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FIUMICINO, L'ITALIA CHE NON DECOLLA - DOPO IL ROGO SALTANO 4 VOLI SU 10: L’ENAC BLOCCA LE PARTENZE IN POLEMICA PER IL SEQUESTRO DELL'AREA D'IMBARCO: “5 DITTE PRIVATE DICONO CHE NON CI SONO VELENI NELL’ARIA”

1. ROGO A FIUMICINO, SALTANO 4 VOLI SU DIECI

Valeria Costantini per il “Corriere della Sera”

 

FIUMICINOFIUMICINO

Voli ridotti e operatività limitata al 60% per l’aeroporto di Fiumicino. Ad oltre un mese dal devastante incendio che il 7 maggio ha mandato in fumo mezzo Terminal 3, lo scalo romano è costretto alla resa. A stabilire la riduzione dei collegamenti è stato l’Enac, l’Ente nazionale aviazione civile, in risposta alle richieste della società di gestione Aeroporti di Roma per evitare la congestione totale.

 

La disposizione — che prevede anche la chiusura dell’area partenze del T3 — sarà però messa in atto gradualmente, per non creare troppi disagi a passeggeri e compagnie aeree: un provvedimento scattato «per garantire la sicurezza, considerata l’impossibilità di utilizzare tutte le infrastrutture dello scalo in seguito al rogo». La riduzione al 60% entrerà in vigore a partire dalla mezzanotte di venerdì 12 giugno 2015, ovvero dalle ore 00:01 di sabato 13 giugno e riguarderà soprattutto i voli domestici mentre non verranno toccati gli intercontinentali. 
 

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È stato lo stesso prefetto di Roma, Franco Gabrielli, a chiedere al presidente di Enac, Vito Riggio, che l’operatività scendesse in modo graduale. «Il provvedimento iniziale preso dalla direttrice dell’aeroporto, Patrizia Terlizzi, prevedeva l’immediata riduzione ma il prefetto ci ha chiesto di spalmarla in un paio di giorni e lo faremo», ha spiegato Riggio. «Naturalmente è un rischio, con questa situazione di affollamento anche in 48 ore può succedere un casino. Ma così non si può lavorare, con un sequestro di un molo che era perfetto, appena ripulito». 
 

L’Enac si riferisce non solo alle ripercussioni dovute alla carenza di infrastrutture bruciate ma anche al sequestro del Molo D, scattato il 26 maggio per ordine della Procura di Civitavecchia. L’area imbarchi sigillata era stata riaperta solo una settimana prima. Il procuratore Gianfranco Amendola e il pm Valentina Zavatto avevano fatto scattare i sigilli alla zona per verificare le misure di sicurezza messe in atto e accertare l’eventuale presenza di sostanze tossiche sprigionatesi dal rogo: l’ad di Adr, Lorenzo Lo Presti, è indagato per «violazione della normativa sulla sicurezza dei lavoratori». 
 

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Le analisi effettuate dall’Arpa Lazio, su richiesta della Asl, avevano rilevato una sospetta presenza di diossina. I risultati erano stati inviati all’Istituto Superiore di Sanità: la prima valutazione aveva cautamente escluso un «aumento di rischi per la salute» per passeggeri e lavoratori. Ulteriori test sono stati effettuati allo scalo ma la relazione finale arriverà il 15 giugno. E senza certezze sull’assenza di pericoli per la salute, i magistrati non intenderebbero dissequestrare l’area. 
 

Riggio da giorni paventava l’ipotesi di un taglio dei voli a Fiumicino, con il rischio di caos, code e ripercussioni economiche: aveva già chiesto alla Procura il dissequestro dei 16 gate off limits . «Abbiamo almeno cinque ditte private che ci hanno attestato l’assenza di sostanze pericolose ma l’inefficiente sanità pubblica ci sta mettendo un mese per analizzare l’aria», accusa il presidente dell’Enac. «Intanto, però, un intero aeroporto rischia di andare in tilt».

 

Il flusso giornaliero dei giorni scorsi ha toccato picchi di 130 mila viaggiatori ma, con l’estate, si prevede di toccare quota 150 mila. Le compagnie aeree intanto, allarmate per la riduzione di operatività, sono già corse ai ripari: Alitalia, rammaricandosi «degli eventuali disagi, non imputabili al suo operato», ha fatto sapere che sposterà il check-in dei voli nazionali, internazionali e intercontinentali al T1. I sindacati invece ricordano gli oltre 200 lavoratori che, dal 7 maggio in poi, hanno accusato malori.

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«La decisione di Enac è l’ennesima conferma di quello che abbiamo denunciato in queste settimane», ha sottolineato la Cub Trasporti. «Il Terminal 3 non è sicuro ed è un comportamento irresponsabile continuare a tenerlo in funzione senza che vi siano certificazioni sulle reali condizioni dell’aria. Prima occorre una bonifica di tutta l’area e poi si potrà riprendere l’attività». 
 

2. LA METAFORA DI UN PAESE CHE RESTA A TERRA

Antonella Baccaro per il “Corriere della Sera”

 

Benvenuti in Italia. Dove è possibile che l’aeroporto della Capitale, hub della neonata alleanza Alitalia-Etihad, nel pieno degli arrivi estivi, debba rinunciare, dall’alba di sabato prossimo, al 40% dei voli per il sequestro del molo interessato dall’incendio di un mese fa.

 

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Non è un bel biglietto da visita per un Paese il cui turismo è già messo a rischio dal massiccio arrivo dei barconi degli immigrati sul litorale Sud. Ancora una volta siamo in pieno «gioco del cerino», con i soggetti che dovrebbero dire l’ultima parola sulla qualità dell’aria al molo dove si è verificato l’incendio, che si rimpallano la responsabilità del verdetto, di fatto facendo perdurare il sequestro. In gioco ci sono milioni, quelli che lo scalo continuerebbe a perdere se restasse parzialmente chiuso.

 

Gli interessi in campo sono chiari: la salute e la sicurezza da una parte, gli interessi economici dall’altro, nessuno deve sottrarsi alle proprie responsabilità. Nel caso ci fossero ancora ragioni di natura sanitaria che impediscano il pieno recupero dell’aeroporto di Roma, lo si dica senza perdere altro tempo.

 

Altrimenti si consenta allo scalo di ripartire. Se è vero che il virus che tiene in ostaggio l’Italia è l’«opzione zero», come suggerisce un recente pamphlet a firma di Francesco Delzio, bisogna rompere quel circolo vizioso di chi decide di non decidere per non assumersi responsabilità. Se si vuole cambiar verso, si parta da qui. O il Paese resterà a terra. 

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