
L’INVERNO (DEMOGRAFICO) DEL NOSTRO SCONTENTO – IL CALO DELLE NASCITE INCIDE NEGATIVAMENTE SUL POTENZIALE DI CRESCITA DELL’ITALIA: NEL 2030 LA FORZA LAVORO POTREBBE CALARE DI 700MILA UNITÀ - ENTRO IL 2050, LA POPOLAZIONE ATTIVA SARÀ SUPERATA DA QUELLA IN PENSIONE – NON BASTA FARE PIÙ FIGLI: BISOGNA AUMENTARE L’OCCUPAZIONE E GLI STIPENDI...
Estratto dell’articolo Enrico Marro per il "Corriere della Sera"
Il declino demografico incide negativamente sul potenziale di crescita dell’Italia. Basti pensare che, mantenendo l’attuale tasso di occupazione, la forza lavoro diminuirebbe di «700mila unità entro il 2030, di ulteriori 1,8 milioni nel decennio successivo e di altri 1,6 milioni dal 2040 al 2050», avverte Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, audita ieri in Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti della transizione demografica. Bisogna quindi aumentare l’occupazione, in particolare di giovani e donne.
Inoltre, per garantire anche in futuro pensioni adeguate, sono necessarie carriere lavorative continuative e ben remunerate. Già oggi infatti, la prospettiva è di un calo costante del rapporto tra la prima pensione e l’ultima retribuzione (in media il «tasso di sostituzione lordo» scenderà, secondo l’ultimo Ageing report della Ue, dal 57,2% attuale al 45,4% nel 2047).
In questo quadro, Cavallari ritiene che bloccare l’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita (tentazione ricorrente nei partiti, anche di maggioranza) sarebbe un errore. Esso, spiega, è «essenziale per contenere la spesa e garantire prestazioni adeguate». […]
CULLA VUOTA CALO DELLE NASCITE
Il messaggio che viene fuori dalle 61 pagine illustrate dalla presidente dell’Upb è quello dell’urgenza di una riforma complessiva del welfare, per fronteggiare la sfida demografica. Cavallari ricorda che la popolazione attiva, a un certo punto (si stima intorno al 2050) sarà superata da quella in pensione e che, ancora oggi, ci sono in Italia 12 milioni di «inattivi» tra i 15 e i 64 anni: in percentuale, circa 8 punti in più di Francia e Spagna e addirittura 15 in più rispetto alla Germania. […]