gianluca savoini vladimir putin matteo salvini

OMBRE RUSSE SUL CARROCCIO! UN FINANZIAMENTO NASCOSTO DIETRO UN'OPERAZIONE COMMERCIALE, DESTINATO ALLA LEGA ATTRAVERSO INTERMEDIARI E SOCIETÀ AUTONOME VICINE AL CARROCCIO: IL SISTEMA SAVOINI E L'INDAGINE SUL METROPOL AFFOSSATA DALLA RUSSIA CHE HA IGNORATO TUTTE LE ROGATORIE – LA MISSIONE DEL CAPITONE A MOSCA (“QUI MI SENTO A CASA MIA”) E LE TRATTATIVE CHE AVREBBERO DOVUTO PORTARE NELLE CASSE LEGHISTE CIRCA 65 MILIONI DI DOLLARI....

Sandro De Riccardis per “la Repubblica”

 

MATTEO SALVINI E PUTIN

Un finanziamento nascosto dietro un'operazione commerciale, destinato alla Lega attraverso intermediari e società autonome vicine al Carroccio. Fondi per sostenere il partito alle elezioni, per prime le Europee 2019. Se c'è una storia che rispecchia il meccanismo - svelato ieri dall'intelligence Usa - dei trecento milioni russi arrivati negli anni a politici e candidati di Paesi stranieri, questo è lo schema Metropol. O meglio, il "sistema Savoini".

 

Quello teorizzato dall'ex portavoce di Matteo Salvini e fondatore dell'associazione Lombardia-Russia, seduto al tavolo del lussuoso albergo moscovita, il 18 ottobre 2018, insieme agli altri cinque protagonisti di una trattativa che avrebbe dovuto portare nelle casse leghiste circa 65 milioni di dollari.

 

Il livello "superiore" del patto Una fornitura da oltre un miliardo di dollari di gas dal colosso petrolifero Rosneft su cui la procura di Milano indaga da almeno tre anni, da quando l'incontro è stato svelato dall'Espresso , prima che la testata americana Buzzfeed pubblicasse anche l'audio della trattativa. Indagini finite nel vicolo cieco di una probabile richiesta di archiviazione, il prossimo dicembre, da parte dei pm di Milano Giovanni Polizzi e Cecilia Vassena.

 

SALVINI PUTIN

Le rogatorie inviate a Mosca per chiarire il ruolo dei tre russi del Metropol e anche il silenzio dei tre italiani opposto alle domande dei pm e degli investigatori della Guardia di Finanza di Milano hanno impedito di scavare e ricostruire il tentativo di finanziamento milionario. Anche se dai cellulari sequestrati sono emersi i rapporti con il livello politico superiore che garantiva la trattativa coi russi.

 

"Europa vicina alla Russia" A cosa servisse quel denaro, però, lo spiega proprio Savoini, registrato al Metropol. «È molto importante che in questo periodo storico e geopolitico l'Europa stia cambiando - dice - Il prossimo maggio ci saranno le elezioni europee. Vogliamo cambiare l'Europa. Una nuova Europa deve essere vicina alla Russia come prima, perché vogliamo avere la nostra sovranità (..) Vogliamo davvero iniziare ad avere una grande alleanza con questi partiti che sono pro Russia, ma non pro Russia per la Russia ma per i nostri paesi».

PUTIN E L'ITALIA

 

Savoini parla nella hall del grande albergo. Seduti con lui ci sono l'avvocato Gianluca Meranda e il broker finanziario Francesco Vannucci, che avrebbero dovuto occuparsi degli aspetti tecnici di un'operazione naufragata dopo la pubblicazione degli articoli. I tre italiani sono indagati per corruzione internazionale.

 

Dall'altro lato i tre russi Ilya Yakunin, Yury Burundukov, Andrey Kharchenko. Il filo diretto Lega-Cremlino Tutti e tre i russi sono vicinissimi alle stanze del potere di Mosca. Ilya Yakunin è legato all'avvocato e parlamentare Vladimir Pligin e al ministro dell'Energia Dmitry Kozak; Yury Burundukov è un fedelissimo dell'oligarca Konstantin Malofeev; Andrey Kharchenko è un ex agente dei servizi segreti russi, vicino - come Yakunin - a Aleksandr Dugin, il filosofo russo scampato a fine agosto a un attentato in cui ha perso la vita sua figlia. Di Dugin parla proprio Savoini al Metropol. «Abbiamo creato questo triumvirato, io, te e lui, che deve lavorare in questo modo - dice a Miranda - Solo noi tre.

matteo salvini con maglietta no sanzioni alla russia (e dietro savoini)

Un compartimento stagno. Anche ieri Aleksander ha detto che la cosa importante è che siamo solo noi tre.

 

Tu, io, rappresentiamo il collegamento con entrambi, l'italiano e il loro "lato politico", e tu - con me - siete i miei partner. Solo noi. Tu, Francesco e io. Nessun altro».

 

Anche Salvini a Mosca Ma c'è di più. Poche ore prima della trattativa al Metropol, anche Matteo Salvini - in quel momento vicepremier e ministro degli Interni - è a Mosca. Al Lotte Plaza Hotel, nel centro della capitale russa, prende la parola al convegno di Confindustria Russia. «Io qua mi sento a casa mia, in alcuni Paesi europei no», dice alla platea di imprenditori, diplomatici e politici russi. Tra di loro anche l'allora vicepremier e ministro dell'Energia russo Dmitry Kozak, che all'incontro con i tre italiani al Metropol aveva come suo uomo Yakunin. Dopo il convegno, è la sera prima della trattativa sul gas russo, Salvini e Kozak avrebbero avuto un incontro riservato nello studio di Pligin. Anche su questo i pm hanno indagato a lungo, convocando a Milano una giornalista russa, Irina Afonichkina, che sarebbe stata presente al vertice.

SALVINI SAVOINI

 

I soldi per la campagna Il giorno dopo è Meranda che riassume i termini dell'accordo raggiunto coi russi. «L'idea, come concepita dai nostri ragazzi politici, è che con uno sconto del quattro per cento, 250.000 più 250.000 al mese per un anno, possono sostenere (mandare avanti) una campagna». Poi uno dei russi fa riferimento a una «commissione» che potrebbe essere garantita ai tre italiani. «Perché no? - risponde Miranda - . Ma sai, finora non è una questione professionale, è solo una questione politica. Quindi noi non contiamo lui non conta di farci dei soldi. Contiamo di sostenere una campagna politica, che è di beneficio direi di reciproco vantaggio per i due Paesi».

 

 

salvini con la maglietta di putin

 

 

 

 

 

 

salvini con la maglietta di putin

 

MATTEO SALVINI - SERGEY RAZOV - GIANLUCA SAVOINIsavoini salvini

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…