FUITEVENNE – PER IL SECONDO ANNO IL DERBY PAGANESE-NOCERINA SI GIOCA A PORTE CHIUSE E IN CAMPO NEUTRO (A 500 KM DI DISTANZA): “AMICI TUTTO L’ANNO, NEMICI QUANDO SI GIOCA A PALLONE: MA COME SI FA?”

1 - VIAGGIO AL TERMINE DEL CALCIO DOVE È MEGLIO FUGGIRE CHE GIOCARE
Francesco Saverio Intorcia per "la Repubblica"

La tribuna scoperta sgocciola le ultime lacrime di pioggia, fra ruggine e pezzi d'intonaco. Lo stadio non ha neanche quarant'anni ma ne dimostra cento, e coniuga i suoi acciacchi al fascino retrò di certi campi sudamericani.

Conterrebbe cinquemila persone, ma ne ha stipate più del doppio per l'ultima promozione degli azzurrostellati, i padroni di casa. Dagli spogliatoi, per entrare in campo, i giocatori passano sotto la foto in bianco e nero dell'ex presidente e sindaco Marcello Torre, ammazzato dalla camorra nel 1980. Recita: "Sogno una Pagani libera e civile". A lui è dedicato il tempio.

Non si giocherà qui Paganese-Nocerina, la partita proibita. Per il secondo anno di fila è a porte chiuse e in campo neutro. Anzi, in esilio. Il Casms, il Comitato per la sicurezza, l'ha bandita dalla Campania e dalle regioni confinanti. Un anno fa, in campionato si giocò a Pisa e a Chieti. Domani si va in campo a Pontedera, a 550 chilometri. Come una bomba, il derby va fatto brillare lontano dal centro abitato. Ed è stato anticipato al sabato perché domenica la Salernitana fa la stessa strada per andare a Pisa, un incrocio pericoloso per la fame di scontri degli ultrà.

Di gare a rischio ce ne sono tante. Ma questa pare un corpo radioattivo. «Sembra il derby peggiore del mondo, ma Catania-Palermo, dov'è morto l'ispettore Raciti, l'anno scorso si è giocata regolarmente», racconta Raffaele Trapani, presidente della Paganese. «Il mio club ha partecipato a un protocollo con le scuole e avviato un dialogo con i tifosi. Comprendo i rischi, non ci sono solo santi fra i tifosi, ma ci aspettavamo che quest'anno si facesse un passo avanti e si provasse a restare qui.

La Nocerina era d'accordo a giocare i due derby con il pubblico di casa, un esperimento. Invece eccoci costretti a esiliare, con danno d'immagine e economico. E' una sconfitta per lo Stato. Abbiamo chiesto alla Lega almeno di aiutarci nelle spese, aspettiamo risposta». Gigi Pavarese, direttore sportivo della Nocerina, aggiunge: «L'Osservatorio aveva inviato tre relazioni in cui suggeriva di non inserire le due squadre nello stesso girone, la Lega Pro le ha ignorate. Poi, però, non si prova a giocare in condizioni normali. Il caso di Salernitana-Nocerina è emblematico: in uno stadio di A, la trasferta è stata vietata a una tifoseria ospite che ha 6mila tesserati».

Una lingua d'asfalto separa Pagani da Nocera Inferiore. Il confine è una rotatoria anonima, protetta dal monastero di clausura di Santa Chiara e, sul lato opposto, da un'edicola votiva alla Madonna. Via Giuseppe Atzori, sulla pianta. Quando una tifoseria vuole far la guerra o festeggiare per sfottere l'altra, le dà appuntamento qui. Ci ritroviamo a Santa Chiara, come a Filippi. La zona sarà presidiata anche domani, per il derby in contumacia.

Qui, un anno fa, per la sfida di Coppa Italia in agosto (al San Francesco di Nocera, a porte chiuse), ultrà della Paganese si scontrarono con le forze dell'ordine. Nessuno ricorda chi abbia acceso quest'antica faida sportiva fra due popoli che intrecciano matrimoni e affari. I dirigenti hanno parenti dall'altra parte.

Al lunedì, giorno di mercato, allo stadio San Francesco metà delle bancarelle sono paganesi. E nei corridoi dello stadio Torre un ritaglio di giornale celebra il mitico Zorro, animatore mascherato che scaldava il pubblico di Pagani prima del match: nocerino pure lui. Filippo Raiola, ds della Paganese, racconta: «Vado da anni da un barbiere a Pagani, o almeno così pensavo. Un tifoso mi ha rimproverato bonariamente: al di là del marciapiede,
ero già nel Comune di Nocera. Ora, mentre parlo con lei, potremmo essere uno a Pagani e uno a Nocera. Come si fa? Amici tutto l'anno, nemici se si gioca. In Coppa Italia il nostro albergo era blindato. Ho detto agli agenti: guardate che Totò Riina non sta qui, tranquilli».

Il Comune di Pagani è commissariato. Il sindaco di Nocera Inferiore, Manlio Torquato, prova a rasserenare gli animi: «Prendiamo atto della decisione del Casms, ma ne sono profondamente dispiaciuto. La città e la comunità sportiva non meritano giudizi sommari negativi, è importante accertare la responsabilità su quanto accaduto a Salerno e riportare un clima di tranquillità, quello avrebbe consentito di giocare a Pagani».

La Nocerina tornerà in campo a tre settimane dalla imbarazzante pantomima di Salerno. Pavarese non ci sta: «Ma quale pantomima, i ragazzi erano sotto shock, minacciati di morte dai tifosi e obbligati a giocare per ordine pubblico. E ora rischiamo una sentenza politica». Il tecnico Gaetano Fontana è sconsolato: «Non abbiamo voce in capitolo per incidere su queste decisioni, un derby così penalizza tutto il calcio. Concentriamoci sul campo». Al monastero, un passante con l'ombrello schiva una macchina e una pozzanghera. Attraversa il confine, guarda la santa e si fa il segno della croce.

2 - SE UNO STATO RINUNCIA ALLA NORMALITÀ
Gianni Mura per "la Repubblica"

Domani si gioca il derby Paganese-Nocerina. A Pontedera, a porte chiuse. Fa un certo effetto sapere che una gara tra squadre di centri confinanti, nel Salernitano, vada in scena in provincia di Pisa, e per giunta senza spettatori. Ed è normale chiedersi perché. Perché forti timori per l'ordine pubblico dicono che conviene delocalizzare. E sia, ma questo ci porta ad altre riflessioni.

Anche il derby di Roma prevede, come un rituale, episodi di criminalità, macro e micro, eppure non è mai stato spostato né a Genova né a Bari. Spostarlo equivarrebbe ad ammettere che non si è in grado di garantire la sicurezza per una partita di calcio e non sarebbe una bella figura, nei confronti dell'opinione pubblica non solo italiana.

Una partita di Lega Pro suscita meno interesse di una di serie A, tanto più se questa coinvolge la capitale. Su Nocera e la Nocerina molto s'è letto, dopo la farsa con la Salernitana e le minacce degli ultrà, su cui un'inchiesta è in corso. Ma quale messaggio arriva allo spettatore neutrale?

È un messaggio amaro, che suona come il famoso "fuitevenne" eduardiano ripreso da qualche prete di buona volontà. La legalità non si può suddividerla in serie A, B e C, come il calcio. O c'è o non c'è. E la lotta all'illegalità va condotta sui terreni in cui prospera, non a qualche centinaio di chilometri di distanza, altrimenti, fatte le debite proporzioni, tanto varrebbe organizzare in Islanda un convegno sulla mafia.

Che si giochi a Pagani, o a Nocera, questa è la scommessa da vincere. Per il calcio ma soprattutto per lo Stato. Che, con il campo neutro e le porte chiuse, fa sapere che questa scommessa non gli interessa, perché troppo rischiosa o utopistica. Non è, comunque, una punizione per gli ultrà o le teste calde di turno. Brinderanno e diranno "li abbiamo spaventati, adesso hanno capito chi comanda". Il plurale si riferisce a prefetti, questori, poliziotti, dirigenti calcistici. A quelli che hanno deciso che sia meglio per tutti giocare a Pontedera. Ma forse è peggio. È la certificazione dell'impossibilità di essere normali. È la risposta, debole, che renderà più forte la sensazione di impunità.

 

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