paolo borsellino nicola catanese

“MI SALVAI DALLA STRAGE DI VIA D’AMELIO PERCHE’ ALL'ULTIMO CAMBIAI TURNO. VOLEVO FARE UNA SORPRESA ALLA MIA FIDANZATA. A DECIDERE FU IL LANCIO DELLA MONETINA, TESTA O CROCE" – PARLA NICOLA CATANESE, EX CAPOSCORTA DI BORSELLINO – "QUALCHE GIORNO PRIMA DELL’ATTENTATO MI DISSE: 'SONO DISPIACIUTO PER VOI PERCHÉ SO CHE È ARRIVATO L'ESPLOSIVO DESTINATO A ME, E MI DÀ ANGOSCIA PENSARE CHE POSSANO COLPIRE ANCHE VOI" – PERCHE' DOPO CAPACI NON FU MAI ISTITUITO UN DIVIETO DI PARCHEGGIARE DAVANTI ALLA CASA DELLA MAMMA DI BORSELLINO?

Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

manfredi borsellino NICOLA CATANESE

A decidere fu il lancio della monetina, testa o croce. «Uscì croce e chiedemmo il cambio ai colleghi del turno pomeridiano, che arrivarono a Villagrazia di Carini e ci sostituirono. Se invece fosse uscito testa avremmo riaccompagnato noi il giudice Borsellino in via D'Amelio, e il cambio lo avremmo fatto dove c'era l'autobomba. Che sarebbe successo? I colleghi arrivati prima avrebbero notato la macchina sospetta o, com' è più probabile, saremmo morti anche noi?».

 

Il vice-sovrintendente di polizia Nicola Catanese - 59 anni, in servizio da 36, uno dei capiscorta di Paolo Borsellino - se lo chiede da trent' anni. Da quel 19 luglio del 1992 in cui salutò il magistrato nella sua casa sul mare per apprendere, qualche ora dopo, che era stato ammazzato insieme a chi avrebbe dovuto proteggerlo. Poteva toccare a lui, la sorte decise che fossero altri.

 

strage via d'amelio 2

Essendo fuori Palermo dal mattino, c'era la possibilità di attivare lo straordinario (guadagnando qualcosa in più su una busta paga non ricca) e spostare il cambio turno al rientro in città; ma si poteva anche chiedere il rimpiazzo all'orario previsto, fuori Comune. Un'alternativa decisa da una coincidenza: il compleanno della futura moglie di Catanese, nata il 20 luglio, che viveva a Messina come lui.

 

«Io tendevo ad accumulare i turni di riposo - ricorda il poliziotto - per avere qualche giorno in più quando tornavo a casa, e quella domenica avevo deciso di non rientrare. Dunque potevamo rimanere con il giudice fino al ritorno a Palermo. Verso fine mattinata, da una cabina telefonica, chiamai Sofia, la mia fidanzata, e le confermai che non sarei andato, ma si dispiacque. Così pensai di farle una sorpresa e di andare, senza dirglielo. Tornai dai colleghi e dissi: io vorrei smontare, voi che dite? Eravamo in sei, il responso fu tre a tre. A quel punto potevo decidere io, ma per non scontentare nessuno scelsi di affidarmi alla monetina: testa restiamo, croce chiediamo il cambio».

strage via d'amelio 1

 

Croce. Dopo poco, a Villagrazia arrivarono le due pattuglie guidate da Agostino Catalano e Claudio Traina, insieme a Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Antonio Vullo. Tutti saltati in aria con Borsellino tranne Vullo, l'unico superstite della strage di via D'Amelio.

 

Cinque vittime «collaterali» selezionate dal caso, come in una sliding door, di un attentato dato per certo dallo stesso bersaglio. Al punto di preoccuparsi non per sé, ma per i morti che si sarebbe tirato dietro. Come racconta Catanese: «Da qualche giorno lo vedevo nervoso e più preoccupato del solito, così il lunedì precedente la strage gli chiesi se ci fosse qualcosa che non andava. Borsellino mi rispose "Sono dispiaciuto per voi".

