marcello dell utri

“HO 75 ANNI, SI AVVICINA LA MORTE E IO SONO IN CELLA. DOVEVO FARMI ARRESTARE PRIMA” - MARCELLO DELL’UTRI SI CONFESSA DAL CARCERE DI REBIBBIA: “LA MIA ESPERIENZA POLITICA E’ STATA UN DISASTRO. NEL 1996 MI SONO CANDIDATO PER DIFENDERMI NEI PROCESSI E HO SBAGLIATO. MA AVREI FATTO MEGLIO A FARMI ARRESTARE PRIMA E SCONTARE SUBITO LA CONDANNA,

Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

 

Per spiegare il senso della sua vita da detenuto, Marcello Dell' Utri cita Dante: «Che il tempo non passi perduto». Dimagrito ma apparentemente in salute («mi tengono sotto controllo in Infermeria»), racconta le giornate scandite da due ore di passeggio in cortile, la mattina nell' area universitaria con i reclusi che studiano Giurisprudenza, il pomeriggio chiuso in cella a studiare per il prossimo esame in Lettere e Storia all'università di Bologna, la sera a sbrigare la corrispondenza, qualche volta un po' di televisione, e poi a letto: «Un'esistenza quasi monastica, anche se manca il silenzio; c'è sempre troppo chiasso».

marcello dell utri alberto rigottimarcello dell utri alberto rigotti

 

Ma quando arriva a descrivere il disinteresse della politica per il mondo carcerario ricorre a un proverbio palermitano che tradotto significa: «Il sazio non crede a chi è digiuno»; bisogna fare un'esperienza diretta per comprendere le sofferenze altrui, e ciò che accade dietro le sbarre non sfugge a questa regola: «Ai politici i problemi delle galere non interessano, e io stesso in Parlamento non me ne sono occupato. Sono dovuto arrivare qui per capire».

 

Qui è il carcere romano di Rebibbia, dove l'ex senatore e fondatore di Forza Italia è arrivato dopo due anni trascorsi nel penitenziario di Parma e due mesi in una prigione in Libano, dove fu arrestato mentre cercava di organizzare la latitanza.

dell utri in bellusconedell utri in belluscone

 

«Questa è una leggenda metropolitana - ribatte -. Le pare che se avessi voluto sottrarmi alla giustizia avrei soggiornato nel più famoso albergo di Beirut? Ero andato a verificare la possibilità di una collaborazione tra la mia fondazione "Biblioteca di via Senato" e un'analoga fondazione culturale dell' ex presidente Gemayel». Dell'Utri sta scontando 7 anni di pena per concorso esterno in associazione mafiosa, ne ha già fatti 2 e 8 mesi; togliendo i giorni della liberazione anticipata dovrebbe essere a metà del percorso, se non oltre: «Ma non faccio calcoli, aspetto e basta».

 

Si rammarica perché da politico non s'è occupato dei problemi dei detenuti?

l dellutri utri big l dellutri utri big

«Sì, ma del resto la mia esperienza politica è stata un disastro».

 

Rinnega Forza Italia e il partito creato con Berlusconi nel 1994?

«No, quella fu un' iniziativa giusta, ma bisognava continuare a selezionare la classe dirigente del cosiddetto "partito azienda". Nel 1996 mi sono candidato per difendermi nei processi, come ho sempre ammesso, e ho sbagliato. Lo status di parlamentare mi ha evitato la carcerazione preventiva e ha allungato i processi, ma avrei fatto meglio a farmi arrestare prima e scontare subito la condanna, quando avevo cinquant' anni; oggi sarei libero, un uomo saggio con un bagaglio di esperienza in più. Invece mi trovo qui dentro a 75 anni, vedo avvicinarsi il finale di partita e sinceramente mi dispiace passarlo qui anziché con la mia famiglia, i miei nipoti e i miei più cari amici».

MARCELLO DELLUTRI MARCELLO DELLUTRI

 

Scusi, ma non è che ha sbagliato a frequentare certi capimafia per mediare i rapporti con Berlusconi, come ha stabilito la sentenza di condanna?

«Io non ho fatto niente di tutto questo. Ho conosciuto solo Vittorio Mangano e Gaetano Cinà , senza sapere che fossero mafiosi, se poi è vero che erano mafiosi; e partecipai alla festa di matrimonio di quel Jimmy Fauci, altra persona di cui non conoscevo le attività criminali, in cui arrivai che erano già alla torta».

 

marco e marcello dellutri marco e marcello dellutri

Veramente ci sarebbero anche gli incontri con i boss Bontate, Teresi e Di Carlo, che risalgono addirittura agli anni Settanta.

