
LUDOPATIA PORTAMI VIA – LE SPESE DEGLI ITALIANI PER IL GIOCO D’AZZARDO HANNO SUPERATO I 157 MILIARDI DI EURO NEL 2024 – PIÙ DI 20 MILIONI DI CITTADINI HANNO PUNTATO SOLDI SULLE VINCITE ATTRAVERSO VARI CANALI. UN FENOMENO CHE COINVOLGE ANCHE UN TERZO DEI GIOVANI TRA I 14 E I 19 ANNI – CIRCA L’80% DELLA DOMANDA È CONCENTRATA NEL 20% DEI CLIENTI, GLI SCOMMETTITORI PATOLOGICI CHE ARRIVANO A GIOCARSI PURE LE MUTANDE...
Estratto dell’articolo di Giulio Sensi per il “Corriere della Sera”
La febbre del gioco d’azzardo contagia sempre più persone in Italia. I dati parlano chiaro: è in crescita il numero di chi punta i soldi sulle vincite attraverso vari canali - 20,7 milioni di residenti in Italia, quasi la metà dei maggiorenni - e lievitano anno dopo anno le cifre spese, arrivate a 157 miliardi di euro nel 2024 dagli 80 miliardi del 2020.
Ma anche i giovanissimi ne sono dediti. Il 37% dei ragazzi e delle ragazze fra i 14 e i 19 anni nel 2023 ha fatto giochi di azzardo o di fortuna e due su tre, il 64%, prediligono l’online. Statistiche che si riferiscono solo ai giochi «pubblici», cioè regolamentati e autorizzati dallo Stato, e non alla galassia sommersa di quelli illegali.
I dati contenuti nelle indagini realizzate da Nomisma non denunciano del tutto la gravità della situazione, ma destano comunque preoccupazione fra gli osservatori e fra chi lavora contro le dipendenze. Come Maurizio Fiasco, sociologo, presidente di Alea, l’associazione per lo studio del gioco d’azzardo e i comportamenti a rischio. Che ricorda come dalla fine degli Anni 90 sia cambiato l’atteggiamento da parte dello Stato: prima conteneva il fenomeno, considerato rischioso, e le autorizzazioni, oggi lo considera un settore economico come gli altri.
«Sembra - commenta Fiasco - che non ci sia mai un punto d’arrivo. Eravamo allarmati quando si superavano i 50 miliardi di flusso di giocate, oggi siamo oltre i 150. Per le persone dobbiamo considerare che non esiste solo la variabile monetaria, ma anche il tempo di vita sociale. La frequenza di gioco è sempre più alta e questo documenta quanto si stia estendendo la dipendenza».
Non finisce qui. «Il 20% dei clienti - prosegue Fiasco - concentra più o meno l’80% della domanda. Significa che uno su cinque compra ripetutamente e la gran parte di quello che spende finisce nelle casse dello Stato o dei concessionari. Nel 20% più assiduo ci sono anche i patologici e se esistesse davvero il gioco responsabile l’industria dell’azzardo fallirebbe». […]
Agli sportelli della Caritas sta aumentando il flusso di persone che chiedono aiuto perché non hanno di che vivere a causa della dipendenza da gioco. Per contrastare, e prevenire, questo fenomeno la Caritas ha lanciato il progetto «Vince chi smette». «Ci siamo resi conto sempre di più - spiega Caterina Boca di Caritas - che le persone si rivolgono ai servizi quando sono molto indebitate per l’azzardo, senza arrivare per forza ad una dimensione patologica. Molti sono a rischio, ma non ne sono consapevoli e non lo avvertono come un problema. La situazione è tale per cui spesso il denaro che chiedono e ottengono lo spendono ancora nei gratta e vinci nell’azzardo».
Con la campagna e con altre azioni la Caritas e le associazioni chiedono alla politica un impegno anche legislativo per creare argini alla dipendenza e lavorano nelle comunità per far crescere la consapevolezza. Anche fra i giovani. […]
Nei 600 servizi che fanno parte della Federazione Italiana Comunità Terapeutiche (Fict) nel 2024 sono stati presi in carico 551 giocatori di azzardo patologico, con un aumento del 60% rispetto al 2020. Quelli che arrivano ad essere curati, e che accettano di farlo, sono solo una piccola punta dell’iceberg di chi vive una dipendenza patologica.
«Il problema principale - secondo il presidente della Fict, Luciano Squillaci - è che le persone che hanno una dipendenza non hanno una minima consapevolezza di averla ma arrivano alla Caritas o alle fondazioni antiusura pensando di avere solo un problema economico. E consideriamo che anche la criminalità organizzata ingrassa con l’azzardo».[…]