Domandai perché e lui aggiunse: "Perché so che è arrivato l'esplosivo destinato a me, e mi dà angoscia pensare che possano colpire anche voi". Io cercai di tranquillizzarlo, poi ne parlai con gli altri colleghi: eravamo tutti coscienti del rischio che correvamo, e decidemmo di continuare a proteggerlo. Con la paura, certo, ma anche con la convinzione di fare una cosa giusta, tentando di farla nel miglior modo possibile. Anche perché il giudice si faceva volere bene, ci trattava sempre con grande rispetto e riguardo, non potevamo abbandonarlo».

 

paolo borsellino e fiammetta borsellino 2

Le sirene quasi sempre accese, la tensione al massimo in ogni spostamento, l'attenzione ai minimi particolari, nella consapevolezza che non tutti i pericoli si potessero evitare: «Il giudice doveva continuare a fare la sua vita. Non sempre, ad esempio, poteva aspettare che arrivasse la seconda macchina di scorta prima di muoversi da casa».

 

Accadde pure alla vigilia della strage, il pomeriggio del 18 luglio. «Mi comunicò che doveva andare dalla madre, era con un'altra persona, probabilmente un medico. Io gli dissi di attendere qualche minuto, il tempo di far arrivare l'altra auto, ma lui aveva premura, volle partire subito, e così fece arrivare la staffetta direttamente in via D'Amelio».

 

paolo borsellino e fiammetta borsellino 1

In quella strada Catanese era già stato altre volte - «di solito la domenica mattina dopo la messa, anche se noi sconsigliavamo le abitudini fisse» - e aveva notato con disappunto le tante auto parcheggiate davanti al portone dove entrava Borsellino: «Segnalai la situazione al dirigente dell'ufficio, si sarebbe dovuta istituire la zona rimozione, ma in quel periodo non era facile per le proteste dei residenti, le concedevano solo per le abitazioni dei potenziali obiettivi». Davanti a casa Borsellino fu messa solo qualche settimana dopo la strage di Capaci.

 

Grazie al mancato divieto di parcheggio, i mafiosi poterono sistemare la Fiat 126 carica di tritolo davanti al civico 19 di via D'Amelio. Probabilmente la sera di sabato 18 luglio o la mattina di domenica 19: in trent' anni di indagini non si è arrivati a ricostruire nel dettaglio le ultime fasi della preparazione e dell'esecuzione dell'attentato. Quella domenica il magistrato cambiò programma, rinviando la visita alla madre al pomeriggio. «La mia squadra montò alle 7 - racconta Catanese -, e verso le 9 il giudice mi avvisò che saremmo andati nella casa di Villagrazia».

 

giovanni falcone paolo borsellino

Borsellino aveva deciso di trascorrere qualche ora al mare con la moglie, il figlio e alcuni amici. «Avvertii la staffetta - continua il caposcorta - aspettammo il suo arrivo e siamo partiti. Verso la tarda mattinata decise di fare un giro in motoscafo, io provai a dire che non era prudente ma lui andò ugualmente. Chiamai la sala operativa per sapere se c'era una motovedetta o un elicottero in zona per controllare, ma mi risposero di no. Dopo nemmeno mezz' ora il giudice tornò a casa. Poi arrivò l'ora di cambio turno, telefonai alla mia fidanzata e tirai la monetina».

 

Rientrato in caserma a Palermo, l'agente scelto Nicola Catanese si liberò dell'equipaggiamento, salì sulla sua macchina e partì per Messina.

 

paolo borsellino antonio ingroia

Senza avvisare nessuno, e senza sapere nulla della strage. Arrivato a casa, aprì la porta e trovò la madre in lacrime che gli gettò le braccia al collo: «Non capivo perché, e mio padre mi indicò il televisore con le immagini della strage; si sapeva che c'erano dei poliziotti morti e pensavano che io fossi tra loro. Rimasi a lungo immobile davanti alla tv, piansi anch' io. E a Sofia, la donna che poi diventò mia moglie dissi: "Sono vivo grazie a te". Perché è andata proprio così».

manfredi borsellino 3borsellino scortaPAOLO BORSELLINO CON LA FAMIGLIAborsellino scortafalcone borsellinovia d'amelio

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - MA "LA STAMPA"

DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI (POI SBARCHERA' FLAVIO CATTANEO?)

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?