foggia

LA MAFIA CHE NESSUNO VUOLE VEDERE (E’ NEL GARGANO) - A FOGGIA UN BOSS E ALTRE 3 PERSONE ASSASSINATE DA UN COMMANDO DI SICARI - TRA LE VITTIME ANCHE 2 CONTADINI COLPITI SOLO PERCHE’ TESTIMONI INVOLONTARI – IL BOLLETTINO DI GUERRA DELLA PROVINCIA DI FOGGIA: 12 OMICIDI NEGLI ULTIMI 3 MESI, 29 MORTI AMMAZZATI IN 2 ANNI - OGGI VERTICE CON MINNITI

FOGGIAFOGGIA

1 - I TESTIMONI UCCISI A COLPI DI KALASHNIKOV

Luca Pernice per il “Corriere della Sera”

 

Una mattanza. L' ennesima, sul Gargano, che costringerà oggi pomeriggio il ministro dell' Interno Marco Minniti e il capo della polizia Franco Gabrielli a correre a Foggia per un comitato straordinario per la sicurezza. Quattro persone sono state uccise a colpi di kalashnikov e di fucile calibro 12 nelle campagne sperdute di San Marco in Lamis ma i killer erano arrivati fin lì per colpirne soltanto due.

 

Gli altri - due fratelli agricoltori e proprietari terrieri del posto - sono stati assassinati solo perché testimoni involontari.

 

ROMITOROMITO

Il commando aveva una missione da portare a termine: uccidere il boss Mario Luciano Romito. E con il senno del poi - cioè dopo l' assassinio delle due vittime innocenti - gli inquirenti sanno che niente, ma proprio niente, avrebbe fermato quegli uomini (è verosimile che fossero più persone.

 

Non potevano tornare indietro senza aver finito «il lavoro» e poco importa se per farlo hanno dovuto sacrificare le vite di Luigi e Aurelio Luciani che nulla avevano a che fare con Romito e che probabilmente si sono trovati a passare davanti alla scena del delitto o mentre o subito dopo le scariche di kalashnikov.

 

Il boss, 50 anni, era un esponente storico della criminalità di Manfredonia. Intanto perché coinvolto nella faida del Gargano come suo cognato, Matteo De Palma, 44 anni, che gli faceva da autista e che ieri mattina era accanto a lui ed è stato crivellato da una pioggia di colpi. I due, a bordo di un Maggiolino Volkswagen probabilmente avevano un appuntamento con i loro carnefici nei pressi della vecchia stazione ferroviaria abbandonata di San Marco in Lamis, dov' è avvenuto l' agguato.

FOGGIA 10FOGGIA 10

 

La ricostruzione dei fatti è ancora tutta da scrivere ma certo è che a un certo punto i killer hanno cambiato obiettivo, stavolta i «nemici» erano i due uomini arrivati da quelle parti su un Fiorino Fiat pick-up. Aurelio e Luigi devono aver capito tutto, per questo il mezzo è stato trovato 500-600 metri più in là: scappavano.

 

Tutto inutile, gli assassini li hanno raggiunti e uccisi. Aurelio è sceso, ha tentato la fuga a piedi. Luigi non ha avuto neanche il tempo di provarci.

Sull' agguato indagano i carabinieri del reparto operativo di Foggia, i magistrati della Procura della città e la Direzione distrettuale antimafia di Bari. Mario Luciano Romito era un nome di rilievo nell' asset criminale foggiano, anche per la guerra con i Li Bergolis di Monte Sant' Angelo. Era uscito al carcere pochi giorni fa ed era scampato ad altri agguati uno dei quali, dinamitardo, mentre andava dai carabinieri con il fratello Ivan.

 

FOGGIA 6FOGGIA 6

2 - LA FAIDA MAFIOSA DEL GARGANO CHE ORA AMMAZZA ANCHE D' ESTATE

Gianni Santucci per il “Corriere della Sera”

 

La mafia del Gargano ammazzava sempre d' inverno. Perché tra luglio e agosto la costa accoglie i turisti, alberghi e ristoranti stracolmi, l' Italia conserva intatta l' immagine del paradiso turistico di buona cucina e acque cristalline: e non deve (non doveva) sapere che quell' industria così florida, in provincia di Foggia, viene taglieggiata senza tregua e senza pietà dalle estorsioni della criminalità organizzata.

 

Questa era la ratio di quella legge sotterranea: mai sangue d' estate. E invece il 27 luglio scorso, nel centro storico di Vieste, in una pozza di sangue i carabinieri hanno raccolto il cadavere di Omar Trotta, 31 anni, pregiudicato, ammazzato davanti alla moglie e in mezzo ai turisti.

FOGGIA 5FOGGIA 5

 

Poi arriva il 9 agosto, ieri, data che farà storia in quest' epica balorda: non un omicidio, ma una strage d' estate, per ammazzare un capo clan di Manfredonia, Mario Luciano Romito, 50 anni. Conta anche (e molto) il luogo, San Marco in Lamis, paese dell' interno garganico attaccato a San Giovanni Rotondo, dove ieri, come ogni giorno, gli autobus turistici hanno accompagnato i devoti di San Pio.

 

E così bisogna aggiornare le statistiche: 12 omicidi negli ultimi 3 mesi in provincia di Foggia, 29 morti ammazzati in poco meno di due anni, tentati omicidi a ripetizione, un' autobomba esplosa nel 2014, una disponibilità di armi da Paese balcanico: eccola, la guerra di mafia più feroce e dimenticata d' Italia. Che sia degenerata, lo testimonia la mattanza di ieri: azione da guerra sotto il sole d' agosto.

 

FOGGIA 4FOGGIA 4

Tre anni fa, durante un' audizione davanti alla Commissione parlamentare sulle intimidazioni agli amministratori locali, l' allora questore di Foggia, Piernicola Silvis, raccontò: «Se un' autobomba esplode qui, non lo viene a sapere nessuno. Queste cose devono essere dette, perché non possiamo aspettare, all' italiana, il morto eccellente, che ammazzino un procuratore della Repubblica, o un bambino, o che facciano una strage con qualche morto innocente per ricordarci che a Foggia c' è un' associazione criminale di stampo mafioso».

 

Il bambino hanno rischiato d' ammazzarlo a settembre 2016, nell' agguato al boss Roberto Sinesi una pallottola ha trapassato la scapola del nipote, 4 anni (si sono salvati entrambi). Solo nell' ultimo anno e mezzo la Squadra mobile di Foggia ha chiuso quattro inchieste e arrestato oltre 100 persone per armi, estorsioni, agguati, omicidi.

 

FOGGIA 3FOGGIA 3

Ieri infine, a quanto pare, sarebbero morti due «innocenti». Silvis è appena andato in pensione, oggi è solo uno scrittore (il suo ultimo romanzo, Formicae, è ambientato in quelle zone), e riflette: «In questi anni c' è stato un grande disinteresse dell' opinione pubblica nazionale; forze dell' ordine e magistratura lavorano, ma solo se l' Italia si accorge di questa situazione il contrasto alla criminalità organizzata potrà essere più deter-minato».

 

Nelle guerre di mafia ci sono i «miracolati» e i «morti che camminano». Mario Luciano Romito rientrava in entrambe le categorie. Miracolato, anzi, lo era due volte. Scampato prima a una bomba nel cofano della sua Audi A4, il 18 settembre 2009; uscito poi soltanto ferito da una Lancia Y10 investita dalle pallottole l' anno dopo, il 27 giugno 2010 (suo nipote Michele morì nell' agguato). Pochi giorni fa, uscito dal carcere, il miracolato Romito è dunque tornato nella sua Manfredonia da sorvegliato speciale (per carabinieri e magistrati), ma soprattutto da morto che camminava, per il clan rivale. Sentenza da eseguire senza attesa, evidentemente: l' hanno ammazzato d' estate e con una strage. I gruppi mafiosi del Gargano sono conosciuti come «montanari» e hanno la fama di sicari infallibili.

 

C' è una vecchia faida: Romito di Manfredonia contro Libergolis di Monte Sant' Angelo. Un tempo alleati, dal 2009 hanno iniziato a trucidarsi dopo un maxi processo (oggi si parla di «eredi» dei Libergolis, perché i boss sono in carcere o al cimitero). Nel Gargano, però, c' è anche un altro scontro in corso, iniziato dopo l' omicidio del boss Angelo Notarangelo, nel gennaio 2015 a Vieste. Ogni tanto qualcuno scompare: e si dice che finisca a pezzi nelle mangiatoie dei porci. L' ultima sparizione in zona è del 26 maggio 2017.

FOGGIA 2FOGGIA 2

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....