condanne a morte in arabia saudita 4

MENTRE IL MONDO GUARDA ALLA RUSSIA DI PUTIN CHE HA INVASO L'UCRAINA, L'ARABIA SAUDITA ESEGUE 81 CONDANNE A MORTE IN UN GIORNO SOLO - NON SI CONOSCONO I NOMI DEI MALCAPITATI, MA PER LA TV SAUDITA "CAMMINAVANO TUTTI SULLE ORME DI SATANA" - SONO STATI DECAPITATI "AL TERMINE DI UN EQUO PROCESSO" PERCHE' RITENUTI COLPEVOLI "MOLTEPLICI E ODIOSI CRIMINI" - IL SANGUINOSO RECORD DI IERI SUPERA ANCHE QUELLO DEL 1980, QUANDO...

Michele Farina per il Corriere della Sera
 

Condanne a morte in Arabia Saudita

All'ombra della guerra in Ucraina e al riparo della sete di petrolio di cui soffre il mondo, il principe e i suoi boia hanno organizzato il grande sabato delle condanne a morte. Ottantuno persone in Arabia Saudita sono state decapitate ieri. Ottantuno: non sappiamo se sincronizzate o in tempo diversi. Probabilmente da un angolo all'altro del regno. Ne ha dato notizia l'agenzia statale Spa.
 
Non conosciamo i nomi dei malcapitati: la tv saudita ha detto che «camminavano tutti sulle orme di Satana». Non è ufficiale il metodo di uccisione, ma si sa che a Riad usano di norma la decapitazione. Quante lame saranno state usate? Le avranno affilate ogni volta, con una squadra di arrotini di Stato?
 

Condanne a morte in Arabia Saudita 2

Degli 81 decapitati, 73 erano sauditi, sette yemeniti e uno siriano. Il ministero degli Interni sostiene che, «al termine di un equo processo (13 giudici, tre gradi di giudizio)», gli imputati sono stati giudicati colpevoli di «molteplici e odiosi crimini», nefandezze che avevano portato alla morte «di un gran numero di civili e di agenti della sicurezza». I colpevoli avevano «attaccato stazioni e convogli della polizia».
 

Condanne a morte in Arabia Saudita 3

Si tratta di «membri di Al Qaeda e dello Stato Islamico» e anche «miliziani Houthi», il gruppo filo-iraniano che combatte nello Yemen una guerra contro i sauditi. Quella di ieri è un'esecuzione di massa che non ha precedenti nella storia recente del regno guidato di fatto da Mohammed Bin Salman. Il principe ereditario, figlio di re Salman, è considerato il mandante (impunito) dell'uccisone e dello smembramento dell'oppositore Jamal Khashoggi nel 2017.
 
Il sanguinoso record di ieri supera quello del 1980, quando erano state messe a morte nello stesso giorno 63 persone, responsabili l'anno precedente dell'attacco alla Grande Moschea della Mecca. Ieri hanno decapitato più uomini di quanti fossero stati giustiziati in tutto il 2021 (sessantanove).
 

Condanne a morte in Arabia Saudita 4

Nella classifica dei boia più attivi, stilata da Amnesty International, i sauditi sono al quarto posto prima degli Stati Uniti e dopo Iran, Egitto e Iraq, senza considerare la Cina «fuoriclasse» (Amnesty ritiene che ogni anno le esecuzioni siano migliaia). La mattanza di Stato cade guardacaso nel momento in cui il mondo è distratto dalla guerra in Europa, quando l'Occidente ha più bisogno del sostegno saudita per rintuzzare l'emergenza energetica.
 

Condanne a morte in Arabia Saudita 5

La settimana prossima arriva in missione a Riad Boris Johnson, ed è improbabile che possa accennare al nodo della pena di morte. Mohammed Bin Salman sta modernizzando il Regno, ha permesso alle donne di guidare, ha aperto i cinema. E soprattutto adesso gli viene chiesto di aprire a manetta le condutture petrolifere e di pompare più greggio per contrastare il caro carburante dovuto alla guerra di Putin.
 
I regnanti sauditi non sono mai stati più corteggiati e si stanno facendo pregare, se è vero che qualche giorno fa il principe giustiziere si è preso il lusso di farsi negare al telefono quando a chiamare era il presidente americano Biden in persona. E dunque avanti con i boia.
 

Condanne a morte in Arabia Saudita 6

E a proposito di crimini di guerra su cui internazionalmente indagare, oltre a quelli russi in Ucraina ci sarebbero anche le stragi saudite nello Yemen, dove hanno bombardato persino funerali e matrimoni. Qualcuno, a parte le organizzazioni per i diritti umani, ha qualcosa da ridire?

Condanne a morte in Arabia Saudita 7

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO