DI MALAYSIA IN PEGGIO - LA VIRATA VERSO OVEST DEL BOEING 777 COMPIUTA DA QUALCUNO CHE CONOSCEVA BENE I COMANDI DELL’APPARECCHIO – IL DIROTTAMENTO È AVVENUTO NEL «PUNTO PERFETTO», TRA LO SPAZIO AEREO MALAYSIANO E QUELLO VIETNAMITA NELLA QUALE LE TORRI DI CONTROLLO SI PASSANO LE CONSEGNE

Guido Olimpio e Guido Santevecchi per Corriere della Sera

La virata verso Ovest del Boeing 777 al confine tra lo spazio aereo malaysiano e quello vietnamita, quella che ha dirottato il jet, è stata compiuta attraverso il sistema computerizzato nella cabina di pilotaggio. Da qualcuno che conosceva bene i comandi dell'apparecchio. Lo hanno detto nella notte «funzionari di alto livello americani» al «New York Times«.

Sono state sette, forse otto pressioni con il dito sulla tastiera del Flight Management System che hanno programmato il mutamento di rotta prima che il volo MH370 si infilasse in una misteriosa avventura. Il computer di bordo si trova in cabina, all'altezza delle ginocchia, tra il sedile del capitano e quello del co-pilota. Chi voleva dirottare il Boeing con i suoi 227 passeggeri e i 12 membri dell'equipaggio aveva scelto in anticipo la posizione e il momento, non ha virato manualmente e improvvisamente.

Il punto perfetto
Secondo gli analisti aeronautici si trattava del «punto perfetto», vale a dire della posizione tra lo spazio aereo malaysiano e quello vietnamita nella quale le torri di controllo si passano le consegne. Al «New York Times» non è stato ancora detto se il Flight Management System sia stato riprogrammato prima o dopo il decollo da Kuala Lumpur alle 00.41 di sabato 8 marzo del volo MH370, che prevedeva l'atterraggio a Pechino intorno alle 6.30.

Sette, forse otto battute
Quei sette, forse otto pulsanti toccati sulla tastiera e quattro parole pronunciate dal co-pilota sono le tracce più importanti emerse in undici giorni di inchiesta sulla sorte del Boeing. Le autorità malaysiane hanno riferito che l'ultima comunicazione alla torre di controllo di Kuala Lumpur «All right, good night» («Tutto bene, buona notte») è stata pronunciata dal secondo del comandante.

La sequenza degli eventi
Le fonti ufficiali hanno cambiato la versione sulla sequenza degli eventi. Domenica il ministro della Difesa ha sostenuto che il transponder del jet era stato disattivato dopo l'ultimo contatto radio. Ora, invece, tutto è stato rivisto. E questa sarebbe la catena di eventi. Ore 1.07: il sistema di comunicazioni dati Acars manda il suo segnale; 1.19: una voce dalla cabina dice «All right, good night», per gli investigatori a parlare è il co-pilota Fariq Abdul Hamid, 27 anni; 1.21: il transponder che dialoga con il radar smette di funzionare, probabilmente è stato disconnesso; 1.30: i controllori perdono il contatto; 1.37: l'Acars dovrebbe inviare un nuovo «ping» ma ciò non avviene, non è più attivo. Cosa ha determinato lo stop negli apparati? Il governo malaysiano, nei giorni scorsi, ha parlato di gesto deliberato. Da qui l'attenzione sul comportamento dell'equipaggio.

La frase
Si discute anche sull'ultima frase: di norma, il pilota dovrebbe ripetere informazioni importanti, come le frequenze radio date dai controllori aerei, per confermare di aver ricevuto correttamente il messaggio. E poi bisognerebbe concludere con la formula «Roger, out». Lo sostiene per esempio Hugh Dibley, ex comandante della British Airways e ora membro della Royal Aeronautical Society. Quel «Tutto bene, buona notte» era forse un tentativo di richiamare l'attenzione da parte del co-pilota su un dirottamento in corso? Altri dicono che non sempre la procedura è seguita alla lettera.

Le impennate
Le ricerche si estendono per ottomila chilometri, dal Kazakhstan a Nord fino all'Oceano Indiano a Sud. Nessuno sa (o ammette di sapere) dove si sia diretto il Boeing con i suoi 227 passeggeri e 12 membri dell'equipaggio. Chi era ai comandi pare aver fatto di tutto per scomparire. Con impennate sopra 45 mila piedi (13.700 metri) e discese a 23 mila piedi (7 mila metri), sotto l'altezza di crociera. Un satellite ha captato i «ping» del jet fino alle 8.11 del mattino, quando il Boeing doveva avere carburante per volare ancora non più di mezz'ora.

Fonti malaysiane dicono che a un certo momento il Boeing si è abbassato a 5 mila piedi, 1.500 metri, forse per nascondere il suo percorso ma in questo modo ha consumato più carburante. O perché il pilota non era abbastanza esperto? I radar militari, spiegano, lo avrebbero inquadrato comunque. Molte domande anche sul picco dei 45 mila piedi. Uno scenario ipotizza che abbiano raggiunto quella quota per asfissiare i passeggeri. È vero che, in caso d'emergenza, escono le maschere per l'ossigeno, però hanno una durata limitata, giusto il tempo per riportare il jet ad un'altezza normale.

Le indagini
Oltre al comandante Ahmad Shah Zaharie, 53 anni, un altro membro dell'equipaggio aveva a casa un simulatore di volo: lo steward Tan Size Hiang, 46 anni, padre di una bimba che ha compiuto 5 anni il 14 marzo. Molti piloti e appassionati, però, hanno a casa un simulatore: costa non più di 3 mila dollari e promette grandi emozioni.

 

 

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