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NAZISTI A LUCI ROSSE – NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO C’ERA UN’APPOSITA SEZIONE DEDICATA AI BORDELLI: ERA LA “DIVISIONE DELLA GIOIA” (DA CUI AVREBBE PRESO IL NOME LA BAND “JOY DIVISION”) IN CUI VENIVANO RINCHIUSE LE DEPORTATE “ANCORA PRESENTABILI”. LE RAZIONI DI CIBO PER LE PRIGIONIERE ERANO ABBONDANTI: I SOLDATI VOLEVANO DONNE FLORIDE, “MASSICCE E SODE, UN PO’ MATERNE”, MESSE ALL’INGRASSO CON UNA DIETA A BASE DI BURRO – LE PUNIZIONI DOPO I GIUDIZI NEGATIVI E I TERRIBILI “ESPERIMENTI EROTICI”, COME LA “RIANIMAZIONE DEGLI ASSIDERATI”

Estratto da “A letto con la svastica”, di Anthony F. Nicker, Kermesse editrice

 

ANTONY NICKER - A LETTO CON LA SVASTICA

Un numero tra i tanti «K.Z. 41.720». La voce della sorvegliante echeggiò nella baracca fetida. Il numero 41.720 dormiva. Fu svegliato dai vicini. Si alzò dal giaciglio di stracci e si avviò al buio, in stato di sonnambulismo, incespicando tra i corpi, verso la porta. Il numero 41.720, in bocca alla sorvegliante, tuonò ancora. Essere chiamato invano per la terza volta avrebbe significato dieci frustate sulla schiena.

 

K e Z prima del numero erano le iniziali di «Konzentration Zenter», campo di concentramento. Quando chiamavano gli internati, la pronuncia era marcata sulle due lettere, per accentuare lo stato di asservimento in cui erano costretti e il continuo, metodico annullamento della personalità.

 

Il numero 41.720 giunse alla porta prima di essere chiamato per la terza volta. Fuori, il freddo pungente l'investì. Seguiva con passi incerti la sorvegliante, i cui stivali scricchiolavano sulla neve. L'ansia l'assalì: non sapeva che cosa volevano.

 

adolf hitler con due signorine

«Sei ancora presentabile borbottò la sorvegliante volgendosi appena con un'occhiata e facendo dondolare il randello. Questa è la ragione della scelta » K.Z. 41.720, dopo pochi giorni di campo di concentramento, era ancora una bella ragazza. «Scelta per che cosa?» chiese smarrita. «Per l'amore » fu la risposta.

 

Le internate sapevano che le più giovani e le « più presentabili » potevano essere trasferite dalla « Divisione del Lavoro » alla « Divisione della Gioia », destinate cioè ai bordelli di retrovia. Si diceva che le razioni del cibo fossero normali, anzi abbondanti. Non poteva essere altrimenti: i soldati di passaggio o in breve licenza, muniti di regolare tagliando-premio, non avrebbero gradito abbracciare uno scheletro, volevano donne floride, massicce e sode, un po' materne.

 

deportate nella divisione della gioia

Si diceva che le assegnate alla « Divisione della Gioia » venivano messe all'ingrasso a base di burro prima di prendere servizio. Chi stava al campo da qualche tempo non sognava altro. Tutte sapevano che anche alla « Divisione della Gioia » la disciplina era ferrea. Era prescritto che nell'accoppiamento la donna dovesse esprimere il massimo godimento sessuale.

 

A ogni soldato, all'uscita e alla timbratura del tagliando, veniva chiesto se era rimasto soddisfatto. Dopo tre giudizi negativi, c'erano dapprima le punizioni corporali; in caso di recidiva, il trasferimento alle « Compagnie di disciplina », cioè all'inferno. Chi si trovava nei campi da qualche settimana o da qualche mese, già mezzo di strutta psicologicamente e nel fisico, era pronta a tutto. Soltanto le nuove arrivate, appena ne sentivano parlare, giuravano che avrebbero preferito la morte.

divisione della gioia bordelli nei campi di concentramento

 

Con il passare dei giorni, mutavano parere. K.Z. 41.720 ancora non aveva mutato parere. « Non per quello che pensi disse la sorvegliante spingendola nell'angusto locale della disinfezione -. Sei stata scelta per un compito particolare ». « Posso chiedere di che genere? ». «Amore ardente rispose la sorvegliante con un sorriso equivoco che non illuminava la faccia giallognola e gli occhi a cipolla. Dovrai rendere il meglio di una donna ». « Ma con chi? » chiese la ragazza. « Non essere sfacciata spose la sorvegliante  -. Vai a disinfettarti».

