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“NON È ABBASTANZA AGILE” – UNA 28ENNE DI LODI È STATA LICENZIATA PERCHÉ RITENUTA “TROPPO GRASSA”: LA DONNA AVEVA SUPERATO I COLLOQUI PER UN POSTO DA COMMESSA IN UN NEGOZIO, MA DOPO MEZZA GIORNATA LE È STATO COMUNICATO CHE IL LAVORO NON ERA ADATTO A LEI – “PESO 90 CHILI MA QUESTO NON MI HA MAI CREATO PROBLEMI SUL LAVORO FINO A OGGI…”

Francesco Gastaldi per "www.corriere.it"

 

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«Scusi questo lavoro non fa per lei. Non è abbastanza agile». È quanto si è sentita rispondere dopo sole quattro ore di lavoro una commessa lodigiana. Licenziata dai grandi magazzini delle calzature Pittarello per essere fuori forma.

 

Lo racconta Arianna Marchi, 28enne di Lodi, convinta di essere vittima di un caso di discriminazione sul lavoro «perché troppo grassa». Un lavoro che aveva trovato soltanto 24 ore prima e per il quale era stata ritenuta «qualificata dopo ben due colloqui». Il primo con l’agenzia di lavoro interinale che le proponeva il posto e il secondo con una delle responsabili dello store Pittarello di Pieve Fissiraga all’uscita del casello autostradale di Lodi.

 

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Impiego revocato appena un quarto d’ora dopo il primo giorno di lavoro a causa dei chili di troppo: «Peso 90 chili ma questo non mi ha mai creato problemi sul lavoro fino a oggi — denuncia lei —. Non mi sono mai sentito tanto offesa e se denuncio questo atteggiamento è perché non voglio che altre ragazze possano sentirsi discriminate per via del loro aspetto».

 

I colloqui e la prova

Il fatto risale all’inizio della settimana. «Ho trovato quel posto grazie all’annuncio pubblicato da un’agenzia interinale di Crema — racconta Arianna —: lunedì ho sostenuto il colloquio con l’agenzia ed è andato benissimo, poi sono andata a parlare con una delle due responsabili dello store che mi ha ritenuto qualificata e mi ha assunto in prova».

 

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Un contratto breve, sei giorni rinnovabili a 8,77 euro l’ora per un totale di 24 ore per un posto da commessa: «Martedì ho iniziato a lavorare alle 16.30: mi hanno fatto risistemare le scatole di scarpe provate dai clienti e, una volta concluso, ho ripulito tutto il mio settore. Nessuno mi ha seguito o si è lamentato del mio operato. Alle 20.30 sono tornata a casa».

 

La telefonata

Un quarto d’ora dopo mentre è ancora in macchina Arianna riceve la telefonata dell’agenzia interinale e apprende di essere stata licenziata dopo appena mezza giornata di lavoro.

 

la dieta serve anche agli obesi allenati

«Mi hanno chiesto di presentarmi in agenzia perché si trattava di una questione delicata — ricorda Arianna —: a Crema l’operatrice mi ha assicurato che pur non essendoci stati problemi sul lavoro l’altra responsabile del magazzino di Pieve, una certa signora Luisa, aveva deciso di lasciarmi a casa. Il motivo?

 

Non sarei abbastanza agile e mi sarebbe impossibile scaricare le scatole dai camion. Mi hanno fatto capire chiaramente di non essere gradita per le mie misure».

 

Il post su Facebook

Arianna inizialmente non voleva nemmeno denunciare il fatto: ha iniziato a lavorare dopo due anni di università (aveva un negozio di toelettatura animali chiuso da poco) e viene considerata una ragazza sveglia e piena di voglia di fare. «Ero distrutta, ma per fortuna il mio fidanzato mi ha fatto coraggio».

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È stata la zia della ragazza, Sabrina, a rendere pubblico l’accaduto con un post di accusa sulla pagina Facebook dell’azienda. La quale «vista la delicatezza della questione» si è riservata di verificare l’episodio con il punto vendita di Lodi. «Poi però non mi hanno più contattato — racconta la donna — così ho deciso di rendere pubblica la vicenda. Mia nipote ha pianto due giorni per l’umiliazione subita».

 

Le reazioni

La responsabile del negozio di Lodi, Luisa, preferisce non confermare la vicenda limitandosi ad affermare che «non è accaduto nulla», mentre dall’azienda per il momento non sono filtrati commenti.

 

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L’addetta di un altro punto vendita lombardo, che tuttavia preferisce non apparire, sottolinea come anche da Pittarello esistano standard fisici per le commesse: «Capisco la responsabile, non tutte le ragazze possono fare questo lavoro. Occorre essere rapidi e l’obesità può essere un limite.

 

Addirittura un giorno un cliente mi ha tirato dietro una scatola da scarpe». Spiegazione che Arianna non accetta: «Sarò grassa ma sul lavoro sono un treno: sollevavo cani fino a 50 chili». Nonostante l’episodio però non denuncerà il suo ex datore di lavoro, sia pure per sola mezza giornata: «Mi basta che dopo quanto successo a me, non accada lo stesso ad altre ragazze».

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