KOBANE PER I LORO DENTI - CON L’AIUTO DEI RAID USA, I CURDI TURCHI E IRACHENI HANNO MAZZIATO L’ISIS, SCACCIANDOLO DA KOBANE, DOPO 4 MESI DI LOTTA E 1600 MORTI - IL CALIFFO ROSICA E MINACCIA: “AD ALLAH PIACENDO, CI INCONTREREMO A GERUSALEMME E POI A ROMA”

1 - TURCHIA: MIGLIAIA CURDI IN PIAZZA DOPO RIPRESA KOBANE

(ANSA) - Migliaia di curdi sono scesi in piazza a Diyarbakir, capitale del 'Kurdistan turco', questa notte per festeggiare la ripresa da parte delle forze curde della città siriana di Kobane, vicino al confine con la Turchia, attaccata dai jihadisti dell'Isis da quattro mesi.

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Molti curdi turchi aderenti al gruppo armato indipendentista Pkk hanno partecipato alla battaglia di Kobane accanto alle milizie curde siriane e i peshmerga curdi iracheni. I miliziani jihadisti dell'Isis sono stati cacciati ieri dalle loro ultime postazioni nella città, diventata negli ultimi mesi un simbolo della resistenza ai terroristi integralisti del 'califfo' al-Baghdadi, responsabili di atrocità in Siria e Iraq.

 

2 - SIRIA, LA BANDIERA CURDA TORNA A KOBANE - DOPO 4 MESI DI BATTAGLIA E 1600 MORTI LIBERATA LA CITTÀ SIRIANA. L’ISIS MINACCIA L’EUROPA: CI VEDIAMO A ROMA

Maurizio Molinari per “la Stampa

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I jihadisti dello Stato Islamico (Isis) vengono scacciati dalla città siriana di Kobane e reagiscono allo smacco militare lanciando un appello alle cellule in Europa: «Colpite i crociati sul loro territorio, ovunque si trovino, ci incontreremo a Roma». Ad annunciare la svolta nei combattimenti a Kobane è Anwar Muslim, presidente del governo curdo locale: «La città è completamente sotto il controllo delle unità del Ypg - il partito dei curdi siriani - al cui fianco sono intervenuti da ottobre i peshmerga giunti dal Kurdistan iracheno, è una buona notizia per tutta l’umanità».

 

IL RUOLO DELLA COALIZIONE

fumo a kobane in siriafumo a kobane in siria

Ciò implica la fine di quattro mesi di combattimenti durante i quali vi sono state, secondo l’Osservatorio siriano sui diritti umani, almeno 1600 morti, fra i quali 1200 jihadisti. Per i curdi siriani dell’Ypg si tratta di una vittoria ottenuta combattendo casa per casa, grazie al determinante sostegno della coalizione internazionale guidata dagli Usa che solo nelle 24 ore precedenti all’annuncio di «vittoria» aveva lanciato 17 raid. Ma il Comando Centrale delle truppe Usa a Tampa esita a confermare la il successo: «La battaglia continua ma le forze alleate hanno il vento a favore». Sacche di resistenza di jihadisti sarebbero ancora presenti nei quartieri ad Est della città ai confini fra Siria e Turchia.
 

«COLPITE I CROCIATI»

Dimostrazione di donne curde a Sanliurfa, vicino alla citta? siriana di Kobane Dimostrazione di donne curde a Sanliurfa, vicino alla citta? siriana di Kobane

Per l’ex generale Usa John Allen, che coordina la coalizione arabo-occidentale, si profila il primo successo tattico contro il Califfo Abu Bakr al Baghdadi. E a confermare la rabbia di Isis arriva un appello alla jihad in Europa da parte del portavoce Abu Muhammad Al Adnani. «Colpite i crociati nel loro territorio, ovunque si trovino» recita il testo audio diffuso sui siti jihadisti, invitando le cellule e i «lupi solitari» nel Vecchio Continente a «prendere esempio da cosa i nostri fratelli sono riusciti a fare in Canada, Francia, Australia e Belgio».
 

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IL CALIFFO MIRA AD ALEPPO

I recenti attacchi terroristi, sostiene Al Adnani, sono un modello «da seguire per i singoli musulmani». Con un riferimento implicito alla battuta d’arresto subita a Kobane, il portavoce del Califfo aggiunge: «Presto questa nuova crociata sarà sconfitta e dopo, ad Allah piacendo, ci incontreremo a Gerusalemme e poi a Roma, ma prima gli eserciti della croce saranno sconfitti a Dabiq» ovvero una località nel Nord della Siria, nei pressi di Aleppo, dove gli ottomani travolsero i mammelucchi nel 1516.

 

Aleppo si preannuncia dunque come il palcoscenico della prossima offensiva del Califfo. Al Adnani commenta la recente scomparsa del re saudita Abdullah con esaltazioni di gioia: «Che Allah lo precipiti all’inferno e distrugga l’intera dinastia di Saud». Una scelta di termini che fa temere a Riad la reale volontà del Califfo di riuscire a colpire in fretta dentro il territorio dell’Arabia Saudita.

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