ugo sposetti palmiro togliatti antonio pallante

SPOSETTI BANG BANG! "LA PISTOLA CHE FERÌ TOGLIATTI ORA LA CUSTODISCO IO" – UGO SPOSETTI, EX TESORIERE DEI DS, TIENE NELLA CASSAFORTE L'ARMA, UNA SMITH AND WESSON DEL 1908, CHE LO STUDENTE ANTICOMUNISTA ANTONIO PALLANTE, IL 14 LUGLIO 1948, USÒ CONTRO IL SEGRETARIO DEL PCI CHE SI SALVO’ PER MIRACOLO - NILDE IOTTI, L’AMANTE DI TOGLIATTI, LA EBBE “QUANDO ERA PRESIDENTE DELLA CAMERA DAL DIRETTORE DEL MUSEO DI GRAZIA E GIUSTIZIA. LA FIGLIA, MARISA MALAGOLI, LA SCOVÒ IN UN CASSETTO DELLA CASA DOPO LA SUA MORTE, NEL 1999. E QUANDO DIVENTO' GUARDASIGILLI ANDREA ORLANDO HO CHIESTO DI AVERLA IN CUSTODIA” – FEDELE A UNA CERTA DOPPIEZZA TOGLIATTIANA, SPOSETTI SI VANTA DEI BUONI RAPPORTI CON LA MELONI “CIRCONDATA DA UNA CLASSE DIRIGENTE INADEGUATA”

 

Concetto Vecchio per "la Repubblica" - Estratti

ugo sposetti

 

Eccola, l'ho appena tirata fuori dalla cassaforte». Ugo Sposetti si liscia il baffo. La pistola che poteva uccidere Palmiro Togliatti è conservata come una reliquia nel suo ufficio, al primo piano dell'Istituto Gramsci in via Sebino a Roma. E del resto c'è qualcosa di religioso nel modo con cui lo storico tesoriere dei Ds coltiva la memoria del Pci.

 

 

Aveva un anno quando lo studente anticomunista Antonio Pallante, partito quattro giorni prima da Randazzo, in Sicilia, attentò alla vita di Togliatti. Erano le 11,30 del 14 luglio 1948 e il capo dei comunisti italiani passeggiava con Nilde Iotti in via della Missione, appena fuori dalla Camera dei deputati. Pallante esplose quattro colpi, Togliatti si salvò per miracolo. E Sposetti, che vive di ricorrenze, dice: «Tra pochi giorni sono 77 anni».

 

L'arma è piccolina. Una Smith and Wesson del 1908. «Nilde Iotti la ebbe quando era presidente della Camera dal direttore del Museo di Grazia e Giustizia. La figlia, Marisa Malagoli, la scovò in un cassetto della casa dopo la sua morte, nel 1999.

 

l'arma che ha ferito togliatti

La portò in commissariato, per capire che farne, ho seguito tutta la pratica, sono andato anche all'Archivio di Stato, mi sono procurato i documenti del processo. Toh, guardi qui», dice. E ci dà la perizia balistica redatta dal colonnello Renato Cionci. «La pistola tornò al Ministero, e lì rimase per un bel po'.

 

 

Quando Andrea Orlando divenne Guardasigilli io, quale rappresentante dell'Associazione Enrico Berlinguer, ho chiesto di averla in custodia. Era il 2018. Da quel momento ce l'ho io. E la porto spesso in giro, per parlare del drammatico Dopoguerra italiano.Ogni volta devo chiedere l'autorizzazione alla questura».

 

Perché lo fa?

«Mi fa pensare al clima di quell'anno cruciale. Se Togliatti non fosse intervenuto dal letto di ospedale, se non avesse fatto un discorso eccezionale, sarebbe scoppiata la guerra civile».

 

attentato di palmiro togliatti

Stalin deplorò il fatto che non fosse stato protetto, facendoli sentire in colpa. I comunisti temettero altri attentati. Sorsero incidenti, scioperi, cortei, che in breve costarono la vita a trenta persone, 800 i feriti. «Criminale attentato contro Togliatti», titolò L'Unità. Gli operai occuparono la Fiat. Entrarono nell'ufficio di Vittorio Valletta, l'amministratore delegato, comunicandogli l'inizio dell'occupazione. Togliatti predicò la fine di ogni ostilità: «State calmi, non perdete la testa». Valletta al processo negò di essere stato sequestrato. Gli operai vennero assolti. Subito dopo la sentenza Valletta li licenziò.

 

In quei giorni Valletta mise a disposizione del figlio di Togliatti, Aldo, che viveva a Torino con la madre, Rita Montagnana, un aeroplano per recarsi al capezzale del padre. Sposetti tira fuori un'altra carta.

 

La lettera con cui Valletta risponde a Togliatti che lo aveva ringraziato del gesto. «Non mi doveva alcun ringraziamento. Non ho compiuto che un atto di umana solidarietà, come certo lo avrebbe compiuto lei nei miei riguardi o di chiunque altro», scrive Valletta il 1 settembre 1948.

 

(...)

 

attentato di palmiro togliatti

La mostra che ha organizzato su Enrico Berlinguer, inaugurata al Mattatoio a Roma, e poi esportata a Bologna, Sassari, Cagliari, dal 13 settembre sarà visibile a Firenze al Mandela Forum, è stata vista da 150mila persone. «Lo spiego come una grande voglia di politica».

 

Anche Giorgia Meloni l'ha visitata. Da sempre Sposetti coltiva buoni rapporti con la premier. «Vede quando si sta in Parlamento si finisce per avere un buon legame anche chi non la pensa come te. E la Fondazione di An è stata costituita sulla falsariga della nostra. Poi rispetto il suo percorso politico, certo è circondata da una classe dirigente inadeguata. Per il resto continuo a sostenere Elly Schlein, sta facendo miracoli nelle condizioni date».

 

ugo sposetti foto di bacco (2)

Palmiro Togliatti, una volta ristabilitosi, fu costretto a molte rinunce. Vittorio Gorresio, prima firma de La Stampa, scrisse: «La disciplina a cui è stato sottoposto dalla direzione del Pci è più rigida di quella che si impone a un coscritto o ad un re di corona». «Disciplina», sottolinea con fierezza il compagno Sposetti.

nilde jotti palmiro togliattiguido crosetto tommaso labate ugo sposetti foto di bacconilde iotti palmiro togliatti 1ugo sposetti enrico mentana foto di baccoattentato di palmiro togliatti arresto antonio pallante

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)