aldo moro corrado corghi fabio fabbri

“ALDO MORO ERA STATO VESTITO DI TUTTO PUNTO PERCHÉ STAVA PER ESSERE LIBERATO, PROPRIO IL 9 MAGGIO” - MONSIGNOR FABIO FABBRI, PER ANNI BRACCIO DESTRO DEL CAPO DEI CAPPELLANI DELLE CARCERI, CESARE CURIONI, SGANCIA LA BOMBA: L’ULTIMA TRATTATIVA FU CONDOTTA DAL PARTIGIANO BIANCO CORRADO CORGHI, E PREVEDEVA LO SCAMBIO DI UN PRIGIONIERO NELLE CARCERI DEL CILE. MA CHE C'ENTRA IL CILE? E SOPRATTUTTO: PERCHÉ FU UCCISO? LO SA SOLO CHI SPARÒ…

Maria Antonietta Calabrò per www.formiche.net

 

corrado corghi

“Corrado Corghi? Sì, ricordo che questo nome me lo ha fatto Curioni”. Monsignor Fabio Fabbri per molti anni braccio destro del Capo dei cappellani delle carceri, monsignor Cesare Curioni, conferma il ruolo svolto per tentare di liberare Moro da parte di Corghi, una figura di spicco del mondo cattolico, dal Dopoguerra agli anni Ottanta. Corghi era di Reggio Emilia. Di lui si conosceva la propensione al dialogo con brigatisti storici come Alberto Franceschini, Franco Bonisoli, Roberto Ognibene e il carceriere di Moro, Prospero Gallinari. Tutti anche loro originari di Reggio Emilia.

 

aldo moro

Finora, c’erano state ricostruzioni sul fatto che Corghi aveva cercato, arrivando a Roma, di interessare i ministri dell’epoca ad una trattativa. Ma non c’era stato ancora un testimone diretto che affermasse che Corghi poi abbia effettivamente avuto a che fare con la trattativa per Moro, e che questa trattativa gestita da don Curioni e che potremmo chiamare “vaticana” (che chissà perché ancor oggi alcuni esponenti negano), sia andata avanti a lungo, fino al giorno dell’esecuzione dello statista Dc, cioè il 9 maggio di 43 anni fa.

 

markus wolf

Ha dichiarato monsignor Fabbri a chi scrive nell’aprile 2021: “Sì, monsignor Curioni mi disse che Moro stava per essere liberato che per questo era vestito di tutto punto perché dove la visita medica al Policlinico Gemelli avrebbe dovuto andare in Vaticano. Quello che non mi spiego è che cosa c’entrasse il Cile”.

GIULIO ANDREOTTI ALDO MORO

 

Il Cile, all’epoca, già in piena era Pinochet.

 

Ma questo combacia con il contenuto di quanto il presidente del Consiglio Giulio Andreotti affermò il 21 maggio 1978 durante il Consiglio dei ministri e riportato nel verbale pubblicato, a 43 anni di distanza, da Miguel Gotor in una intervista a repubblica.it: “Un’ultima osservazione [intendo fare]: noi abbiamo fatto molto di più di quello che è apparso per liberare Moro (attività Gheddafi-Arafat) anche con trovate particolari con denaro e anche con proposte di scambi in altri Paesi (Cile). Il rimprovero ai socialisti non è quello di avere cercato una strada ma di averla pubblicizzata”.

aldo moro

 

Secondo Andreotti alludeva a uno scambio di prigionieri. “Credo che il riferimento – ha detto nell’intervista – sia al tentativo di liberare un prigioniero politico cileno rinchiuso nelle carceri del regime di Pinochet avviando così uno scambio di ostaggi come avvenne nel 1973 fra Breznev e Pinochet”.

 

Oggi possiamo dire che fu Corghi a intvolare quella trattativa con il Paese Sudamericano.

Altra coincidenza è che don Fabio Fabbri ha parlato dell’ultima prigione di Moro solo dopo che Corghi (classe 1920, partigiano bianco) è morto a 96 anni nell’ottobre 2017.

 

aldo moro via caetani

È di due mesi dopo, 6 dicembre del 2017, infatti la deposizione di monsignor Fabbri (subito secretata) davanti agli investigatori della Commissione Moro 2, presieduta da Giuseppe Fioroni, don Fabio Fabbri afferma: “Voglio riferire un aspetto su cui mi riferì Curioni. Nei risvolti dei pantaloni dell’on. Moro al momento del ritrovamento del suo cadavere, fu rinvenuto del terriccio che io so essere del terriccio riconducibile ad una cantina di un’ambasciata che all’epoca trovava sede nei pressi di via Caetani. Ambasciata attualmente non più attiva”.

 

monsignor fabio fabbri

Secondo la ricostruzione basata su riscontri delle fonti diplomatiche dell’epoca, pubblicata nel libro di cui sono coautore insieme a Giuseppe Fioroni, presidente della Commissione Moro 2, si trattava della cantina dell’allora residenza dell’ambasciatore del Cile, presso la Santa Sede.

