prostituzione a roma

NON SOLO L’EUR: ORA MOLTI QUARTIERI DI ROMA VOGLIONO CREARE ZONE “A LUCI ROSSE” - A ROMA CI SONO 2500 LAVORATRICI DEL SESSO. UN ESERCITO COMPOSTO PER IL 65% DA DONNE, PER IL 30% DA TRANSESSUALI E UN 5% DA UOMINI

1 - QUARTIERI A LUCI ROSSE DA OSTIENSE A TOR BELLA IL SÌ ALLE “STRADE CHIUSE”

Giovanna Vitale per “la Repubblica - Edizione Roma”

 

Non solo all’Eur. Strade a luci rosse potrebbero presto sorgere in diversi quartieri di Roma, sull’onda della “red zone” che da aprile verrà sperimentata nel IX municipio. Una proposta che tuttavia spacca il fronte dei misindaci, divisi fra favorevoli e contrari.

 

PROSTITUZIONE A ROMA PROSTITUZIONE A ROMA

Chi è pronto a partire è il presidente di Ostiense-Garbatella Andrea Catarci, che rivendica una sorta di primogenitura: «Era il 2006 quando noi proponemmo un analogo progetto di zoning nell’area lungo la Colombo di fronte a piazza dei Navigatori, dove non ci sono abitazioni ma solo campi sportivi e parcheggi.

 

Organizzammo pure un convegno con le associazioni delle prostitute e i residenti, ma dal Campidoglio arrivò uno stop deciso». Ora che il municipio confinante ha invece deciso di farlo, «bisogna sostenerlo: forze dell’ordine, unità di strada e vigili urbani devono garantire una presenza costante, per fornire assistenza alle ragazze e contrastare il racket». Dello stesso avviso Marco Scipioni, presidente di Tor Bella Monaca: «Ma non sia un semplice spot», avverte.

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«Io ho il versante Prenestino assediato da gente seminuda, gli abitanti non ne possono più e chi, anche fra di noi, si oppone è solo un’ipocrita: lo sanno tutti che a Roma ci sono zone dedicate alla prostituzione: dalla Salaria all’Eur, è un fatto oggettivo, allora perché non intervenire per ridurre il danno, spostando le ragazze in strade disabitate? Non è giusto mettere la testa sotto la sabbia, c’è un problema igienico-sanitario e di sicurezza che fa paura. Dobbiamo essere meno bacchettoni e più coraggiosi tutti quanti, e lo dice uno che alle prostitute farebbe addirittura pagare le tasse».

 

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E se pure nel III municipio (Salario-Montesacro) e nel X ci stanno pensando, ma «a patto che venga impedito lo sfruttamento» precisa il capogruppo pd a Ostia Giuseppe Sesa, gli altri minisindaci sono in rivolta. «Noi collaboriamo da anni con “Differenza donna”, che ha un centro antiviolenza al Trullo e un presidio al Cie per tentare di contrastare la tratta delle donne», è assai critico il presidente dell’XI Maurizio Veloccia.

 

«Forse se si riuscisse a potenziare questi servizi, lo zoning non servirebbe». Sulla stessa linea Daniele Torquati (XV, Cassia) e Cristina Maltese (XII, Monteverde), che attacca: «Sono molto colpita dalla superficialità con cui si affronta una questione tanto drammatica. A Roma non esiste la prostituzione, esiste la tratta: molti paesi europei, dall’Olanda alla Danimarca, stanno tornando indietro sullo zoning perché il fenomeno della schiavitù è in aumento. Noi invece facciamo l’esatto opposto».

 

2 - ALL’EUR, DOVE 18 VIE SU 30 SONO UN MERCATO DEL SESSO

Fabrizio Caccia e Monica Ricci Sargentini per il “Corriere della Sera”

 

Arrivare in macchina in viale Umberto Tupini con in testa le parole di una vecchia canzone di De Gregori («Quando la notte scende e il buio diventa brina, e uomini e animali cambiano zona, lucciole sulla Salaria e zoccole in via Frattina...»), raggiungere l’epicentro di questa storia amara il giorno dopo che la bomba è ormai scoppiata e il piccolo municipio stremato dell’Eur (il IX) ha dichiarato ufficialmente guerra alla prostituzione (18 strade su 30 invase h24 dal mercato del sesso) con l’annuncio di creare dal mese di aprile una zona franca a luci rosse, per ridurre il danno ma in compenso liberare il resto del quartiere assediato. 

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Viaggio nel mondo della prostituzione a Roma, alla vigilia di quella che sarà, oggi, la Giornata mondiale contro la tratta degli esseri umani e lo sfruttamento sessuale: domenica 8 febbraio 2015, festa di santa Giuseppina Bakhita, schiava sudanese liberata e poi divenuta religiosa canossiana, canonizzata nel 2000 da Giovanni Paolo II. Anche Papa Bergoglio oggi all’Angelus in piazza San Pietro la ricorderà.

 

Viaggio nella Capitale della tratta su strada: non a caso altri due municipi (il III e l’VIII) si son già detti interessati a seguire le orme dell’Eur e il suo progetto di «zoning» per arginare il fenomeno dilagante. Federica Gaspari (cooperativa Parsec, impegnata da anni col progetto Roxane del Comune di Roma per aiutare le prostitute-schiave) stima in 2.500 gli «stagionali» (il picco è d’estate) di questo gigantesco supermarket del sesso, sempre aperto e senza un giorno di ferie in tutti i quadranti (non solo Eur: Tiburtina, Salaria, Ardeatina, Caracalla, Togliatti, Trigoria...). 

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Un esercito composto per il 65 per cento da donne (in gran parte rumene e nigeriane), per il 30 per cento da transessuali (brasiliani in primis e poi colombiani e argentini) e per il restante 5 per cento da uomini (rumeni e nordafricani), questi ultimi in vendita soprattutto nella zona di Termini, la grande stazione.

 

Mirta Da Pra, del gruppo Abele, autrice del libro «Prostituzione», aggiunge che «negli ultimi 5-6 anni è cresciuto pure il numero delle minorenni straniere su strada passato dal 5 al 12 per cento» (diverso il fenomeno delle baby squillo italiane che lavorano al chiuso, ndr ) e sono le stesse prostitute adulte ad offrire la merce ai clienti («La vuoi la bambolina?», questo il messaggio in codice). 


Lo squallore e il degrado sotto gli occhi di tutti. Accoppiamenti nei giardini condominiali e negli androni dei palazzi, falò notturni, cittadini che inviano al presidente del IX municipio, Andrea Santoro, le foto scattate dalle loro finestre che ritraggono gli amplessi delle prostitute con i clienti: questo succede all’Eur in viale Tupini e tappeti di condom usati e fazzolettini ogni mattina si vedono costretti a spazzar via i negozianti di viale Europa e viale America, le strade adiacenti dello shopping di lusso. 

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Ma spettacoli osceni si ripetono pure in piazza Gandhi, via Borneo (dove i residenti delle ville alla fine esasperati hanno messo una sbarra antitraffico) e poi giù per viale dell’Umanesimo, che scende tortuosa fino alla torre del Fungo, la zona prescelta dai trans sudamericani, con le loro piume, le giarrettiere e i trampoli e la loro occupazione geometrica degli spazi, della grande vetrina del marciapiede.

 

Federica Dolente, giovane ricercatrice che nel 2008 insieme ad altri colleghi diede alle stampe un piccolo libro («Lo zoning possibile») è contrarissima all’idea di ghetto che aleggia un po’ all’Eur e denuncia piuttosto il taglio drastico degli ultimi anni alla spesa sociale da parte delle amministrazioni, con il conseguente indebolimento del lavoro delle unità di strada di supporto alle ragazze («Se prima passavano una volta ogni 10 giorni, adesso lo fanno una volta ogni 2 mesi...»).

prostitute nei camperprostitute nei camper

 

Ci hanno provato in tanti a curare la piaga: nel 2008 l’ex sindaco Alemanno varò un’ordinanza contro le minigonne delle prostitute, «motivo di distrazione» per gli automobilisti. E giù raffiche di multe contro le lucciole e i loro clienti, in un Paese in cui la prostituzione non è reato.

 

La discesa all’inferno, però, si è completata con l’avvento del web e così adesso c’è un sito, «gnoccaforum», dove i clienti romani lasciano le loro recensioni coi nomi delle ragazze, le tariffe e i diversi tipi di prestazione. E intanto si fa avanti pure prepotente — a segnalarlo è don Aldo Buonaiuto della comunità Papa Giovanni XXIII — la concorrenza delle cinesi e delle bengalesi, che in questi tempi di crisi ricevono in casa a prezzi scontatissimi: «L’unica ricetta per fermare la domanda è fare come in Svezia, sanzionare il cliente», sentenzia don Aldo. 

