big regeni shalaby

MISTERI D’EGITTO - REGENI POTREBBE ESSERE STATO “PRESO” A PIAZZA TAHRIR NEL CORSO DEI RASTRELLAMENTI COORDINATI DAL GENERALE KHALED SHALABY IL 25 GENNAIO, QUINTO ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE. UN GIORNALE EGIZAINO SCRISSE: “ARRESTATO UNO STRANIERO IN UN CAFFE’”

Carlo Bonini e Giuliano Foschini per “la Repubblica

 

KHALED SHALABIKHALED SHALABI

Può sembrare un paradosso. Ma il fallimento del vertice di Roma sull’affaire Regeni con l’artificiosa accusa mossa dal governo del Cairo a Palazzo Chigi di «voler politicizzare il caso per ragioni interne dopo le dimissioni del ministro dello sviluppo economico sullo sfondo di un caso di corruzione» (così ieri il portavoce del ministero degli Esteri Abou Zeid) di fronte alla ribadita «volontà di andare fino in fondo alla verità» (lo hanno ripetuto ieri il ministro Gentiloni e il premier Renzi), consente all’inchiesta di ripartire da almeno due certezze che inchiodano gli apparati di sicurezza egiziani.

 

Che tornano a dare centralità al ruolo del generale Khaled Shalaby, comandante della polizia criminale di Giza con precedenti per tortura e qualificano dunque la morte di Giulio per quel che è stata. Un omicidio di Stato.

UN MANIFESTANTE SI COPRE LA TESTA CON UNA BUSTA DI PLASTICA DURANTE GLI SCONTRI A PIAZZA TAHRIR UN MANIFESTANTE SI COPRE LA TESTA CON UNA BUSTA DI PLASTICA DURANTE GLI SCONTRI A PIAZZA TAHRIR

 

La prima certezza. Per otto settimane, è stata dato per acquisita la circostanza che Giulio sia stato sequestrato nei cento passi che dividevano la sua abitazione e la fermata della metropolitana di Dokki. Ma, da venerdì sera, il quadro appare significativamente cambiato.

 

È certo che alle 19.59 del 25 gennaio il cellulare di Giulio agganci la rete dati del metro. Questo significa che Giulio era all’interno della stazione e, a meno di non voler immaginare un sequestro nella folla o su uno dei vagoni del metro, sia regolarmente salito su uno dei convogli che lo hanno portato alla fermata di piazza Tahrir, dove, in un bar, aveva appuntamento con il suo amico Gennaro.

 

MANIFESTANTI ACCOLGONO LA SCONFITTA DEL PRESIDENTE MORSI A PIAZZA TAHRIR MANIFESTANTI ACCOLGONO LA SCONFITTA DEL PRESIDENTE MORSI A PIAZZA TAHRIR

La certezza che Giulio sia salito sul metrò la potrebbero dare le registrazioni delle 56 telecamere di sorveglianza della stazione di Dokki ma, curiosamente, gli inquirenti egiziani sostengono che la sera del 25 fossero fuori uso. Tutte. Tranne una. Puntata su una delle sei scale mobili di accesso.

 

E tuttavia, aggiungono, il nastro della registrazione, è sovrascritto e potrebbe essere ripulito solo da esperti tedeschi cui, ovviamente, il nastro non è stato ancora messo a disposizione.

 

MAMMA REGENIMAMMA REGENI

L’assenza di immagini di Dokki la sera del 25 fa il paio con quella della stazione di piazza Tharir. Cruciali per comprendere se Giulio vi sia arrivato. E non è chiaro — la delegazione egiziana non ha saputo o voluto spiegarlo — se perché anche queste fuori uso o, perché quelle immagini non siano mai state recuperate.

 

L’accidia degli inquirenti egiziani è necessaria ad allontanare l’attenzione dalla scena di piazza Tahrir la sera del 25 gennaio, quinto anniversario della Rivoluzione. Perché su quella piazza sono la Polizia, sono gli uomini della Sicurezza Nazionale.

 

REGENIREGENI

E perché in quella piazza, quel 25 gennaio, sono in corso retate che — come comunicheranno fonti del Ministero dell’Interno — hanno come bilancio l’arresto “ufficiale” di «19 egiziani e 1 straniero» . Uno «straniero». Chi?

 

La seconda certezza. Fonti ufficiose egiziane riferiranno nei giorni successivi alla scomparsa di Giulio che gli stranieri fermati, in realtà, sono due. Uno è un cittadino turco. L’altro, un “cittadino americano”, la cui identità, però, resta misteriosa. Allora, come oggi. Ebbene, quella “nebbia”, si scopre ora, ha una logica. Deve proteggere l’uomo che delle operazioni di rastrellamento di quella sera è il dominus: il capo della Polizia di Giza. Il generale Khaled Shalaby.

Giulio RegeniGiulio Regeni

 

Ne scrive in un breve articolo sul sito online del giornale locale “Veto”, recuperato e tradotto da Repubblica, il giornalista Manal Hammad. Leggiamo: «Il generale Khaled Shalaby ha affermato che sono in corso accertamenti su un individuo di nazionalità straniera arrestato all’interno di un caffè.

 

Lo straniero si trova nella questura di Giza, nella zona di Al Bahr Al Azam. Shalaby ha dichiarato a “Veto” che gli agenti della questura lo hanno arrestato in seguito ad una segnalazione di un cittadino a proposito di un individuo che parla coi giovani e con i cittadini in una lingua araba approssimativa, impiegando anche termini stranieri.

 

giulio regeni paola regenigiulio regeni paola regeni

È stato accertato che è straniero e cerca di mobilitare e indurre a scendere in piazza in occasione della ricorrenza della rivoluzione del 25 gennaio, fatto che ha portato a un alterco verbale tra lui e un cittadino a seguito del quale è stato denunciato alla polizia e arrestato.

 

Nel confronto con gli uomini del Dipartimento investigativo, il giovane straniero ha negato di avere incitato i giovani ad opporsi allo Stato, ha sostenuto che i suoi spostamenti nelle zone popolari d’Egitto gli servono per imparare il dialetto egiziano. È stato redatto un verbale dell’accaduto ed inviata una comunicazione alla Procura » .

' PER REGENI (ANSA)' PER REGENI (ANSA)

 

La circostanza riferita da “Veto” in quei giorni (di per sé neutra perché la notizia della scomparsa di Giulio Regeni non è ancora pubblica) è evidentemente significativa. Ma lo è altrettanto il fatto che per 8 settimane sia stata taciuta ai nostri investigatori. Sicuramente, incrociata con quanto lo stesso Shalaby dirà ufficialmente il pomeriggio del 3 febbraio (giorno del ritrovamento del cadavere di Giulio) consente di fissare tre circostanze.

 

REGENIREGENI

Sulla scena dei rastrellamenti del 25 si muove l’uomo che prima accrediterà “l’incidente stradale”, quindi fornirà il particolare dei “pantaloni abbassati” con cui Giulio è stato ritrovato e quindi riferirà di “aver visto il corpo” così distrattamente da non notare i segni di tortura, ma abbastanza da «escludere che la morte sia dovuta a coltellate».

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO