
“MO' IL COLLEGA TUO INVECE DI PRENDERSI MILLE EURO, QUELL’INFAME, SI PRENDE DUEMILA EURO” – LE INTERCETTAZIONI AI DETENUTI DEL CARCERE DI PRATO RIVELA IL GIOCO SPORCO DI ALCUNI AGENTI DELLA POLIZIA PENITENZIARIA E IL LORO “LISTINO PREZZI” PER FARE ENTRARE GLI SMARTPHONE IN CARCERE: “QUELLO DUEMILA EURO SI PRESE TRE TELEFONI, HA AUMENTATO IL PREZZO” – DALLE CONVERSAZIONI GLI INQUIRENTI HANNO SCOPERTO CHE ALCUNI AGENTI, ANCHE QUANDO SORPRENDEVANO I DETENUTI A PARLARE AL TELEFONO SI VOLTAVANO DALL’ALTRA PARTE, FACENDO FINTA DI NON VEDERE E NON SENTIRE…
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TELEFONI, SMARTWATCH, DROGA E PERFINO UN ROUTER PER CONNETTERSI A INTERNET: NEL CARCERE DI PRATO...
Estratto dell’articolo di Antonella Mollica per il "Corriere della Sera"
«Hai capito cosa gli ha detto? Li ha portati nella valigia i telefonini». La conversazione viene intercettata in una cella del reparto Alta sicurezza del carcere di Prato. È l’11 gennaio scorso, nelle celle che ospitano i reclusi per reati di mafia, camorra, ‘ndrangheta, oltre a esponenti di rilievo della criminalità albanese e cinese, è appena scattata una perquisizione a tappeto che ha portato alla luce dieci telefoni clandestini.
Sono tre detenuti napoletani, quelli che sembrano i padroni della sezione, a commentare tra loro la retata inattesa: «Mo aumenta il prezzo», si lamentano non immaginando di essere intercettati. Poi uno di loro rivolgendosi probabilmente a un agente dice: «Mo il collega tuo invece di prendersi mille euro, quell’infame, si prende duemila euro». «Quello duemila euro si prese tre telefoni, ha aumentato il prezzo». E un altro: «Appuntà a me si sono presi 5 mila euro, 2 mila euro lo pagai io». Una settimana dopo il blitz in carcere saranno loro a trovare e consegnare agli agenti la microspia che li stava intercettando nella cella.
SMARTPHONE INTRODOTTI ILLEGALMENTE NEL CARCERE DI PRATO
Quei dialoghi registrati dagli investigatori nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Prato sembrano indicare che nel carcere della Dogaia c’era un vero e proprio tariffario per fare entrare i telefoni cellulari grazie alla complicità di alcuni agenti della polizia penitenziaria. Cellulari che arrivavano a destinazione seguendo diversi percorsi: con le fionde, dentro palloni lanciati dall’esterno e poi recuperati dai detenuti che avevano maggiore libertà di movimento, ma soprattutto dentro le valigie inviate dai familiari. […]
Per un «carico» perso tanti altri sono arrivati dove dovevano arrivare, visto che nell’arco di un anno sono stati sequestrati quasi 40 telefoni, dieci solo nel giorno della perquisizione a sorpresa. Il sospetto degli inquirenti, guidati dal procuratore capo Luca Tescaroli, che da un anno stanno indagando sul carcere senza controlli, è che la via di accesso preferenziale per i telefoni fosse l’ufficio chiamato casellario, il deposito del carcere dove vengono stoccati plichi postali e tutti gli oggetti destinati ai detenuti. […]
Uno dei sei agenti indagati per corruzione lavorava proprio in quello che viene considerato il punto nevralgico dell’istituto penitenziario. Gli inquirenti stanno cercando adesso tutta la documentazione di quell’ufficio dal momento che dovrebbero esserci le segnalazioni delle anomalie rilevate.
SMARTPHONE INTRODOTTI ILLEGALMENTE NEL CARCERE DI PRATO
Dalle intercettazioni di alcuni telefoni clandestini gli inquirenti hanno scoperto che alcuni agenti, anche quando sorprendevano i detenuti a parlare al telefono si voltavano dall’altra parte, facendo finta di non vedere e non sentire. A raccontarlo ai familiari sono gli stessi detenuti. «È entrato un agente che mi doveva consegnare una lettera — dice al telefono un detenuto parlando con la moglie —, meno male che mi sono messo sotto le coperte ma mi ha visto al cento per cento». […]
«Qua possiamo parlare tranquillamente — è la frase intercettata un anno fa durante un colloquio nel carcere tra un detenuto siciliano e il figlio — qui stiamo anche tre o quattro ore senza guardie».[…]