
NEL GRANDE GIALLO DI GARLASCO C’E’ UN DETTAGLIO IMPORTANTE ANCORA DA CHIARIRE: L’ARMA DEL DELITTO - NON SOLO NON E’ MAI STATA TROVATA: NON E’ STATA NEANCHE INDIVIDUATA - NELLA SENTENZA D’APPELLO DEL 6 DICEMBRE 2011 SI PARLA DI “UNO STRUMENTO PESANTE, VIBRATO PIÙ VOLTE CON NOTEVOLE FORZA, AVENTE UNA STRETTA SUPERFICIE BATTENTE, CON UNA PUNTA IMPIEGABILE DI PER SÉ E PROBABILMENTE DI NATURA METALLICA” - IL PADRE DI CHIARA POGGI, UN ANNO DOPO IL DELITTO, DENUNCIA LA SCOMPARSA DI UN “MARTELLO A CODA DI RONDINE” – MA ORA EMERGE LA PISTA DI DUE ARMI, CHE SPIEGHEREBBE ALCUNE FERITE DIVERSE TRA LORO - QUESTO FA IMMAGINARE ANCHE PIU’ PERSONE SULLA SCENA DEL DELITTO?
Estratto dell’articolo di Pierpaolo Lio per il “Corriere della Sera”
C’è un aspetto del giallo di Garlasco che neanche la versione ufficiale, oggi rimessa in discussione dalla nuova inchiesta «alternativa» della procura di Pavia, che vede indagato Andrea Sempio, è riuscita mai a chiarire. Nonostante cinque gradi di giudizio, e una miriade di perizie.
C’è un colpevole: Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni. E c’è, in sentenza, una precisa finestra temporale per l’aggressione e la morte di Chiara Poggi: tra le 9.12 e le 9.35 del 13 agosto del 2007. Quel che manca, oggi come allora, oltre al movente, è l’arma del delitto. Non solo perché non è mai stata trovata, ma perché non è stata nemmeno mai «identificata».
DELITTO DI GARLASCO - SCENA DEL CRIMINE DELL OMICIDIO DI CHIARA POGGI
Sul luogo del delitto, dell’arma non c’è traccia. […] Il medico legale, Marco Ballardini, individua la causa del decesso nelle «lesioni contusive cranio-cefaliche». Ma sono le differenti ferite riscontrate sul corpo della vittima a complicare il lavoro degli esperti. In un primo momento, su indicazione dei consulenti della Procura, si pensa all’uso da parte dell’assassino di un paio di «forbici da sarto». Il tipo di ferita al capo, però, fa presto virare i sospetti su un martello da muratore.
LA SCENA DEL CRIMINE - CASA POGGI - GARLASCO
Si arriva alla sentenza d’appello del 6 dicembre 2011, che specifica le caratteristiche generali che l’oggetto dovrebbe avere: «Uno strumento pesante, vibrato più volte con notevole forza, avente una stretta superficie battente, con una punta impiegabile di per sé e probabilmente di natura metallica». C’è poi la segnalazione del padre della vittima, che un anno dopo, rientrato a casa, denuncia la scomparsa di un «martello a coda di rondine» che l’uomo usava per rompere i bancali in legno.
Il mistero non viene risolto. E le ipotesi si rincorrono. In una telefonata anonima, uno sconosciuto indica un ferro da stiro. Ma negli anni s’affaccia anche un’altra teoria. Che si basa sulle parole di Marco Muschitta, nel verbale poi subito ritrattato dall’operaio. E cioè quelle che descrivono Stefania Cappa mentre in bicicletta si allontana dalla zona con in mano un grosso oggetto. È la pista dell’attizzatoio da camino.
BRUNO VESPA E IL PLASTICO DELLA VILLA DOVE E AVVENUTO OMICIDIO DI CHIARA POGGI - PORTA A PORTA
Ed è sulla base di quella testimonianza, e della storia raccontata dal «supertestimone» a Le Iene, che il 14 maggio si perlustra un tratto del canale di Tromello. Vengono ritrovate una pinza da camino, la testa di un martello e due accette. Tutti oggetti che saranno ora analizzati.
«Ove non si voglia ipotizzare l’impiego di più strumenti», è scritto in un passaggio della consulenza sulle cause della morte di Chiara. Una strada, appena accennata nel documento, che la rilettura del delitto portata avanti dalle nuove indagini non esclude. L’uso di due armi, infatti, spiegherebbe alcune ferite: in particolare i tagli alle palpebre, che evocano — annotava il dottor Ballardini — un’arma con «filo piuttosto tagliente» o «punta acuminata»; e la lesione alla mascella destra, che presenta più «caratteri di alterazioni tipo punta e taglio che non contusive». Un attrezzo pesante, quindi, con cui Chiara sarebbe stata colpita alla testa. E un secondo oggetto, con caratteristiche da taglio.
In attesa dell’incidente probatorio del 17 giugno, gli inquirenti stanno anche riascoltando gli 806 file audio depositati nel procedimento (poi archiviato) del 2017 che vedeva indagato Sempio: intercettazioni ambientali catturate in auto per 15 giorni nel febbraio 2017. […]