magaluf antropologica

NELL’ESTATE DEL RECORD DI TURISTI, LA SPAGNA MOSTRA LA SUA INSOFFERENZA VERSO I VISITATORI - DAGLI ASSALTI AI BUS A BARCELLONA ALLE PROTESTE DI PIAZZA ALLE BALEARI, IN PARTICOLARE A MAIORCA E A MAGALUF: I RESIDENTI SONO STANCHI DELLE RISSE TRA INGLESI E TEDESCHI UBRIACHI

Francesco Olivo per “la Stampa”

 

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L'ultimo capitolo della pazza estate spagnola va di scena all' aeroporto di Barcellona. Uno sciopero del personale dei controlli di sicurezza sta provocando code infinite nel momento di massima affluenza, trasformando una banale vicenda salariale, non certo inedita in Europa, in una questione politica complicatissima. Lo Stato centrale accusa gli enti locali, governati dai nemici del Partito Popolare.

 

La Catalogna allude a un sabotaggio di Madrid in vista del referendum («diremo la verità alle ambasciate») e i giornali inglesi più anti europei gridano: «È una ritorsione contro i nostri viaggiatori a causa della Brexit».

 

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Lo psicodramma dello scalo del Prat è, appunto, soltanto l' ultimo di una lunga serie di episodi ostili, con diverse forme, verso i turisti, nell' anno dei record di visitatori. Un paradosso che sta guastando la festa del governo Rajoy per un' economia, che, proprio grazie all' impennata degli arrivi, fa segnare una crescita a livelli molto più alti della media europea. Per raccontare l' ascesa bastano pochi numeri: nel 2012 la Spagna riceveva 57 milioni di turisti stranieri e quest' anno si supererà ampiamente quota 80 milioni, 84 secondo i più ottimisti. Una scalata clamorosa che porta ricchezza, l'11 per cento del Pil, due milioni e mezzo di posti di lavoro (in un Paese che soffre di disoccupazione cronica) e un indotto ormai incommensurabile.

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L'estate perfetta però sta diventando anche la peggiore: proteste di piazza, intolleranza crescente verso i visitatori e persino qualche gruppuscolo estremista che è passato alle vie di fatto, con assalti contro pullman, biciclette pubbliche (a Barcellona) e yacht. Azioni sempre meno isolate che i conservatori arrivano a paragonare alla Kale Borroka, la guerriglia dei sostenitori dell' Eta negli anni bui dei Paesi Baschi.

 

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Non arriva a tanto Mariano Rajoy, che però definisce gente con «ristrettezze mentali», quelli che attaccano la prima industria dello Stato. «I turisti vanno coccolati», ha detto ieri il premier in visita al re Felipe VI. Ma se i miliziani sono pochi e in cerca di pubblicità, sono in tanti quelli che protestano con metodi più urbani. La mappa del nuovo fenomeno estivo, che prende il nome di turismofobia, ha come capitale Barcellona, ma si estende giorno dopo giorno.

 

Altro focolaio alle Baleari, un arcipelago sempre più stufo degli eccessi della movida, a Maiorca in particolare nella località di Magaluf non c' è giorno che passi senza risse tra ragazzotti ubriachi, spesso inglesi e tedeschi. A Ibiza, oltre alle derive criminali, c'è un mercato immobiliare completamente impazzito a causa degli affitti brevi, con residenti e lavoratori che faticano a trovare un letto durante i mesi estivi.

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A Valencia sono scesi in strada gli abitanti del centro e a San Sebastián è previsto un corteo nei prossimi giorni. Quello che sembra un paradosso è presto spiegato: i milioni di stranieri si concentrano in pochi punti di un Paese dal territorio molto esteso, cambiando fisionomia ai centri scelti dalle masse di visitatori. In un sondaggio recente gli abitanti di Barcellona hanno risposto che il problema che in assoluto più li preoccupa non è il terrorismo, né la delinquenza e nemmeno la crisi economica, bensì il turismo, un dato quadruplicato in soli due anni.

 

Che il tema sia diventato politico, lo dimostra che l' attuale sindaco, Ada Colau, sia stata eletta con una piattaforma fortemente critica con il modello turistico della città. Ma è opinione comune che non possano essere gli amministratori locali a cambiare il corso delle cose. «Noi proviamo a incentivare il turismo alternativo in altre zone rispetto a quelle massificate - racconta un alto funzionario del ministero del turismo a Madrid - ma non possiamo imporre ai grandi gruppi di investire i propri soldi in Extremadura, se loro hanno deciso di farlo in Costa Brava».

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