 

Corghi era stato da giovane un partigiano bianco e portalettere di fiducia di Dossetti al Cln, nel dopoguerra entra nella direzione nazionale dell’Azione Cattolica per poi impegnarsi nella Dc, partito da cui uscirà nel 1968 su posizioni di contestazione radicale. Amico del cardinal Pignedoli, originario di Felina, conosciuto durante il conflitto, nel 1943. Il porporato, vicinissimo a Giovan Battista Montini, futuro Paolo VI. Con un altro emiliano illustre, Ermanno Gorrieri, Corghi tesse le fila di una rete di resistenza atlantica in chiave anti-sovietica, la base della rete che conosceremo negli anni Novanta con il nome Stay Behind.

 

Maestro di Castagnetti e Bonferroni.

 

aldo moro

Corghi divenne in seguito un esperto di America Latina sulla quale ha scritto numerosi saggi con particolare attenzione ai problemi dello sviluppo post conciliare della Chiesa e delle ribellioni a “sinistra” della Dc. Fu inviato dal Vaticano a Cuba. Fu grazie la lui che venne liberato il regista francese Regis Debray.

 

Ebbe fortissimi rapporti con il Cile di Salvador Allende, a quello che aveva ribattezzato “nuovo Cile”, cui aveva dedicato un libro pubblicato da Feltrinelli nel giugno del 1973, pochi mesi prima del golpe militare di Pinochet. Ma Corghi continuerà a seguire le vicende del Cile anche dopo il golpe e per conto anche dell’ex sindaco di Firenze La Pira che aveva accompagnato nel Paese sudamericano per la cosiddetta “Operazione verità” voluta da Allende .

aldo moro via fani

 

È emerso solo relativamente di recente, dagli archivi della Stasi (il servizio segreto della ex Ddr) nel 2005, che il Cile (con il Sudafrica) era la nazione in cui la Stasi aveva la maggiore penetrazione al mondo, fino agli anni ’90. Così come sappiamo solo oggi sappiamo che Salvator Allende era strettamente supportato ma anche monitorato dalla Stasi.

 

monsignor fabio fabbri 2

E che la rete di Markus Wolf (“Il Lupo”), che in Europa controllava il terrorismo palestinese e la Rote Armee Frackion, rimase nel Paese, sudamericano anche dopo il golpe militare di Pinochet. Tanto che Erich Honecker, capo della Ddr dal 1971, in fuga da Berlino Est dopo la caduta del Muro (1989), trovò rifugio proprio in Cile, dove lo aveva preceduto la moglie e dove morì nel 1994, con Pinochet ancora al potere.

PINOCHET E ALLENDE

 

Nelle testimonianze rese alla Commissione Moro 2 il 31 maggio e il 7 giugno 2017 dal professor Gaetano Lettieri, figlio di Nicola Lettieri, sottosegretario al ministero dell’Interno, responsabile dell’unità di crisi per la ricerca di Aldo Moro, ha riferito che nei dialoghi in famiglia, sia pure senza particolari esplicativi, il padre si riferì alla prigione di Moro con questa frase: “Ci stavamo seduti sopra”. E in effetti Palazzo Ruggeri si trova sul corso Vittorio Emanuele vicinissimo a piazza del Gesù, sede della Dc.

 

Francesco Cossiga in via Caetani, davanti alla R4 con il cadavere di Aldo Moro

Via Caetani è una traversa di via delle Botteghe Oscure che si trova in senso opposto rispetto alla direzione che porta a piazza del Gesù e fu scelta perché verosimilmente molto vicina all’ultima prigione e al luogo dell’esecuzione, e immediatamente raggiungibile, senza particolari rischi, per gli assassini. Basta girare l’angolo e percorrere non più di centocinquanta metri.

 

Ma monsignor Fabbri aggiunge oggi anche un altro particolare: “Moro , mi disse Curioni, era stato vestito di tutto punto, perché stava per essere liberato, proprio quel 9 maggio. Così sapevano Curioni e il Vaticano”.

monsignor fabio fabbri

 

Insomma, sembra proprio che il destino di Aldo Moro non fosse stato “predestinato” fin dall’inizio. Cosa sia accaduto alla fine, nelle ultime ore, dipende da chi effettivamente lo ha ucciso. Perché la versione dei fatti rese dai brigatisti anche sull’assassinio è lacunosa e contraddittoria rispetto ai nuovi risultati d’indagine che sono stati possibili grazie ai nuovi metodi della polizia scientifica, agli accertamenti del Ris dei Carabinieri, alla perizia balistica svolta – solo nel 2016 – sull’arma che (dopo i primi colpi della mitraglietta Skorpion) lo fece morire con una lenta agonia (non una morte sul colpo, ma quasi un’ora di lento dissanguamento) . La perizia balistica su quell’arma risale solo al 2016, cinque anni fa. Si tratta di una PKK, volgarmente nota come P38.

ENRICO BERLINGUER ALDO MORO 1aldo moro in giacca e cravatta a terracinaENRICO BERLINGUER ALDO MOROmostra fotografica su aldo moro (9)PINOCHET aldo morowalter tobagi aldo moro

Ultimi Dagoreport

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!