
TUTTO FA BRODO PUR DI RAGGIUNGERE IL 5% DEL PIL IN SPESE MILITARI E ACCONTENTARE TRUMP – IL GOVERNO ITALIANO VUOLE INSERIRE I PORTI NELLA LISTA DELLE INFRASTRUTTURE CHE CONCORRERANNO AL RAGGIUNGIMENTO DELL'OBIETTIVO NATO SUGLI INVESTIMENTI PER LA DIFESA – IL “TRUCCHETTO” PREVEDE DI DESTINARE RISORSE ALLA RISTRUTTURAZIONE E ALL'AMPLIAMENTO DELLE AREE DEDICATE ALLA COSTRUZIONE DELLE NAVI MILITARI E CIVILI – IL VICEMINISTRO LEGHISTA, EDOARDO RIXI: “TRA GLI INVESTIMENTI POTREBBERO RIENTRARE ANCHE LE VIE DI ACCESSO AI PORTI, COME…”
Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”
SPESE MILITARI E PER LA DIFESA
Il governo valuta di inserire i porti nella lista delle infrastrutture che concorreranno al raggiungimento dell'obiettivo Nato sulla spesa per la difesa.
Le interlocuzioni in corso tra Palazzo Chigi, Mit e Difesa sono focalizzate sui bacini di carenaggio già censiti: l'idea allo studio è destinare risorse alla ristrutturazione e all'ampliamento delle aree dedicate alla costruzione e alla manutenzione delle navi.
Non solo. «Tra gli investimenti potrebbero rientrare anche le vie di accesso ai porti, come i corridoi dei trasporti eccezionali, anche per la metalmeccanica italiana», spiega il viceministro delle Infrastrutture, Edoardo Rixi, a Repubblica. Quindi strade e ferrovie. Il tutto confluirebbe in una delle due voci che compongono il target fissato dai leader dei Paesi dell'Alleanza atlantica.
All'aumento della spesa per la difesa fino al 3,5% del Pil entro il 2035 si affianca infatti un incremento aggiuntivo, pari all'1,5% del prodotto interno lordo, riservato alle cosiddette attività dual use (doppio utilizzo ndr), in ambito civile e militare. È proprio all'interno di quest'ultimo perimetro che il governo intende collocare gli investimenti da realizzare negli scali portuali.
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L'analisi in corso è concentrata su una mappa. Raffigura 23 bacini, da Nord a Sud. Dodici superano i 250 metri di lunghezza, gli altri sono più piccoli. Le città candidate a ospitare i lavori sono Genova, Monfalcone, Ancona e Palermo.
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Gli investimenti per i bacini confluirebbero nella lista che comprende già le caserme, i centri di comando e altri beni strumentali della Difesa. Oltre alle questioni contabili sul fronte degli impegni assunti con la Nato, i nuovi cantieri permetterebbero all'Italia di avere bacini superiori ai 400 metri e ridurre così il gap di competitività con Paesi come la Francia, che conta un numero maggiore di arsenali. […]