«Mai avvenuti. I giudici hanno detto il contrario, lo so, ma senza prove. La verità è che noi viviamo nel Paese dei pubblici ministeri, sono loro che comandano».

 

Ma lei è stato condannato dai giudici dopo cinque processi, non dai pm…

«Che le devo dire? I giudici possono anche sbagliare, o subire i condizionamenti di certi climi, com'è successo a Palermo nel mio processo d' appello. Ma ormai è inutile parlarne».

 

Come si difenderà negli altri processi a suo carico ancora in corso?

«Di alcuni non mi interesso tanto sono astrusi, come la trattativa Stato-mafia o la P3; alla frode fiscale penseranno i miei avvocati, mentre la storia dei libri rubati alla Biblioteca dei Girolamini mi brucia più dell'accusa di concorso esterno. Io li ho acquistati o ricevuti senza sapere della loro provenienza furtiva, altrimenti non li avrei messi a disposizione del pubblico nella mia biblioteca, incardinandoli nel catalogo. In tal modo ho potuto restituirne più di quelli contestati».

DELL UTRI DELLUTRI CON L AVVOCATO MASSIMO KROGH DELL UTRI DELLUTRI CON L AVVOCATO MASSIMO KROGH

 

Manca ancora L'Utopia di Tommaso Moro. Dov'è?

«A parte che si tratta di un libro cosiddetto 'scompleto', e quindi di scarso valore venale, non si è rintracciato per via di alcuni traslochi. Ma io saprei trovarlo in mezzo agli scatoloni, purtroppo al momento sono impedito...».

 

A che punto è il suo ricorso alla Corte europea dei diritti umani?

«Dopo la sentenza Contrada (quella secondo cui per fatti avvenuti prima del '94 il concorso esterno non sarebbe perseguibile ndr ) stabiliranno che la condanna è stata illegittima e sarò risarcito per ingiusta detenzione. Ma i tempi sono lunghi, temo avverrà a pena scontata».

MARCELLO DELL UTRI CON L AVVOCATO GIUSEPPE DI PERI MARCELLO DELL UTRI CON L AVVOCATO GIUSEPPE DI PERI

 

Continua a sentirsi una vittima, pure da condannato?

«Io non mi sento un condannato detenuto, bensì un prigioniero che ha perso una guerra ancora in corso, e finché non finisce devo stare qui. Solo dopo mi libereranno».

 

Una guerra contro chi?

«Contro Silvio Berlusconi, e contro di me per interposta persona. Io per adesso studio la storia, ma forse arriverà un giorno in cui la scriverò anch' io. Ho già qualche idea».

 

A proposito di Berlusconi, vi sentite ancora per posta?

MARCELLO DELL'UTRIMARCELLO DELL'UTRI

«No, ogni tanto gli mando gli auguri, e lui mi ha mandato i saluti attraverso l' amico Confalonieri e altri che sono venuti a trovarmi. Ho ricevuto le visite di Brunetta, Romani, Toti, Palmizio, Prestigiacomo, Bernini, Gasparri, Santanchè e molti altri. Mi hanno fatto piacere».

 

E Denis Verdini, suo coimputato nel processo sulla P3 che oggi è sul fronte opposto a Berlusconi?

«Per motivi di opportunità non s' è fatto vedere, ma mi ha mandato i saluti. Questa storia del suo tradimento di Berlusconi non mi convince, conosco la sua devozione e l' affetto che ha per Silvio».

 

Dopo il referendum costituzionale, come vede la politica di oggi?

«Molto distante. Io avrei votato No. Forse Berlusconi, che a ottant'anni ha ancora l'energia e l'ostinazione per stare in prima linea, può giocare un ruolo per una riforma elettorale condivisa. Vedremo. Guardo i talk show in tv, ma sono più inquietanti che interessanti. E poi devo limitare la televisione, perché devo studiare».

 

trova dell utri trova dell utri

Dell'Utri ha con sé il libro del domenicano francese Marie Dominique Chenu, «La teologia del XII secolo», a febbraio deve dare due esami, Storia della Chiesa medioevale e Istituzioni della Chiesa ortodossa; l'ultimo l' ha fatto a fine ottobre e ha preso 30 e lode. La sola distrazione sono le partite a scacchi con un detenuto georgiano: «È fortissimo, prima vinceva sempre, adesso comincio a batterlo anch'io. È una grande soddisfazione, le partite durano anche due ore, a volte di più. Mi aiutano, perché per giocare a scacchi ci vuole una mente totalmente sgombra da pensieri. Soprattutto tristi».

alberto dell utri e la moglie mariapia la malfaalberto dell utri e la moglie mariapia la malfa

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