“MAMDANI? SPERIAMO CHE FACCIA IL MEGLIO PER LA CITTÀ, MI PREOCCUPA SOLO L’EVENTUALE REAZIONE DI TRUMP” – JOE BASTIANICH, NATO E CRESCIUTO A NEW YORK, COMMENTA L’ELEZIONE DEL NUOVO SINDACO DELLA “GRANDE MELA”: “QUANDO LA DEMOCRAZIA NELLA TESTA DI TRUMP NON FUNZIONA, LUI INTERVIENE E QUESTO NON VA BENE PER NESSUNO. ORA A LIVELLO ECONOMICO SARÀ UN PESO CHE DOBBIAMO SOPPORTARE TUTTI DI PIÙ, PERCHÉ SICURAMENTE AUMENTERANNO LE TASSE…”
Ospite oggi a Radio2 Stai Serena condotto da Serena Bortone e con Massimo Cervelli, Joe Bastianich, a teatro con lo spettacolo sulla sua vita “Money – Il bilancio di una vita”. A proposito dell’elezione del nuovo sindaco di New York Zohran Mamdani, Bastianich, cresciuto nella Grande Mela, ha commentato: “Io ho votato, ora devo digerire un po’ la situazione. Io sono per l’uguaglianza e la giustizia, anche se ci sono tante cose su cui non sono d’accordo, speriamo che faccia il meglio per la città”.
“Io sono cresciuto a New York negli anni ’70 e ‘80, quando c’era la musica, c’erano gli artisti, la diversità culturale, ora è cambiata tantissimo ed è diventata una città solo per i ricchi, e questo non va bene”, ha proseguito, “Ora a livello economico sarà un peso che dobbiamo sopportare tutti di più, perché sicuramente aumenteranno le tasse.
Ma l’unica cosa che mi preoccupa un po’ è che Trump, che è nato a Queens come me, si metta in maniera forte a gestire una situazione che secondo il suo parere è andata male. Quando la democrazia nella testa di Trump non funziona, lui interviene e questo non va bene per nessuno."
Tornando alla sua infanzia nel Queens ha raccontato: “È stata un’infanzia molto bella, eravamo famiglia umile di migranti con la nonna Erminia sempre a casa, vivevamo un po’ in un piccolo borgo italiano. Ma mi sentivo diverso, parlavamo un’altra lingua, avevamo abitudini e una cultura diversa, e la musica – ascoltandola e poi suonandola - era la mia possibilità di essere uguale agli altri anche se culturalmente eravamo così diversi.
Mia nonna è andata via dall’Istria che non era più Italia, non si poteva parlare italiano o andare in chiesa. Eravamo profughi di guerra, una storia un po’ estrema in cui la mia famiglia ha conosciuto la fame a San Saba, ma in America mia nonna ha avuto una nuova opportunità, e ha creato un futuro per noi e finanziando il mio primo ristorante con 80mila dollari è diventata la mia prima socia”.
“Io ho lavorato strettamente nel business come imprenditore per anni, ma con la tv ho avuto l’opportunità di avere un palco e dare voce al mio lato artistico”, ha spiegato. “Lo spettacolo lo abbiamo chiamato Money perché volevamo suscitare interesse dato che i soldi sono un soggetto un po’ tabù qui in Italia.
In America se hai un amico ricco che sta facendo bene e sta facendo i soldi sei felice per lui e gli vuoi stare accanto per essere contagiato dal successo. Noi siamo molto positivi, qui c’è più gelosia. In America il fallimento non è una cosa personale, non è perché tu hai sbagliato. Se fai prima o poi i fallimenti arrivano, li digerisci e vai avanti. Ma non è letale, così come il successo non è definitivo. È il coraggio di continuare che conta di più”
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JOE BASTIANICH DA BAMBINO



