CAPACI DI TUTTO - IN SICILIA SGOMINATA UNA GANG CON CAMPIONESSA RUSSA DI VELA CHE RAPIVA BIMBI CONTESI DAI GENITORI SEPARATI IN TUTTO IL MONDO

Da corrieredelmezzogiorno.it

Un traffico internazionale di minori, finalizzato al «recupero» di bimbi contesi tra genitori separati: i sequestri dei piccoli avvenivano in diversi Paesi, ma la base logistica dell'organizzazione criminale era a Capaci, nel Palermitano. È quanto ha scoperto l'inchiesta «Caronte» della Dda di Trapani, che ha portato stamane all'esecuzione di sette ordinanze di custodia cautelare da parte dei carabinieri della compagnia di Carini, insieme ai militari del gruppo di Palermo e dei comandi provinciali di Brescia e Trapani.

L'organizzazione avrebbe operato in Tunisia, Cipro, Egitto, Libano, al fine di "recuperare" minori contesi tra genitori, con la pianificazione, organizzazione ed esecuzione di veri e propri sequestri di persona, spesso con l'uso della violenza. Secondo quanto emerge dall'inchiesta, per riuscire a sequestrare i bimbi, si usavano anche armi, fascette immobilizzanti, spray urticanti, sostanze narcotizzanti e persino un taser.

Gli arrestati sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al compimento di vari reati tra cui tratta di persone; sequestro di persona e sottrazione e trattenimento di minore all'estero. Il reato associativo è aggravato dal fatto che l'organizzazione era impegnata in attività criminali in più di uno Stato. L'indagine è coordinata dal pm Geri Ferrara. A firmare gli arresti il gip Nicola Aiello.

COINVOLTA UN'EX ATLETA RUSSA
Tra le persone coinvolte, e arrestate, c'è anche un'ex atleta russa, vincitrice di medaglia di bronzo nella vela alle olimpiadi di Seul 1988, titolare di società di noleggio barche di lusso di Palermo. L'inchiesta «Caronte» è partita dall'incendio dell'albergo Portorais a Cinisi a due passi dall'aeroporto Falcone Borsellino che si è verificato la notte tra il 28 e 29 maggio. Un incendio doloso che ha distrutto la struttura che era chiusa da qualche anno.

Nel corso delle intercettazioni i carabinieri hanno ricostruito l'organizzazione e il ruolo giocato dall'atleta Larysa Moskalenko che oltre ad essere la compagna del titolare dell'albergo gestisce un'agenzia di noleggio di barche di lusso. Sarebbe stata lei a mettere a disposizione imbarcazioni e skipper per la tratta dei minori. L'ucraina, anche lei arrestata all'alba di oggi, avrebbe addirittura chiamato un ex generale delle Forze Armate russe per avere delle mitragliette in dotazione. È uno dei retroscena che emerge dall'operazione «Caronte».

LA MENTE «NORVEGESE»
La mente del gruppo sarebbe invece un norvegese, chi avrebbe organizzato i traffici uno svedese. Loro avrebbero utilizzato come base la zona di Capaci e la logistica messa a disposizione dall'ex olimpionica di vela nata in Ucraina, ma da anni trapiantata in Sicilia. Dietro l'attività di una società di sicurezza norvegese denominata «ABP World Group» si celava dunque una vera e propria tratta di bimbi.

La società, munita tra l'altro di sito internet ufficiale, è risultata essere, hanno spiegato gli inquirenti, «né più né meno che «un vero e proprio sodalizio di contractors, per la maggior parte veterani dei corpi speciali delle Forze Armate di mezzo mondo, disposti a mettere le proprie capacità operative al servigio di chiunque fosse disposto a pagarli abbastanza profumatamente».

Quando l'operazione riguardava bambini contesi, hanno spiegato i pm, «la società si curava di organizzare vere e proprie missioni paramilitari in cui si prevedeva la ricognizione dei luoghi, in cui i bambini erano trattenuti da uno dei genitori, e l'organizzazione dell'operazione di ''recupero'', che si circostanziava in veri e propri sequestri di persona con l'utilizzo di mezzi, attrezzature e spesso armi reperite dai referenti in vari Paesi del mondo».

IL «RECUPERO« DEI BAMBINI
Per ogni rapimento, il punto di partenza era sempre lo stesso: il divorzio di una coppia costituita da coniugi di differenti nazionalità e la conseguente decisione sull'affidamento dei figli. Dal momento in cui il giudice affidava la prole ad uno dei genitori (generalmente a quello avente la stessa nazionalità del giudice adito), la parte soccombente, per evitare il drammatico distacco, decideva di lasciare il Paese ospitante portando con se il figlio, contravvenendo alla decisione delle autorità.

Era a questo punto, quindi, che il genitore legittimato ad avere l'affidamento si rivolgeva all'ABP World», accettando di pagare decine e decine di migliaia di euro e di mettere in pericolo la vita del figlio stesso (date le modalità del ''recupero'') pur di riavere con se al più presto il bambino, senza ricorrere alle vie ufficiali evidentemente troppo lente, difficoltose o dall'esito incerto. Il modus operandi era pressoché sempre lo stesso e consisteva nel sequestro del minore dall'abitazione dove si trovava e nel successivo trasporto - mediante imbarcazioni ad elevatissime prestazioni nell' Europa continentale, facendo scalo in Sicilia.

È stato possibile ricostruire che all'inizio di ottobre 2012 ebbe luogo la prima operazione su cui si è basata l'indagine: gli indagati, «servendosi di un'imbarcazione condotta da uno skipper di Mazara del Vallo, che in quell'occasione si dimostrò pronto a corrompere le autorità di frontiera tunisine, pur di evitare controlli indesiderati, si recarono a Port el Kantaoui, località turistica della Tunisia, dove rapirono un bambino che poi ricondussero a Palermo, e, quindi, in Norvegia».

 

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