incendio a fiumicino

FIUMICINO IN FIAMME, MANAGER IN PROCURA - I PM DI CIVITAVECCHIA STRINGONO PER FARE LUCE SUL ROGO: VOGLIONO CAPIRE DAI VERTICI ADR COME È POSSIBILE CHE IL FUOCO PARTITO DA UNO SGABUZZINO ABBIA BRUCIATO TUTTO IL TERMINAL

1 - ROGO DI FIUMICINO: IN AEROPORTO, LA SFILATA DEI MANAGER. LA PROCURA VUOLE SENTIRE I VERTICI DI FIUMICINO

Alessandro Capponi e Rinaldo Frignani per “Il Corriere della Sera – Roma”

 

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La svolta nelle indagini sull’incendio al Terminal 3 di Fiumicino potrebbe essere vicina. Fra martedì e mercoledì 13 la procura di Civitavecchia sentirà i vertici dello scalo aereo coinvolto dal rogo la notte del 6 maggio per chiarire cosa sia accaduto in quelle drammatiche ore e se fossero state adottate tutte le misure di sicurezza per impedire che avvenisse un fatto del genere.

 

Non si escludono colpi di scena nei prossimi giorni perché gli inquirenti, coordinati dal procuratore Gianfranco Amendola, vogliono capire come sia stato possibile che un edificio enorme come il T3 sia andato quasi completamente distrutto in così poco tempo. Il film di quella drammatica notte sarebbe stato ultimato dalla procura proprio grazie alle numerose registrazioni video degli impianti di sorveglianza piazzati dappertutto a Fiumicino. E anche in questo modo sarebbero state individuate numerose carenze proprio nei sistemi di sicurezza di quella parte dello scalo.

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Insomma, a dieci giorni dall’incendio che ha prima paralizzato e poi ridotto per un certo periodo l’attività del Leonardo da Vinci le indagini puntano con decisione su chi aveva il compito di prevenire. In attesa della relazione del Nucleo investigativo antincendi dei vigili del fuoco, in procura è intanto arrivata quella della Polaria di Fiumicino e della polizia scientifica. Dal documento si evince che il rogo è partito da un locale di servizio del bar da dove è poi scattato l’allarme alle 24.06.

 

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Uno stanzino adibito anche a spogliatoio nel quale, secondo gli investigatori - guidati dal dirigente Antonio Del Greco - c’erano un condizionatore portatile, la centrale dell’impianto fisso dell’aria condizionata e il motore di quello di refrigerazione del bar. Potevano stare nello stesso posto? Possibile che non sia scattato alcun allarme prima che il fuoco si manifestasse con l’esplosione della griglia del condotto? E le fiamme da cosa potrebbero essere state alimentate? Domande alle quali potranno rispondere i periti nominati dalla procura. 

 

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Intanto però gli inquirenti più che sentire gli operai, almeno un paio, che nella serata che ha preceduto l’incendio si recarono in quello sgabuzzino - locale tecnico E09 - per affrontare un problema di surriscaldamento, si starebbero concentrando su chi potrebbe non aver vigilato.

 

E sono in corso accertamenti anche per stabilire se porte tagliafuoco e porte antincendio - che non comparirebbero nella struttura - fossero o meno previste dal progetto e dalle successive modifiche del terminal oppure rientrassero fra le deroghe sulle aerostazioni valide fino al 2016. Su questo punto qualche giorno fa era intervenuto il deputato Pd Michele Anzaldi che in un’interrogazione al ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, aveva chiesto di «verificare se corrisponda al vero che alcune aree dell’aeroporto Leonardo Da Vinci siano prive delle autorizzazioni previste dalla normativa europea e vedano garantita l’operatività solo grazie a delle deroghe che le classificano come aree cantierabili». 

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2 - FIUMICINO. ANZALDI: CHIAREZZA SU CANONI SUB-CONCESSIONE A NEGOZI

(DIRE) - "Occorre fare chiarezza sui contratti che intercorrono tra lo Stato e le societa' di gestione dei servizi aeroportuali anche in riferimento ai contratti di sub concessione che vengono stipulati tra le societa' di gestione degli aeroporti e gli esercizi e le attivita' economiche che si trovano all'interno dell'aerostazione".

 

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Lo chiede Michele Anzaldi, deputato del Partito democratico in una interrogazione parlamentare ai ministri delle Infrastrutture, Graziano Delrio, e dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in riferimento all'incendio al Terminal 3 di Fiumicino. "Il rapporto presenta spesso evidenti sproporzioni con i canoni pagati dagli esercizi commerciali, in regime di sub concessione, di gran lunga piu' elevati rispetto al canone di concessione stabilito dal Demanio tant'e' che il rapporto, a volte, risulta essere di 1 a 20 con evidenti ripercussioni negative a danno dello Stato- spiega Anzaldi- Questo sistema ha quindi ripercussioni assolutamente negative non solo nel rapporto tra canone e concessioni dal punto di vista del Demanio ma anche nell'ambito della sicurezza e delle economie che vengono applicate dagli esercizi all'interno degli aeroporti  per il contenimento dei costi".

 

Per questo, "si chiede di conoscere se e quali iniziative il Governo intenda adottare per una operazione di trasparenza nel regime dei contratti stabiliti tra demanio e societa' di gestione degli aeroporti nonche' per quanto riguarda i canoni applicati a loro volta dalle societa' di gestione nei confronti degli esercizi e della attivita' commerciali presenti nelle aerostazioni al fine di fare luce su possibili speculazioni e zone d'ombra che possono ripercuotersi negativamente anche sotto il profilo della sicurezza degli impianti aeroportuali", conclude il deputato Pd.

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