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In viale Tupini, mentre sta per cominciare un’altra notte da incubo, Paolo Lampariello, dell’associazione di cittadini “Ripartiamo dall’Eur”, confessa candidamente: «Io sono di destra, ma oggi mi ritrovo volentieri insieme al presidente del mio municipio, Santoro, del Pd...». Già, tutti uniti appassionatamente, in questa guerra che però è senza vinti nè vincitori. 

 

3 - CARLO VERDONE: “MA IL QUARTIERE NON È PIGALLE: QUI A ROMA DIVENTA TUTTO ZOZZO”

Andrea Scanzi per il “Fatto quotidiano”

 

Sono dubbioso. Molto dubbioso”. Carlo Verdone non è convinto dalla decisione di creare un quartiere a luci rosse a Roma, bollata da L’Avvenire come “un’ipocrita (e forse ideologica) operazione per il ‘decoro’ urbano. Non un impegno contro il degrado umano, a fianco delle vittime.

 

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Ne proviamo vergogna”. Il regista non arriva a tanto, ma non pare certo entusiasta (lo era l’orrendo professor Callisto Cagnato, protagonista del suo Grande grosso e verdone, che frequentava nottetempo i viali romani della prostituzione e lì incontrava un onorevole altrettanto appassionato al genere). In questi giorni sta lavorando alla stesura del nuovo film, da sottoporre a De Laurentiis. “Trovo poco di positivo e molto di negativo. Non ho le idee chiare, ma non mi convince”.

 

Eppure regolamentare la prostituzione non dovrebbe essere, di per sé, un’idea sbagliata.

Conosco la motivazione: provare a “razionalizzare” un problema sociologico eterno, combattere i magnaccia, aiutare queste povere ragazze e sottoporle a continui controlli medici.

 

Altrove funziona.

Altrove non è Roma. Non siamo in Olanda e l’idea di dare alla prostituzione un aspetto “romantico” come a Pigalle è sbagliata in partenza. Roma non è Parigi. A Roma diventa tutto zozzo, automaticamente.

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Il quartiere scelto, l’Eur, è proprio quello che aveva individuato lei per il suo ultimo film, “Sotto una buona stella”.

Esatto. Provo a mettermi nei panni di chi ha comprato un appartamento in quella zona. Magari era affascinato dalla razionalità dell’architettura, magari lo trovava un quartiere tranquillo. Adesso si troverà code di macchine con personaggi misteriosi a ogni ora. Crede che quegli inquilini siano contenti? Pensa che siano felici per le loro figlie? Non credo.

 

Però il problema esiste.

Se lo chiamiamo “il mestiere più antico del mondo” , un motivo ci sarà. Io capisco il tentativo del Comune, ma il desiderio di regolarizzare una materia così spinosa temo sia un’utopia in partenza. Forse regolamenteranno l’Eur, ma resteranno tanti altri quartieri senza legge. Ci sarà la Salaria, ci sarà la Tiberina. I magnaccia mica se ne andranno. Ho paura che non cambierà nulla, che al massimo sarà un palliativo.

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Sta dicendo che il far west continuerà?

Sto dicendo che la prostituzione è una galassia sconfinata. D’accordo, regolamentiamo l’Eur. Posso anche sforzarmi di capirlo. Poi però c’è tutto il resto di Roma, che è una città ancora più complessa di tutte le altre. Resteranno ancora le africane, e poi i trans, e poi le donne dell’Est. Tutte povere ragazze che continueranno a essere sfruttate.

 

Non crede che qualcuna scelga deliberatamente questo mestiere?

Una ristretta minoranza, ammesso poi che esista. Sento sempre ripetere che alcune prostitute sono consenzienti, ma la maggior parte sono ragazze chiamate in Italia con la promessa di lavorare negli hotel o nei ristoranti: col sogno di avere un lavoro decoroso. Poi, arrivate qua, le hanno detto che o battevano o le ammazzavano. Oppure le bruciavano la casa che hanno in Romania. Sono donne sotto ricatto, altro che consenzienti.

 

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Marino sbaglia in partenza?

Marino prova a migliorare le cose, ma sono davvero molto perplesso. Ragiono di continuo su questa vicenda e non riesco a essere convinto. Sia perché servirà a poco, prefiggendosi di regolamentare un problema eterno, sia perché è una mossa viziata da un errore etico di base.

 

Quale?

Ammettere che il corpo femminile possa essere messo in vendita. Sarò all’antica e sarò ingenuo, ma io non posso accettare una cosa simile. Se decidi di regolamentare la prostituzione, accetti implicitamente che il corpo della donna possa essere commercializzato. E io, questo, proprio non posso accettarlo. A prescindere.

 

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