daniela santanche dimissioni - frasi osho vignetta

I GUAI PER LA SANTANCHÈ NON FINISCONO PIÙ – È FALLITA ANCHE “BIOFOOD”, SOCIETÀ DELLA PICCOLA GALASSIA DEL BIO “KI GROUP”. ORA RISCHIANO DI CADERE ANCHE LA QUOTATA “BIOERA” E “VERDEBIO” – “BIOFOOD” CROLLA SOTTO IL PESO DI 6 MILIONI DI EURO DI DEBITO CON AMCO, LA CONTROLLATA DEL MEF CHE GESTISCE I CREDITI DETERIORATI – PER LA MINISTRA DEL TURISMO, L’ENNESIMA TEMPESTA, DOPO LE INDAGINI PER LA PRESUNTA TRUFFA AI DANNI DELLO STATO E IL FALSO IN BILANCIO DI VISIBILIA…

Estratto dell’articolo di Monica Serra per www.lastampa.it

 

daniela santanche conferenza programmatica fdi pescara

Dopo Ki group srl, arriva anche il fallimento anche Biofood. È un’altra società del piccolo colosso del bio che […] rilevato da Daniela Santanchè con l’ex compagno Canio Mazzaro, poi finito sotto la lente della procura di Milano.

 

Le due pronunce di liquidazione giudiziale potrebbero non restare isolate. A rischio ora ci sono la quotata Bioera […] e Verdebio, con sede nel Biellese, dopo il licenziamento collettivo dei dipendenti avviato il 30 aprile a causa della “perdurante situazione di crisi aziendale”. Così, dall’oggi al domani, senza un giorno di preavviso, tanto che ora alcuni di loro, con l’avvocato Davide Carbone, sono già sul piede di guerra.

 

Una tempesta, l’ennesima, che potrebbe travolgere la ministra del Turismo, già colpita dalle indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf sulla presunta truffa ai danni dello Stato con la cassa integrazione Covid e il falso in bilancio in Visibilia.

 

mazzaro di bioera

Per la sua “creatura”, […] Santanchè è riuscita a evitare fino a oggi il fallimento che poteva costarle l’accusa di bancarotta fraudolenta. Nel caso del gruppo del bio, il tentativo di salvataggio invece non sta riuscendo. E una dopo l’altra, le società stanno cadendo, rischiando di travolgere anche lei.

 

Costituita il 19 novembre del 2010, nel 2011 Biofood si era già caricata gli oltre 5 milioni di euro di debito che la quotata Bioera (oggi a rischio fallimento) aveva con Mps, nel tentativo di risanarla. Lo ha fatto tramite un aumento di capitale di Bioera pari al debito, garantito dalle azioni appena sottoscritte.

 

DANIELA SANTANCHE

È riuscita a spuntare dalla banca senese una rateizzazione molto favorevole, con prima scadenza ben otto anni più tardi, nel 2019. Il tempo è passato ma Biofood – che ha visto alternarsi nella carica di amministratore unico la ministra Santanchè (tra il gennaio del 2015 e l’ottobre del 2019) e il suo ex Mazzaro – non ha pagato un euro.

 

I crediti deteriorati di Mps – che nel frattempo con gli interessi avrebbero sfiorato quota 10 milioni – sono stati acquisiti da Amco, la controllata del ministero dell’Economia che ha provato a riscuoterli e alla fine ha trascinato Biofood davanti al Tribunale con una istanza di fallimento a cui però alla fine ha rinunciato.

 

bioera

Sono così intervenuti la procuratrice aggiunta Laura Pedio con i pm Maria Giuseppina Gravina e Luigi Luzi a chiedere la liquidazione giudiziale. Biofood, assistita dall’avvocato Fabio Cesare, ha provato a prendere tempo, ha tentato la strada del concordato in bianco e ha offerto ad Amco 600 mila euro a fronte del debito di 6 milioni, ma l’accordo non è stato trovato.

 

E la stessa società ha aderito […] alla richiesta della procura. […] i giudici, la settimana scorsa, ne hanno dichiarato il fallimento perché di fatto si tratta di una “holding di partecipazione” che “non ha nulla nell’attivo”.

 

Mentre la difesa solleva dubbi sulla possibilità che il credito di Amco alla fine venga accolto, mercoledì un nuovo match si gioca per Bioera, davanti ai giudici che hanno rifiutato la proroga delle misure di protezione della quotata, scadute il 27 febbraio.

 

daniela santanche e canio mazzaro

E nonostante un nuovo investitore, Hara immobiliare, si sia fatto avanti offrendo dal nulla un finanziamento 3,6 milioni di euro. A garanzia della caparra confirmatoria da 360 mila euro che Hara ha versato al notaio e Bioera (con un passivo di 6,8 milioni di euro) voleva rilevare per pagare le spese correnti, la società ha offerto parte del ricavato dell’eventuale vendita dei quadri e delle opere d’arte di sua proprietà.

 

Una mossa bocciata dall’ausiliario nominato dal Tribunale, perché in grado di generare “prededuzione” cioè di danneggiare i creditori in caso di fallimento. Così, rifiutando il rinnovo delle misure di protezione, i giudici hanno paventato il rischio di una truffa ai creditori. Un assist per i pm che sono tornati a chiedere la liquidazione giudiziale della società. Ma in udienza l’avvocato Cesare ha lamentato una “disparità di trattamento” rispetto alla procura che conosceva il contenuto del provvedimento a lui appena notificato. Per studiarlo ha chiesto tempo, e i giudici glielo hanno concesso. Fino a mercoledì, quando si torna in aula per la battaglia finale.

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