stefano mele mostro di firenze

NON SOLO GARLASCO: IL DNA PUÒ RISCRIVERE ANCHE LA STORIA DEL MOSTRO DI FIRENZE?  SI RIAPRE LA “PISTA SARDA” NEL CASO DEL SERIAL KILLER: IL TEST DEL DNA HA SVELATO CHE NATALINO MELE, IL BAMBINO DI 6 ANNI SOPRAVVISSUTO NEL 1968 ALL’UCCISIONE DELLA MADRE BARBARA LOCCI E DELL’AMANTE ANTONIO LO BIANCO, È IN REALTA’ FIGLIO DI GIOVANNI VINCI, FRATELLO DI FRANCESCO E SALVATORE, ENTRAMBI AMANTI DELLA DONNA, CHE APPARTENEVANO AL “CLAN SARDO” – IL COLPO DI SCENA GRAZIE AL GENETISTA UGO RICCI, LO STESSO COINVOLTO ANCHE NELLE INDAGINI SUL DELITTO DI CHIARA POGGI...

Estratto dell’articolo di Antonella Mollica per il “Corriere della Sera”

 

natalino mele

Un nuovo tassello si aggiunge nell’inchiesta infinita sul Mostro di Firenze. Il test del Dna ha svelato che Natalino Mele, il bambino di 6 anni sopravvissuto, nell’estate 1968, alla pistola con cui il serial killer uccise nelle campagne toscane la madre Barbara Locci e l’amante Antonio Lo Bianco, non è figlio di Stefano Mele, ma di Giovanni Vinci, sardo appena sfiorato dall’inchiesta sul Mostro, a differenza dei suoi fratelli, Francesco e Salvatore, entrambi amanti della donna, entrambi indagati più volte ma sempre scagionati.

 

L’accertamento era stato disposto dalle pm Ornella Galeotti e Beatrice Giunti, titolari dell’ultima inchiesta sul serial killer che ha massacrato tra il 1968 e il 1985 otto coppie.

 

Chi ha ucciso a Signa nel lontano 1968 sapeva chi era quel bambino? Agì da solo o,come si è sempre sospettato, c’era qualcun altro? Per provare a dare un volto all’inafferrabile Mostro gli inquirenti dovranno ripartire dai complici, mai individuati, di quel primo duplice delitto, ritornando indietro di quasi sessant’anni.

 

ANTONIO LO BIANCO E BARBARA LOCCI

Perché tutto inizia da Lastra a Signa, quando vennero uccisi con la Beretta calibro 22 mai ritrovata, Antonio Lo Bianco, 31 anni, muratore siciliano, e l’amante Barbara Locci, 29, una donna che veniva definita l’ape regina per la sua capacità di attrarre uomini che diventavano uno dopo l’altro i suoi amanti.

 

Quella notte sul sedile posteriore dell’auto dormiva il figlio di Barbara, Natalino. Dopo l’omicidio qualcuno lo prese in braccio e lo lasciò davanti alla porta di una casa, a due chilometri di distanza. «Ho il babbo ammalato a letto, c’è la mi mamma e lo zio morti in macchina», le parole del bambino.

 

NATALINO MELE

Per quel delitto fu condannato a 16 anni il marito della donna, Stefano Mele, 49 anni, quello che ha dato il nome al piccolo Natalino ma che solo oggi si scopre non essere il vero padre. Lui prima negò di essere l’assassino, poi chiamò in causa gli amanti della moglie, i fratelli Vinci, infine ammise di essere l’assassino e di avere buttato via la pistola mai ritrovata, per ritrattare anni dopo la confessione.

 

È morto, portando con sé tutti i segreti, compreso quello più grande di tutta questa storia: il passaggio di mano - sempre se vi fu - della pistola dopo il primo delitto. Perché l’unica certezza è che a sparare dal 1968 al 1985, fu sempre la stessa pistola.

 

NATALINO MELE

La pista sarda prende il via dopo il quarto duplice omicidio della serie, quando si scopre che è la stessa pistola che ha ucciso nel ‘68. È il 19 giugno 1982 quando a Baccaiano, Montespertoli, vengono uccisi Paolo Mainardi, operaio di 22 anni e Antonella Migliorini, 19 anni, dipendente in una ditta di confezioni. Sarà una lettera anonima a far ritornare gli inquirenti a scavare nel fascicolo [...]

 

Stefano Mele punta nuovamente il dito contro i due amanti della moglie, Francesco Vinci, il più geloso e il fratello Salvatore ma anni dopo verrà condannato per calunnia. Mai sfiorato dalle indagini il terzo fratello Giovanni, il maggiore dei tre, il primo ad arrivare in Toscana da Villacidro, Cagliari, nel 1952, che oggi si scopre essere il vero padre di Natalino.

 

La rilettura del vecchio processo porta gli inquirenti a sospettare che Francesco Vinci sia il serial killer. Ma quando viene arrestato per maltrattamenti nei confronti della moglie, il 9 settembre 1983, il Mostro uccide ancora. Lo fa a Giogoli, vittime due turisti tedeschi.

 

STEFANO MELE

Così per Vinci cade ogni accusa. Finiranno in carcere il fratello e il cognato di Stefano Mele, Giovanni Mele e Piero Mucciarini: saranno scagionati di lì a poco da un nuovo delitto, quello del luglio 1984 a Vicchio dove vennero uccisi Pia Rontini e Claudio Stefanacci.

NATALINO MELE

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