cacciari putin von der leyen cuperlo

“NOI DI SINISTRA SIAMO CONSERVATORI, I RIVOLUZIONARI SONO I CAPITALISTI” – L’AFFONDO DI MASSIMO CACCIARI DAVANTI AI "MILITONTI" SINISTRELLI DELLA FESTA DELL'UNITA' DI REGGIO EMILIA: “LA REAZIONE DELL'EUROPA DI ARMARSI E DI ANDARE ALLA GUERRA È SBAGLIATA. IL SUO RUOLO E' QUELLO DI PONTE TRA OCCIDENTE E ORIENTE, È UNA FOLLIA AVER PENSATO UN FUTURO SENZA L'EST EUROPA, SENZA LA RUSSIA" – E DI FRONTE A UN CUPERLO IBERNATO NELL’AUTOCRITICA SULLA MANCANZA DI “SPIRITO ERETICO DELLA SINISTRA” (MA CHE VOR DI’?), IL FILOSOFO TESSE L’ELOGIO DELLO SVILUPPO CAPITALISTICO...

Fabio Martini per la Stampa - Estratti

 

massimo cacciari a otto e mezzo 5

Parla a voce bassa, scandisce le parole assai più lentamente del solito, ma i suoi ragionamenti sono sempre più spiazzanti per il "popolo" della Festa nazionale dell'Unità, i compagni di Reggio Emilia seguono affascinati ma con un filo di diffidenza, fino a quando Massimo Cacciari conclude la sua "lezione" sul futuro dell'Europa e del mondo con una battuta rivelatrice: «Loro, i capitalisti, sono stati rivoluzionari e noi a sinistra siamo stati conservatori». A quel punto la platea capisce e per la prima volta si alza un applauso a scena aperta.

 

Nel programma - fittissimo di appuntamenti, ma poverissimo di voci dissonanti - della Festa di Reggio Emilia è la volta di un dialogo tra Massimo Cacciari e Gianni Cuperlo, chiamati a disquisire di "Pensiero lungo" in una stagione nella quale la discussione pubblica è quasi tutta incasellata, votata alla faziosità, all'urgenza di individuare eroi e mostri.

cuperlo cacciari

 

(...)

 

 

Stavolta Cuperlo si è scelto un ruolo da intervistatore, «da giornalista» arriva a dire, e la sua domanda di avvio rilancia una lettura sulla crisi dell'Europa nella quale buona parte delle "colpe" sarebbero in capo all'Occidente che ha spinto la Russia a tornare alla sua natura imperialista.

 

Ma la risposta di Cacciari è spiazzante, condita di riferimenti puntuali all'evolvere del Pil negli ultimi 70 anni, per poi scandire le sue verità: «Negli anni Sessanta l'Urss, con un modello economico bolscevico, fondato sulla centralità operaia e realmente alternativo a quello capitalistico, insidiava da vicino il primato americano, ma oggi la Russia è 20 volte sotto, mentre la Cina, che ha sposato un modello di produzione capitalistico, ha un Pil che è dodici volte quello degli anni Settanta.

putin cacciari

 

Amici e compagni dobbiamo dirlo: si è affermato uno sviluppo straordinario della ricchezza, per effetto della globalizzazione del sistema capitalistico di produzione».

Dalla platea seguono con sentimenti insondabili a prima vista, misurabili dal primo, morigerato applauso, anche perché Cacciari rincara le dosi, parla di «fallimento totale della leadership russa che ha perso clamorosamente la guerra fredda e cioè la terza guerra mondiale e ora non può pretendere di imporre i suoi voleri ai Paesi del suo ex impero».

 

Ma Cacciari spiazza il pubblico anche sul futuro dell'Europa e sul suo ruolo, tenendosi anche in questo caso distante dai soliti refrain, dai luoghi comuni sulle colpe generiche: «Il ruolo dell'Europa doveva essere e dovrebbe essere anche in futuro quello di fare da ponte tra Occidente e Oriente, è una follia aver pensato un futuro senza l'est Europa, senza la Russia.

 

Solo così l'Europa può aspirare ad essere una potenza». E su quel che sta accadendo in questi mesi Cacciari è tranchant: «La reazione dell'Europa di armarsi e di andare alla guerra è sbagliata».

 

Nel finale, con un pubblico che segue interessatissimo e forse si aspetta una parola di speranza, Cuperlo invita Cacciari ad una riflessione su una sinistra che negli ultimi 30-40 anni ha mancato di spirito «eretico». Il filosofo annuisce ma rilancia: «Lo sviluppo capitalistico, nella sua ricerca continua della produttività, ha avuto caratteri rivoluzionari in tante cose, nello sviluppo delle tecnologie, nella capacità di creare una forma mentis per le nuove generazioni».

 

massimo cacciari a otto e mezzo 3

Aprire la mente fa sempre bene: alla fine il "popolo" della Festa applaude.

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