 

Viaggio verso l'amore

divisione della gioia bordelli nei campi di concentramento

Sotto la doccia al lisoformio, K.Z. 41.720 si ricordò all'improvviso che si chiamava Sara. Aveva già preso l'abitudine a pensare a se stessa come al numero che le era stato tatuato sul braccio sinistro. Si aggrappò al suo nome con affetto, come per cercare nell'adolescenza e anche prima, nella fanciullezza e nella sua famiglia, le ragioni profonde e valide per sopravvivere e affrontare la nuova prova.

 

Poi passò in rassegna tutti i visi dei nazisti che dal primo momento della persecuzione aveva conosciuto. Nessuno le parve così potente da farla uscire dal campo per proprio uso personale. Ma forse nessuno sapeva che si poteva essere destinate a qualche gerarca in fregola. Sara ricordò le brutali ma accurate visite mediche cui era stata sottoposta. Le sue forme armoniche e principalmente il colore della pelle e il tepore del suo corpo avevano fatto un'ottima impressione. Tutto era stato annotato nella sua scheda. « Ditemi, vi prego, il nome della persona che mi ha scelta » disse Sara alla sorvegliante.

prigionieri di dachau

 

Con una smorfia, la sorvegliante rispose: « Non darti tante arie. E ringrazia il nostro Führer, perché ora sei "'merce intoccabile , altrimenti ti farei passare la voglia di essere presuntuosa. E' venuto per te il momento di essere utile al Grande Reich. E di mostrare la tua gratitudine per essere tenuta ancora in vita. Ma sei sempre uno schifoso numero ».

 

Da Ravensbrück, Sara fu trasferita in un altro campo, che poi capì essere Dachau. Accompagnata da una nuova sorvegliante, viaggiò con altre donne, anche queste ignare del loro destino. Venivano nutrite, ma circondate dal silenzio più rigoroso. Una bionda molto giovane, che fu aggregata al gruppo per ultima, pareva che sapesse qualcosa e sussurrò alle altre: « Saremo sottoposte a esperimenti erotici ».

 

Cavie umane per l'erotismo nazista

A Dachau, in un basso e grosso edificio di mattoni sorvegliato giorno e notte dalle SS, Sara fu visitata di nuovo, ma superficialmente. […] «C'è un uomo svenuto. Devi stringerti a lui e rianimarlo. Spogliati». Nuda, Sara fu introdotta al di là della porta, che immetteva in un laboratorio pieno di attrezzature mediche ed elettriche.

 

deportate nella divisione della gioia

Un ufficiale in divisa delle SS sollevò il capo e la osservò. Era il medico. Si chiamava Rascher. Indicò un lettino. Sotto la coperta si intravedeva una forma umana. Invitò Sara a infilarvisi. Appena la ragazza si distese accanto alla forma umana, che era un uomo, ebbe un urlo. Non perché fosse un uomo, ma perché era gelido. Sara guardò spaventata il medico e disse che l'uomo era già morto. L'infermiere afferrò per le spalle la ragazza, la obbligò ad abbracciare «il morto ».

 

« Stai partecipando alla rianimazione di un assiderato disse Rascher -. Stiamo indagando se la rianimazione mediante calore animale, cioè calore di animali o calore umano, sia preferibile a quella in uso mediante procedimenti fisici o chimici, voglio dire medicinali. In tutti i casi, la rianimazione animale è più economica. Molto di più ». L'assiderato era rigido. Non si muoveva, forse non respirava A Sara battevano i denti per il freddo che quel corpo le comunicava; e per la paura, la sorpresa, la vergogna.

 

hitler era sessualmente frustrato

L'infermiere la costrinse a stringersi all'assiderato, a cinger- gli il collo con il braccio, a carezzarlo sulle guance e sui fianchi, ad alitargli il fiato, a posargli le labbra sulle labbra di ghiaccio. Intanto il dottor Rascher diceva a un altro medico che con quegli esperimenti intendevano risolvere il problema della caduta degli aviatori tedeschi in mare. Bisognava istituire veloci unità mobili, fornite naturalmente di donne « calde ».

 

Altri studiavano tute protettive, ma la questione più importante verteva sulla rianimazione. Era il novembre del 1942. La Germania, che aveva iniziato la Seconda guerra mondiale aggredendo la Polonia, combatteva dal settembre del 1939. Il 1942 era l'anno in cui aveva raggiunto la sua massima espansione: le sue armate si trovavano a Parigi e in tutti i Balcani, alle porte di Mosca e nell'Africa settentrionale. in Norvegia e verso il Caucaso. Già da tempo, gruppi di medici studiavano gli effetti delle camere di decompressione, dei lanci con i paracadute, dell'adattamento umano ai voli a grandi altezze:la guerra aerea infatti era fondamentale.  [….]

la liberazione di dachau

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