giuliano tavaroli mino pecorelli giovanni de lorenzo

IL PAESE DEI DOSSIERINI / 2 - DAL CASO MONTESI ALLE 150 MILA SCHEDATURE DEL SERVIZIO SEGRETO MILITARE DEL GENERALE DE LORENZO, FINO AI DOSSIER PUBBLICATI DA “OP” DI MINO PECORELLI - LA CENTRALE PRIVATA D’INTELLIGENCE, COME QUELLA GESTITA DA GIULIANO TAVAROLI, ALL’EPOCA RESPONSABILE DELLA SICUREZZA TELECOM, CHE HA RACCOLTO FINO AL 2005 MIGLIAIA DI DOSSIER ILLEGALI - NEL 2006 EMERGONO EPISODI D’ACCESSO ILLEGITTIMO NELL’ANAGRAFE TRIBUTARIA REALIZZATI DA UOMINI DELLA GUARDIA DI FINANZA, PER ATTINGERE INFORMAZIONI POI UTILIZZATE IN UNA CAMPAGNA DI STAMPA CONTRO ROMANO PRODI - L’UFFICIO GESTITO DA PIO POMPA CON DOSSIER SU MAGISTRATI, POLITICI, INTELLETTUALI, GIORNALISTI, FUNZIONARI DELLO STATO…

Estratto dell’articolo di Lirio Abbate per “la Repubblica”

 

wilma montesi 2

È una Repubblica fondata sul ricatto, a partire dal dopoguerra quando la corsa al vertice della Democrazia cristiana viene giocata dai protagonisti anche a colpi di falsi memoriali. Sullo sfondo, allora, c’era il caso Montesi, la giovane donna trovata morta sul litorale di Torvajanica.

 

Nelle indagini sull’omicidio fu coinvolto anche Piero Piccioni, figlio di Attilio uno dei potenti della Dc. […] Negli anni Sessanta venne la stagione delle 150mila schedature del Sifar, il servizio segreto militare del generale Giovanni De Lorenzo, a carico di persone ritenute politicamente “pericolose”.

 

Giovanni De Lorenzo

Uno di questi dossier era dedicato a Giuseppe Saragat, divenuto nel frattempo presidente della Repubblica. Quella era la stagione del “tintinnar di sciabole” e del “piano solo”, un colpo di Stato sventato. Fino ad arrivare ai lunghi dossier pubblicati dall’agenzia Op del giornalista Mino Pecorelli, informatissimo su ogni aspetto degli uomini delle istituzioni e di chi stava nell’ombra. Per il suo lavoro e per le informazioni che incamerava e spesso pubblicava, è stato ucciso, e il suo omicidio a Roma nel marzo del 1979 non ha ancora un colpevole.

 

GHERARDO COLOMBO

[…] Gherardo Colombo […] disse che le riforme, anche quelle sulla giustizia, «sono ispirate dalla società del ricatto». […] «Nel metabolismo politico-sociale del paese ci sono ancora le tossine dei ricatti possibili e sono queste tossine che consigliano di realizzare le nuove regole della Repubblica non intorno al conflitto, ma intorno al compromesso».

 

La tradizione italiana dello spionaggio e del dossieraggio illegale non si è fermata. Lo abbiamo visto attraverso centrali private d’intelligence, come quella gestita da Giuliano Tavaroli, all’epoca responsabile della sicurezza Telecom, accusato dalla procura di Milano di avere raccolto fino al 2005 migliaia di dossier illegali su uomini politici, imprenditori, banchieri, personaggi pubblici e privati cittadini.

mino pecorelli

 

La struttura aveva stretto rapporti di collaborazione con uomini appartenenti a servizi segreti stranieri e italiani e si era strutturata come una multinazionale dello spionaggio privato che il giudice di Milano definì una «formidabile macchina per manovre e ricatti».

 

Dossier illegali sono stati raccolti anche dentro i tradizionali apparati dello Stato. Nel 2006 emergono episodi d’accesso illegittimo nell’anagrafe tributaria realizzati da uomini della Guardia di finanza, per attingere informazioni poi utilizzate in una campagna di stampa contro Romano Prodi.

 

Ma soprattutto viene scoperto un ufficio che collaborava con il Sismi, in via Nazionale nel centro di Roma, in cui venivano organizzate operazioni d’intossicazione informativa, anche attraverso il rapporto con giornalisti controllati, lusingati o tenuti a libro paga. In quell’ufficio, gestito da un funzionario di nome Pio Pompa, venivano conservati dossier su magistrati, politici, intellettuali, giornalisti, funzionari dello Stato: tutti catalogati come “nemici” dell’allora governo presieduto da Silvio Berlusconi per i quali veniva proposto di “neutralizzare” e “disarticolare”, anche con “eventi traumatici”, queste persone “nemiche”.

 

spionaggio

[…] In un Paese spiato da uomini infedeli alle sue istituzioni, ascoltato da centri illegali e privati di potentissime imprese, giocato da rivelazioni inventate […] appartenervi o esserne a capo significa disporre di […] potere […] […] A Roma è emerso alla fine degli anni Novanta un altro gruppo composto da ex agenti segreti, poliziotti e uomini vicini a Licio Gelli, il quale era riuscito a ottenere illegalmente piani di scorta di personalità, misure di protezione, mappe di località protette, piani di servizi di sicurezza, e poi truffe ed estorsioni ai danni di imprenditori, collegamenti con il mondo della finanza, in particolare quella francese e statunitense. La raccolta di notizie utilizzate per confezionare falsi dossier allo scopo di ricattare personalità come Luciano Violante.

 

tronchetti provera e giuliano tavaroli

E poi c’è l’intelligence deviata. A Napoli la Dia che si occupò di questa inchiesta la chiamò “operazione Nilo”. Venne arrestato un tenente colonnello dei carabinieri, un brigadiere dell’Arma, un maresciallo in servizio al Ros, un imprenditore, un funzionario del ministero del Tesoro. Erano accusati di aver dato vita ad una struttura di intelligence deviata, che serviva ad acquisire informazioni riservate da utilizzare per ricatti e pressioni […] Spaziavano dalle investigazioni illegali, comprese intercettazioni telefoniche, agli accertamenti bancari, all’accesso a fascicoli riservati, alla costruzione di falsi dossier ed all’inquinamento delle indagini. […]

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO