CAPPELLA SISTINA, STORIA DI UN COLABRODO - CREPE, INFILTRAZIONI, CROLLI: NON SOLO AL TEMPO DI MICHELANGELO MA ANCHE MENTRE I FASCISTI MARCIAVANO SU ROMA…

1 - QUEI CROLLI PRIMA E DOPO MICHELANGELO
Lauretta Colonnelli per il "Corriere della Sera"

Si dice Sistina e si pensa a Michelangelo o a Sisto IV. Ma la Cappella esisteva già da molto tempo. Era crollata più volte e ogni volta era stata ricostruita e decorata dai migliori
maestri. Nel 1369, quando si chiamava ancora Cappella Magna o Palatina, vi lavoravano il lombardo Giovanni da Milano, il toscano Giottino, l'altro toscano Giovanni Agnolo, invitati a Roma da Urbano V.

Sisto IV della Rovere, eletto Papa il 9 agosto 1471, trovò la Cappella in macerie insieme a gran parte del palazzo apostolico. Allora incaricò Baccio Pontelli e Giovannino de' Dolci, architetti fiorentini, di ricostruirla e dettò le misure, le stesse indicate nel Primo Libro dei Re per il tempio di Salomone. All'esterno si vedeva una specie di fortezza, con mura spesse tre metri, spalti merlati, feritoie per gli arcieri, fori da cui versare olio bollente sugli aggressori.

Poi Sisto IV chiamò i grandi artisti umbri e toscani per dipingere l'interno. La volta fu affidata a Pier Matteo d'Amelia, che la trasformò in un cielo di lapislazzuli tempestato di stelle d'oro. Nella parete dietro l'altare il Perugino dipinse l'Assunta. Sulle pareti laterali si snodavano il ciclo dei Papi e le dieci storie dell'Antico e del Nuovo Testamento, con i finti tendaggi nella parte sottostante.

Oltre a Perugino vi lavorarono Botticelli, Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, Luca Signorelli, Pinturicchio, Biagio d'Antonio, Bartolomeo della Gatta. Tuttavia, neppure le potenti fortificazioni eseguite da Sisto IV bastarono a sorreggere la Cappella. Il 15 maggio 1504 la parete meridionale si inclinò, provocando una grande crepa nella volta. La Sistina fu dichiarata inagibile e il danno fu riparato ancorando alle pareti, con catene di ferro, i soffitti dei locali soprastanti.

Il cielo di lapislazzuli fu rappezzato alla meno peggio. Poi, nel 1506, Giulio II della Rovere incaricò Michelangelo di sostituirlo con un nuovo affresco. Anche Giulio II, incatenando la Sistina, si era illuso di avere risolto definitivamente il problema dei crolli, causati in realtà dal terreno di fondazione, leggermente in discesa. Questo terreno, di origine alluvionale, era anche soggetto ad assestamenti frequenti. Così la Cappella ha continuato a muoversi e a scivolare.

La prima scossa, dopo che Michelangelo ebbe terminato la volta e le lunette, arrivò la notte di Natale del 1522. Papa Adriano VI aveva appena oltrepassato la porta che dalla Sala Regia immette nella Sistina, quando l'architrave in marmo della porta cadde sulla testa di due guardie svizzere, uccidendole sul colpo. Nel 1523, i cardinali riuniti in conclave videro la volta squarciarsi. Terrorizzati, interruppero le votazioni e chiamarono l'architetto Antonio da Sangallo. Questi minimizzò il pericolo.

Sbagliava. Tre anni dopo, l'architrave della porta verso la Sala Regia crollò di nuovo, «cum strepitu magno» e trascinandosi dietro gli affreschi soprastanti realizzati da Ghirlandaio e Luca Signorelli. Le due pitture furono poi rifatte dai modesti Hendrick van der Broeck e Matteo da Lecce nel 1535, negli stessi giorni in cui Michelangelo lavorava di nuovo in Sistina.

Si preparava a realizzare il Giudizio, quando, alzando i ponteggi, si accorse che il tetto dell'edificio era un colabrodo da cui filtrava acqua piovana sui dipinti sottostanti. Naturalmente lanciò subito l'allarme, ma nessuno gli diede retta. Così continuò il suo lavoro sulla parete dietro l'altare e lo portò a termine il 31 ottobre 1541. Le infiltrazioni continuarono, anche sulle nuove pitture del Giudizio. Fino alla notte di San Silvestro del 1544, quando scoppiò un incendio che mandò in cenere il malandato tetto. Questa volta l'intervento fu immediato. Il 30 gennaio 1545 il tetto era già ricostruito.

Per una ventina di anni la Cappella restò tranquilla. Poi, durante il conclave del 1565 per l'elezione di papa Pio V Ghisleri, i cardinali videro aprirsi sulla volta crepe gigantesche e fecero entrare eccezionalmente in conclave tre architetti: il Sallustio, il Vignola e Nanni di Baccio. I tre rassicurarono i prelati che «nullum periculum ruine (scritto così, in latino maccheronico, ndr) esse» e promisero di fornire un «remedium pro conservatione ed (idem, ndr) substentatione dicti loci».

Il rimedio consisteva nel consolidare il terreno con cinque pilastri sotterranei e zeppe di travertino. Così, tra il 1566 e il 1585, furono costruiti i pesanti contrafforti di mattoni che ancora oggi puntellano i lati nord e sud dell'edificio. Bruttini a vedersi, ma efficaci. I danni sulla volta e sul Giudizio furono invece restaurati da Domenico Carnevali, all'epoca pittore famoso. Carnevali fissò l'intonaco, stuccò le crepe e rifece intere parti del Sacrificio di Noè e della Separazione delle acque, ridipingendo la mano sinistra di Dio, senza seguire il gesto originale di Michelangelo, che era morto due anni prima.

I contrafforti funzionavano. Non si hanno notizie di altri crolli fino al 1797. Questa volta però non fu colpa del terreno. Esplose la polveriera di Castel Sant'Angelo, che fece cadere una porzione dell'Ignudo a sinistra della Sibilla delfica e un frammento del Diluvio. Gli interventi di consolidamento sono tuttavia continuati nel corso del Novecento. Nel 1903, sotto il pontificato di Pio X, iniziò il rafforzamento della volta e del Giudizio.

Nel 1922, mentre i fascisti marciavano su Roma, la Cappella manifestò di nuovo la sua inquietudine e ci vollero altri due anni di lavori sotto la direzione di Biagio Biagetti, primo direttore dei Musei Vaticani. Si intervenne ancora sullo stesso problema tra il 1930 e il 1936. Tra il 1964 e il 1974 fu eseguito un nuovo consolidamento strutturale; tra il 1975 e il 1979 il restauro del tetto, del passaggio di ronda e della merlatura dell'edificio.

2. DA GIULIO II UN ANTICIPO DI 500 DUCATI
Lauretta Colonnelli per il "Corriere della Sera"

l 10 maggio 1508 Michelangelo ricevette da Giulio II 500 ducati d'oro come anticipo per gli affreschi sulla volta della Sistina, e nello stesso giorno iniziò i lavori che si sarebbero conclusi a novembre del 1512. Si conosce la data esatta perché l'artista l'appuntò nel suo libro dei conti, che tenne accuratamente per tutta la vita. Cifra molto alta: un commerciante o un artigiano guadagnava tra i 100 e i 120 ducati all'anno. Un pittore pagava tra i 10 e i 12 ducati all'anno per l'affitto della bottega. Il ducato d'oro a 24 carati era diffuso in gran parte della penisola italiana e aveva lo stesso valore del fiorino di Firenze.

Come spese Michelangelo i soldi? Il giorno seguente pagò 10 ducati al muratore Piero Rosselli che doveva preparare l'intonaco. Altri 75 ducati glieli consegnò a rate, fino al 27 luglio, perché li girasse a Francesco Granacci, uno dei 5 aiuti fatti arrivare da Firenze e licenziati verso la fine dello stesso anno. Un mese prima, ad aprile, aveva preparato un preventivo: 20 ducati come salario mensile per gli aiuti e 6 per un paio di calze, per la fodera di un giubbone di cuoio, per il trasporto di un fascio di disegni. (l.col.)

 

LA CAPPELLA SISTINA LA CAPPELLA SISTINA LA CAPPELLA SISTINA CAPPELLA SISTINA jpegLA CAPPELLA SISTINA jpegmichelangelo buonarroti Michelangelo Buonarroti

Ultimi Dagoreport

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VANCANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIN, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, MEZZI SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO