
“IL PALIO È UNICO, NON HA EGUALI AL MONDO. MI PRESSANO PER I BIGLIETTI, HO DETTO NO ANCHE A MIO FIGLIO” – MAURIZIO BIANCHINI, PER 40 ANNI “VOCE” DEL PALIO DI SIENA, RACCONTA I SEGRETI DELLA GARA DI CAVALLI PIÙ FAMOSA D’ITALIA: “LE RISSE TRA CONTRADE? NON È VIOLENZA DA STADIO. UNA VOLTA I CONTRADAIOLI DELL’AQUILA SI SCONTRARONO CON I RIVALI DELLA PANTERA. UNO MOSTRÒ L’ANULARE E URLÒ: ‘HO PERSO LA FEDE!’. SI FERMARONO TUTTI A CERCARLA. APPENA FU RITROVATA, RIPRESERO A SUONARSELE” – “LA PRIMA GARA? PIÙ DI 900 ANNI FA, MA ERA DIVERSO: VI PARTECIPAVANO I CAVALLI DELLE TESTE CORONATE D’EUROPA. DALLA METÀ DEL SEICENTO HA L’ATTUALE FISIONOMIA. SI CORRE IL 2 LUGLIO E IL 16 AGOSTO PERCHÉ…”
Estratto dell’articolo di Stefano Lorenzetto per il “Corriere della Sera”
Non puoi capire lo spirito del Palio di Siena se non ti trovi al Cimitero della Misericordia il giorno dopo che si è disputato. Il primo atto della contrada vincitrice si svolge lì, sulle tombe: i vivi festeggiano il successo con i defunti, inalberando bandiere e gonfaloni fra rulli di tamburo.
Si avvera la profezia di Silvio Gigli, che per mezzo secolo concluse così le sue radiocronache sulla Rai: «In un tripudio di bandiere e colori, Siena trionfa immortale». È la stessa frase ripetuta per 40 anni da Maurizio Bianchini, il più longevo telecronista del Palio dopo Gigli, prima per Canale 3 Toscana e poi per la stessa Rai, fino a quando ad aggiudicarsi l’esclusiva della diretta è stata La7 (dopodomani, ore 16.45). Conosce la storica competizione come pochi altri e le ha anche dedicato quattro spettacoli teatrali.
Gigli era della Tartuca.
«Una delle 17 contrade, la mia. Un secondo padre, per me. Compagno di scuola del babbo. Veniva spesso da noi».
Tutti senesi, i telecronisti.
«Emilio Ravel sì. Annalisa Bruchi, che mi ha affiancato dal 2015, pure. Paolo Frajese no, ma lo diventò per osmosi, avendo sposato Ester Vanni, ora nella redazione di Porta a porta , figlia di un capitano della Chiocciola. Frajese era bravissimo. Non potrei dire lo stesso di Emilio Fede, che fu conduttore nel 1966».
A che deve la fama il Palio?
«È unico, non ha eguali al mondo. Passi per strada, vedi una bandiera della contrada con il fiocco azzurro: è nato un bambino. La vedi a mezz’asta con il fiocco nero: è morto un contradaiolo. La vita oltre la vita».
Rende bene l’idea.
«La più bella definizione l’ha data Aceto, alias Andrea Degortes, 14 allori, record assoluto degli ultimi 170 anni: “Il Palio, se non lo vinci, lo perdi”. Dove trovi nel mondo un’altra gara in cui chi trionfa deve pagare tutti gli altri?».
Pagare? E quanto?
«Anche qualche milione di euro. La contrada mette parecchi quattrini a disposizione del fantino. Se al canape quello ha accanto un avversario che gli dà noia, può promettergli 100.000 euro».
[…] Ma l’Agenzia delle entrate?
«Multò Aceto: 500 milioni di lire per evasione fiscale».
Gli ingaggi saranno d’oro.
«Bisogna evitare che un fantino bravo corra per un’altra contrada. Il più quotato per meno di 100.000 euro non si muove. E intasca il doppio o il triplo in caso di vittoria».
Le risse funestano il Palio.
«Risse... Fronteggiamenti. Alla maniera dei pellerossa. Non è violenza da stadio. Una volta i contradaioli dell’Aquila si scontrarono con i rivali della Pantera. Uno mostrò l’anulare e urlò: “Ho perso la fede!”. Si fermarono tutti a cercarla. Appena fu ritrovata, ripresero a suonarsele».
[…] Non è un Palio per vecchi.
«È tutto ammesso: ostacolare, parare, chiudere lo steccato, disarcionare. Tranne le nerbate all’interno del canape. Dopo la partenza, l’antagonista si può nerbare».
[…] Ma è vero che la sera della gara all’ospedale delle Scotte c’è la processione di feriti con gli occhi pesti?
«Il più bel documentario sul Palio lo girò il regista Luciano Emmer nel 1962, in onore del baritono Ettore Bastianini, capitano della Pantera. Riuscì a entrare con la cinepresa nel vecchio nosocomio di Santa Maria della Scala, davanti al Duomo. Trovò in astanteria due fantini malconci. Uno, menato dai propri contradaioli per scarso rendimento, sbottò: “Tanto, lo so chi è stato. Quando esco lo ammazzo!”».
Eppure Siena è al 79° posto su 106 nell’indice della criminalità italiana, ultima in Toscana per furti nelle case.
«Merito delle contrade. Se un ladro gira per strada, lo individuano subito. Il controllo di vicinato è nato qui».
Com’è che le contrade hanno tutte nomi di animali?
«Non tutte. Derivano dai carri allegorici del Cinquecento. Però è vero: la Torre ha come simbolo l’elefante, la Selva il rinoceronte. Il Nicchio è un’arsella. Il Palio esiste perché esistono le contrade, non viceversa».
Quando nacquero?
«I confini furono sanciti nel 1719 da Violante di Baviera, governatrice di Siena mandata dai Medici, con una legge di Stato mai abrogata. Solo il Parlamento italiano potrebbe modificarli».
Quando fu disputato il primo Palio?
«Più di 900 anni fa, ma era diverso: vi partecipavano i cavalli delle teste coronate d’Europa. Dalla metà del Seicento ha l’attuale fisionomia».
Perché si corre il 2 luglio e il 16 agosto?
«La carriera, noi la chiamiamo così, celebra la Madre di Dio. Deve sapere che durante l’occupazione spagnola, in via delle Vergini, strada che esiste ancora, un soldato uscito ubriaco da un postribolo sparò a un’immagine votiva della Madonna. Per riparare la profanazione, si eresse la basilica di Provenzano, che fu inaugurata il 2 luglio 1611. Siccome il 15 agosto si correva il Palio alla lunga, i fedeli vollero aggiungerne un altro il giorno dopo in onore della Vergine».
Qual è la contrada che ha conquistato più pali?
«L’Oca, incluso l’ultimo del 2 luglio. È in auge fin dal Risorgimento, visto che corre da sempre con i colori bianco, rosso, verde della bandiera».
[…] Com’è che non si vedono donne tra i fantini?
«Una c’è stata: Rosanna Bonelli, detta Rompicollo. Corse il 16 agosto 1957. È novantenne, monta ancora a cavallo. Fu scelta come controfigura di Diana Dors nel film La ragazza del Palio di Luigi Zampa, girato in quell’anno con Vittorio Gassman».
Credevo perché era brava.
«Anche. Non esiste un divieto per le donne. Due ragazze avevano superato le ultime prove di selezione, ma poi i capitani hanno preferito orientarsi sui maschi».
Maschilismo, appunto.
«Non è così. Ci sono molte donne capitano. Il priore della contrada è come il presidente della Repubblica, ma nei giorni del Palio il capitano diventa un dittatore. Abbiamo persino eletto la prima donna sindaco di Siena, Nicoletta Fabio, che è stata priore dell’Istrice e rettore del Magistrato delle contrade».
Quanti spettatori può contenere piazza del Campo?
«Intorno ai 50.000. Comune e prefettura si sono accordati per 22.000. Io credo che siano almeno 30.000. Un posto vicino alla mossa, dove scattano i cavalli, costa 300 euro».
Va prenotato?
«Con un anno di anticipo».
Avrà la fila dei postulanti che invocano un aiutino.
«Guardi, mio figlio voleva quattro biglietti per la corsa del 2 luglio. Niente da fare».[…]