carcere prigione

CERCARE GIUSTIZIA E FINIRE GIUSTIZIATI - LO STATO HA PAGATO 46 MILIONI IN UN ANNO PER INGIUSTE DETENZIONI ED ERRORI EVIDENTI (MA I MAGISTRATI NON PAGANO MAI?) - ENRICO COSTA DI "AZIONE" RILANCIA LA PROPOSTA DI LEGGE PER SOTTOPORRE AL PROCESSO DISCIPLINARE I MAGISTRATI CHE HANNO SBAGLIATO NON HANNO MAI SUBITO CONSEGUENZE DI CARRIERA O DISCIPLINARI…

Liana Milella per "la Repubblica"

ingiusta detenzione 9

 

Sono tanti 46 milioni di euro. Ci si potrebbe costruire un super tecnologico palazzo di Giustizia. E invece lo Stato, nell' anno della pandemia 2020, è stato costretto a spenderli per riparare il danno che deriva dalle "ingiuste detenzioni" e dagli "errori giudiziari". Quasi 37 milioni per chi è finito in cella e ha potuto dimostrare, sentenza alla mano, che non avrebbe dovuto andarci. E altri 9 milioni per gli evidenti sbagli commessi dalla giustizia.

 

Repubblica anticipa i dati scoperti da Enrico Costa di Azione, elaborati dal gruppo "Errori giudiziari.com" di Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone. Sui quali Costa ripropone la proposta di legge, che sarà discussa già mercoledì 14 aprile nella commissione Giustizia della Camera, «per sottoporre al processo disciplinare quei magistrati, sia il pm che il giudice, che hanno sottoscritto e dato il via libera alle manette agli innocenti».

ingiusta detenzione 5

«Dal 1991 al 2020 lo Stato ha speso 870 milioni di euro per riparare 29.659 casi di errori giudiziari e ingiusta detenzione» documentano Lattanzi e Maimone. E Costa chiosa: «Per gli arresti di persone innocenti ha pagato, e profumatamente, solo lo Stato. I magistrati che hanno sbagliato non hanno mai subito conseguenze di carriera o disciplinari. Questo è profondamente sbagliato».

 

ingiusta detenzione 3

E snocciola le azioni disciplinari per ingiusta detenzione, traendole dalle relazioni dell' ex ministro Alfonso Bonafede: «Nel triennio 2017-2019, su 3mila casi di ingiusta detenzione, le azioni disciplinari sono state 53, con sole 4 censure e 9 assoluzioni, mentre 31 casi sono tuttora in itinere». E sollecita il voto sulla legge: «Uno Stato serio deve verificare se i magistrati hanno sbagliato, come avviene per un medico che ha ucciso un paziente o un ingegnere che ha visto crollare un palazzo per colpa dei suoi calcoli errati».

 

Costa è un super garantista, ed è noto.

 

Nel suo studio, appesa alla parete, c' è tuttora la lettera - datata 30 agosto 1983 - che Enzo Tortora, su un foglio di carta a quadretti ormai ingiallito, mandò a suo padre Raffaele che all' epoca, per il Partito liberale, era sottosegretario all' Interno. In cui parlava «di questa spazzatura umana lasciata a fermentare, nei bidoni di ferro delle carceri, piene di disperati, di non interrogati, di sventurati, e di, come me, innocenti».

 

ingiusta detenzione

Adesso, assieme a Lattanzi e Maimone, Costa commenta le tre tabelle su errori giudiziari e ingiuste detenzioni. Ecco i 9,1 milioni di euro pagati dallo Stato dopo le sentenze che hanno riconosciuto l' esistenza di un manifesto errore giudiziario: due casi a Catania per 4 milioni, due a Catanzaro per 2,6 milioni, uno a Roma per 1,9. Poi la lunga tabella dei rimborsi per le ingiuste detenzioni. Ben 101 casi a Napoli per 3 milioni; 90 a Reggio Calabria per quasi 8 milioni, 77 a Roma per 3,5 milioni, mentre Palermo, con 46 casi, è terza nella classifica dei rimborsi con 4,4 milioni. Ma ecco ancora 77 casi di Salerno (3,5 milioni), 68 a Bari (3,2 milioni), 66 a Catanzaro (4,5 milioni).

 

enrico costa

Dati che andrebbero considerati come sottostimati perché può ottenere il riconoscimento per l' ingiusta detenzione solo chi, dopo una condanna definitiva, fa domanda alla Corte di appello e in caso di bocciatura ricorre anche in Cassazione. Appena reduce dal dibattito alla Camera sulla presunzione di innocenza Costa parla di «30mila persone messe in carcere ingiustamente dal 1992, uno stadio di calcio, con 30mila famiglie in sofferenza. Queste persone sono state considerate presunte innocenti? ». Da qui la prossima battaglia sulle responsabilità dei magistrati, pm o giudici che siano.

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