasi parla alle iene 15

«Sono sorpreso, quasi commosso. Non ci speravo più». Vittorio Feltri ha sempre sostenuto che Alberto Stasi fosse innocente. «Evidentemente i fatti mi stanno dando ragione, con molto ritardo rispetto a quello che mi sarei aspettato. Ma, come si dice, meglio tardi che mai». Secondo Feltri il “biondino dagli occhi di ghiaccio” ha subito un’ingiustizia «acclarata, e per me evidentissima. Aggiungo che sedici anni sono un’eternità per un ragazzo che evidentemente ha perduto in carcere gli anni migliori della sua vita».

 

 

vittorio feltri

(...) Feltri dice che peggio dei magistrati ci sono solo i giornalisti. Mentre «le indagini e le deduzioni tratte da quelle indagini erano chiaramente errate. Avevo capito subito che quel ragazzo non c’entrava nulla. Poi davanti alla condanna mi sono arreso». Mentre riguardo le prove, non ce n’era «Neanche una vera e concreta. I pedali della bicicletta; le scarpe da ginnastica; lei che aveva aperto la porta all’aggressore, quindi per tutti era inevitabile che fosse Alberto.

 

Ma non c’erano l’arma del delitto e neppure il movente. Anche la faccenda del materiale pornografico era subito caduta. E poi gli orari, mi scusi. Stasi non avrebbe potuto uccidere Chiara Poggi semplicemente perché nell’ora in cui Chiara veniva uccisa lui era a casa sua e lavorava alla sua tesi di laurea. Sul pc resta la memoria di tutto ciò che si fa. Come è possibile che non sia emerso?».

alberto stasi

 

 

Insomma, secondo Feltri quelle che venivano definite prove inconfutabili «erano solo frattaglie e sospetti ingigantiti dai mass media affamati di un mostro credibile da sbattere in prima pagina.

 

Stasi peraltro sembrava il colpevole perfetto. Perbene. Educato. Mai un comportamento scomposto o una frase sopra le righe. La gente ci sguazza in certi delitti, e se il colpevole ha l’aria di essere un contabile serio che va fuori di testa e ammazza la sua fidanzata, trae un certo godimento». E parla di «un complesso di fesserie commesse sulla pelle di un giovane che non meritava nessuna punizione. Chiara lavorava, conduceva una vita sua, evidentemente aveva amici e conoscenti come tutti i giovani di quell’età. Ma non hanno fatto nessuna indagine nell’ambiente di lavoro di lei, magari un innamorato deluso, magari un collega arrabbiato…».

ANDREA SEMPIO CHIARA POGGI ALBERTO STASI

 

 

Su Andrea Sempio, Feltri dice che «bisogna essere cauti, soprattutto alla luce dell’esperienza passata. Non lo conosco e non ho seguito nel dettaglio la vicenda che ha portato a individuarlo. Il mio pensiero va solo ad Alberto. Che si è fatto 14 anni di galera da innocente». 

 

(...)

 

 

ANDREA SEMPIO

Massimo Pisa per milano.repubblica.it - Estratti

 

andrea sempio

(...) Gli elementi su Andrea Sempio, amico della ristretta cerchia del fratello minore di Chiara, Marco Poggi, non si limitavano al solo dna prelevato di nascosto da una tazzina e una bottiglietta utilizzate al bar.

 

Altri potenziali indizi abbracciavano le tre telefonate effettuate dal giovane verso il telefono di casa Poggi tra il 7 e l’8 agosto, con l’amico già in vacanza in Trentino; i tabulati del cellulare che fissavano la presenza del 19enne a Garlasco in orari compatibili con l’omicidio; i capelli sul lavandino della villetta e le impronte di dita e sangue sulla porta, mai analizzate; infine lo scontrino di un parcheggio conservato a mo’ di alibi — ore 10.18 di quel maledetto 13 agosto 2007 — ed esibito ai carabinieri da Sempio nell’ottobre 2008 con zelo ritenuto sospetto.

 

Si ventilò l’ipotesi che quel 19enne timido e meticoloso avesse tentato un approccio con la 27enne sorella dell’amico, in quella villetta frequentata per giocare ai videogame con Marco. Il procuratore aggiunto Mario Venditti, tenace sostenitore della colpevolezza di Stasi, intercettò e interrogò Sempio, convocò vecchi e nuovi testimoni, in un fascicolo non privo di spunti. Che però non convinsero i pm, che bocciarono in meno di tre mesi il “maldestro tentativo” dell’istanza difensiva, smentendo la correttezza scientifica di quella comparazione tra dna.

CHIARA POGGI GARLASCO

 

Non meno sprezzante, appena otto giorni dopo, fu l’archiviazione del gip Fabio Lambertucci. La vicenda andò in sonno fino all’estate 2020 quando l’avvocata Laura Panciroli, nuova legale di Alberto Stasi, presentò richiesta di revisione del processo alla Corte d’Appello di Brescia, e un esposto per la riapertura del caso recapitata di nuovo a Pavia. Citava una nota di tredici pagine firmata dal Comando milanese dei carabinieri, lambiti nel frattempo da uno dei tanti rivoli secondari di questa storia.

 

Dubbi concreti sulla verità processuale e (di nuovo) sul dna di Andrea Sempio e le presunte incongruenze delle sue versioni difensive. Forte di un solo atto investigativo, una telefonata a un maresciallo presente nella villetta durante il sopralluogo, l’aggiunto Venditti presentò una severa richiesta d’archiviazione, accolta il giorno dopo dal gip Pasquale Villani. Pressoché scontato, seguirono i “no” di Brescia e della Suprema Corte alla revisione del processo Stasi. Un procedimento “equo”, come ha ribadito l’anno scorso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

 

andrea sempio

E siamo alla convocazione di Andrea Sempio, impiegato in una ditta di telefonia in un centro commerciale, in procura per i prelievi volontari, in calendario domani. A un’ipotesi investigativa concreta, intrapresa dall’organo inquirente deputato, la procura di Pavia, e affidata a un’articolazione di polizia giudiziaria altamente qualificata come il Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, che vanta nella sua storia recente una soluzione di casi di omicidio prossima al 100%. E che si è assunta il rischio di riscrivere la storia.

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