sottopasso roma

IL MONDO DI SOTTO DELLA CAPITALE - RIFIUTI, GIACIGLI, PUZZA DI PISCIO: VIAGGIO NEI SOTTOPASSI AL CENTRO DI ROMA DOPO L’OMICIDIO DELLA SENZATETTO BRASILIANA – "NON È STATA LA PRIMA, QUASI CINQUE ANNI FA, DUE SOMALI SONO MORTI BRUCIATI, QUI SOTTO..." - IL CLOCHARD: "LAGGIÙ NON ENTRO NEANCHE SE MI PAGANO"

Goffredo Buccini per il Corriere della Sera

 

SOTTOPASSO PIAZZA CROCE ROSSA 3

«Get Fit», stai in forma, suggerisce il logo sulla borsa da palestra blu, appartenuta al mondo di sopra che bada alla linea e adesso morta tra cose morte qua sotto. Il sangue di Norma Maria la brasiliana s' è allargato tutt' attorno: una macchia appena più scura, rappresa in fondo alle scale.

 

Escrementi, fazzolettini, un lucidalabbra, lampi di luce che crescono risalendo rampa dopo rampa, batticuore e tanfo di urina che scemano. I fari delle macchine rompono il buio nel sottovia, al solito. La scena del delitto, ultimo orrore del sottosuolo di Roma, è spalancata, entra e esce chi vuole dai cancelli aperti davanti alle mura Aureliane e sotto le nostre vite normali.

 

Massimo dice che lui non ci entrerebbe «manco pagato». Giubbotto consunto da aviatore, occhi lucidi. Sta accampato da dodici anni qualche centinaio di metri oltre, tra i cespugli sotto le mura: come un vecchio orso, vabbè, ma vivo e vegeto, «mica so' matto a dormire giù! Là ti tagliano la gola. Le guardie arrivano solo quando sei crepato». Quattro sottopassaggi si aprono nei marciapiedi da Castro Pretorio a piazza Fiume, altri quattro fino a via Veneto e al galoppatoio di villa Borghese. Dovrebbero essere percorsi di fuga per gli automobilisti della sottovia, sono porte girevoli dell' hotel paura: nel centro di Roma.

 

Lo studioso di migrazioni di massa Michel Agier ha descritto bene i «non luoghi» di chi viaggia non per scelta ma per fuga e, dunque, senza una destinazione precisa se non la salvezza. Quei «non luoghi», come le nostre stazioni o appunto i nostri sottopassi, diventano tappa spesso definitiva dei fuggiaschi ma sono anche parte dei nostri quartieri, del nostro quotidiano rassicurante.

 

SOTTOPASSO PIAZZA CROCE ROSSA 1

Lo strappo sta qui, il vento globale ci sospinge l' orrore sotto casa, non più esorcizzabile: la soluzione più facile è non vedere. «Sì, è un problema di invisibilità e anche di isolamento sociale», spiega Augusto D' Angelo, un professore di Storia alla Sapienza che, da volontario di Sant' Egidio, ha passato la vita in questi buchi della città e delle coscienze: «Là sotto c' è pure gente di mezz' età, in prevalenza stranieri che temono i rimpatri. Robert, un mio amico ugandese da quarant' anni qui, uno che adesso dorme per strada, mi ha detto che non credeva che noi italiani diventassimo così cattivi».

 

A Roma, su ottomila senza dimora, circa duemilacinquecento dormono all' addiaccio.

Massimo s' è costruito una sua saggezza, ha imparato a ingannare il freddo leggendo, molto, di tutto. Chiede aiuto in libri più che in soldi. S' accosta e sussurra circospetto: «Quella brasiliana non è stata la prima, sai?». Beh, quasi cinque anni fa, due somali sono morti bruciati, qui sotto... «No, no, non quelli, c' è stato un altro stupro, l' inverno passato. Lei era italiana, lui africano, lei non ha denunciato. Ma io avrei pure un testimone, rumeno, che però è sparito, non parla».

 

SOTTOPASSO ROMA

Voci incontrollabili dal sottosuolo. Roma è una buona prova che le periferie, come luogo di «diffusione del disordine», stanno ormai anche in centro. Al Galoppatoio, sotto quella Villa Borghese che di notte spaventa sempre più chi l' attraversa: lì usano le vecchie cabine elettriche come armadi. A San Pietro, nella galleria Pasa, dove dorme chi di giorno trovi sotto il Colonnato. Al ponte Margherita: dove, scendendo tra i cespugli, s' intravedono le grate, tirate su a recintare uno spazio che non c' è, a trasformare in «luogo» un «non luogo». A Ponte Matteotti, nel cantiere abbandonato.

 

Negli eterni anfratti di via Giolitti, alla stazione Termini, dove i colonnini di cemento non scoraggiano tutti (almeno non quel clochard incastrato nel suo giaciglio come una sardina) e dove «tutto può succedere, in genere il peggio», biascica Amedeo, tra i denti disboscati dall' eroina. Ma bisogna tornare sul luogo del delitto per trovare il perfetto paradosso. Da Castro Pretorio a Porta Pia fino a piazza Fiume, in quel paio di chilometri dove corso Italia tiene insieme due mondi divisi da una linea di mezzeria: di qua il bel faccione di Bisio sopra l' insegna del cinema Europa, pizzerie al taglio e sushi bar dove gli impiegati dei molti uffici di zona s' accalcano per l' apericena. Di là, dal lato delle mura Aureliane, la notte scura che non passa mai, nemmeno di giorno.

sottopasso roma

 

Erving Goffman ha scritto che l'«inattenzione civile» è l' arte di distogliere lo sguardo dagli estranei per non farsi coinvolgere. Ma è molto difficile distogliere lo sguardo da Eva, cappotto sdrucito, sacca verde del supermercato Pam rigonfia di panni d' una vita intera, febbre in faccia. Potrebbe essere una nonna qualsiasi se non strisciasse, ora, nel mondo di sotto: nel sottopasso accanto a quello della morte, due padelle e un materasso grigio in fondo al buco delle scale. «La paura? Lasciata al mio paese», dice. In realtà sembra spaventatissima, ma forse non mente: la paura, come la borsa da fitness, è roba del mondo di sopra.

 

Ultimi Dagoreport

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO

donald trump

COME STA IN SALUTE DONALD TRUMP? DOPO LE FOTO HORROR DELLE CAVIGLIE FORMATO ZAMPOGNA DEL PRESIDENTE, ANCHE NEGLI STATES INIZIANO A FARSI DELLE DOMANDE - C’È UNA CORRENTE DEL PARTITO DEMOCRATICO, VICINA A BERNIE SANDERS, CONVINTA CHE LA SALUTE DI TRUMP SIA PIÙ TRABALLANTE DI QUANTO I MEDICI DELLA CASA BIANCA NON VOGLIANO AMMETTERE. I PUGNACI DEPUTATI DEM STAREBBERO VALUTANDO DI CHIEDERE L’ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE MEDICA INDIPENDENTE PER VALUTARE LE REALI CONDIZIONI DEL PRESIDENTE… - TRA INSUFFICIENZA CARDIACA E DEMENZA SENILE, SUI SOCIAL I COMPLOTTARI MORMORANO: "QUALUNQUE COSA NASCONDA, STA PEGGIORANDO"

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO