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PANAMA, AMORE E FANTASIA – IL PARADISO OFFSHORE NON SERVE SOLO PER SFUGGIRE AL FISCO, MA ANCHE AGLI EX CONIUGI COL DENTE AVVELENATO – ATTRAVERSO SOCIETA’ DI COMODO SI NASCONDEVANO GLI AVERI PER NON FARSI SPENNARE ALLA FINE DEL MATRIMONIO

Leonard Berberi per il “Corriere della Sera”

 

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È il 22 giugno 2004. Dalla casella di posta elettronica del signor Dex, dipendente della sede lussemburghese di «Mossack Fonseca & Co.», parte una richiesta abbastanza esplicita. «Caro Ramsés, questa dovrebbe essere facile per te (ma non usarla per le tue cose): un olandese sposato con una connazionale che vive nei Paesi Bassi vorrebbe proteggere parte del suo patrimonio contro gli esiti spiacevoli di un divorzio (che è all’orizzonte!). Cosa consigli di fare? Sarebbe possibile o consigliabile utilizzare una vecchia fondazione per evitare che la ex moglie possa avere accesso come creditore?».

 

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Non è una richiesta insolita. Anzi. A leggere gli 11,5 milioni di documenti sottratti allo studio legale panamense «Mossack Fonseca» e che il Consorzio internazionale di giornalisti investigativi (Icij) sta spulciando nell’ambito del caso «Panama Papers», spesso quello che viene fuori è il tentativo di un coniuge di mettere al riparo quanto più patrimonio possibile da eventuali finali spiacevoli del proprio matrimonio.

 

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Nell’edizione domenicale Le Monde dedica una pagina al lato (poco) sentimentale della vicenda, riprendendo un approfondimento dell’Icij. Ci sono mariti che spostano ville e macchine di lusso da una società di comodo all’altra, che prosciugano conti, che dichiarano in alcuni casi di essere quasi nullatenenti. E, in parallelo, mogli che devono ingaggiare una battaglia legale lunga e costosa per scovare in quale angolo del mondo offshore l’ex dolce metà ha trasferito quel che spetta loro almeno secondo la legge.

 

MICHELLE YOUNGMICHELLE YOUNG

Ne sa qualcosa Michelle Young. Che è arrivata a ingaggiare in sette anni ben 8 investigatori privati — sborsando un sacco di denaro — per capire dove fossero finiti quasi 500 milioni di euro del patrimonio dell’imprenditore Scot Young, il suo ex marito (suicida nel dicembre 2014) che nel frattempo si era messo con una giovanissima.

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Dopo un’indagine quasi poliziesca la coniuge è arrivata a scoprire che quelle ricchezze erano state disperse — «grazie all’intervento di Mossack Fonseca» — in conti aperti in Russia, Isole Vergini e Principato di Monaco e facenti parte di un complicato sistema finanziario. Dopo quella vicenda — conclusa nel 2013 con il riconoscimento per Michelle Young di 28 milioni di euro — la donna ha aperto una fondazione che vuole aiutare chi si trova proprio in una situazione del genere.

 

Una sorte simile è toccata a Elena Rybolovleva, diventata moglie di Dmitry Yevgenyevich Rybolovlev nel 1987 dopo un colpo di fulmine nei corridoi di un’università degli Urali. Vent’anni (e due figli) più tardi, Elena presenta istanza di divorzio in Svizzera chiedendo la metà delle ricchezze — secondo la legge elvetica — della coppia.

Elena RybolovlevaElena Rybolovleva

 

Nel frattempo Dmitry era diventato il «re dei fertilizzanti», con un patrimonio enorme (secondo le stime di Bloomberg , aggiornate all’8 aprile scorso, ammontava a 8,1 miliardi di euro). Ma decidere cosa era da considerare proprietà dei coniugi e cosa no non è stato facile visto che — sostiene il Consorzio internazionale di giornalisti investigativi — l’imprenditore aveva messo su con l’aiuto dello studio legale panamense un’intricata rete di società offshore. La struttura aveva base anche a Singapore ed era titolare, tra l’altro, di quello che è stato definito un «Louvre in miniatura» per i dipinti di Picasso, Modigliani, Van Gogh, Monet, Degas.

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Nel 2014 una corte svizzera ha deciso che a Elena spettavano poco meno di 4 miliardi di euro, ridotti a 530 milioni in Appello. Lo scorso ottobre i due ex coniugi hanno raggiunto un accordo, ma la cifra non è stata resa pubblica.

 

«Ma anche diverse mogli hanno fatto ricorso allo stesso meccanismo», racconta il pool investigativo. È il caso di Marcela Dworzak, sposata con il generale Antonio Ibárcena Amico, ex capo delle forze navali del Perù e amico dell’ex presidente Alberto Fujimori. Dalle carte sottratte allo studio legale «Mossack Fonseca» viene fuori che nel 2004 è lei stessa ad ammettere di aver creato alcune società di comodo «per nascondere il patrimonio al marito». Che nel frattempo è diventato ex.

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