fabio de pasquale paolo storari

LA GUERRA DELLE TOGHE - OLTRE A PAOLO STORARI, IL CSM È PRONTO AD ALLONTANARE DA MILANO ANCHE IL PROCURATORE AGGIUNTO FABIO DE PASQUALE: IL MOTIVO? SEMPLICE. CACCIANDO ENTRAMBI LO SCONTRO INTERNO TRA LE TOGHE SI CHIUDEREBBE CON UNA SORTA DI PAREGGIO – DEL RESTO FARE DEL PM L’UNICO CAPRO ESPIATORIO DELLA VICENDA ERA IMPENSABILE, SOPRATTUTTO DOPO LA SOLIDARIETÀ ARRIVATA DAI COLLEGHI (TRA CUI ANDREA BORRELLI, FIGLIO DI FRANCESCO SAVERIO, CREATORE DEL POOL DI MANI PULITE)

Luca Fazzo per "il Giornale"

 

FABIO DE PASQUALE

In una partita di rugby, quando scoppia la rissa l'arbitro espelle i due più scatenati, sperando che gli altri si diano una calmata. Nello scontro di asprezza mai vista che agita la Procura di Milano, ieri arriva la novità che punta allo stesso risultato.

 

Tre giorni prima dell'udienza davanti al Consiglio superiore della magistratura che deve decidere la sorte del pm Paolo Storari, accusato dalla procura generale della Cassazione di avere violato una sfilza di regole nella gestione dei verbali del pentito Pietro Amara sul caso Eni, trapela la notizia che la stessa sorte potrebbe toccare anche sul fronte opposto a Fabio De Pasquale, il procuratore aggiunto che cercò di usare i verbali di Amara per influenzare l'esito proprio del processo Eni.

 

PAOLO STORARI

La procura generale della Cassazione starebbe indagando anche su De Pasquale, e anche per lui potrebbe arrivare al Csm la richiesta di allontanamento immediato da Milano. Di fatto, cacciando entrambi i contendenti il Csm chiuderebbe lo scontro con una sorta di pareggio.

 

Se non fossero arrivate le voci sull'impeachment di De Pasquale, d'altronde, difficilmente venerdì prossimo il Csm avrebbe potuto accogliere la richiesta urgente del pg della Cassazione Giovanni Salvi di rimuovere Storari dalla Procura milanese.

giovanni salvi foto di bacco (2)

 

Fare del pm l'unico capro espiatorio della vicenda era impensabile, soprattutto dopo che al suo fianco era scesa non solo la Procura di Milano quasi per intero (58 pm su 64) ma anche una lunga lista di magistrati: compreso, si apprende ieri, Andrea Borrelli, figlio di Francesco Saverio, per vent' anni procuratore capo e creatore del pool Mani Pulite. Una firma che pesa.

 

PAOLO STORARI CON IL SUO AVVOCATO

Come poteva il Csm fare finta di niente? Così, invece, lo scenario che viene proposto dal pg Salvi al Consiglio è più equidistante dai fronti. Via Storari ma via anche De Pasquale: un magistrato che ha fatto anche lui a suo modo la storia della Procura milanese, una carriera sopravvissuta alle polemiche sul suicidio in carcere nel 1993 di Gabriele Cagliari, presidente dell'Eni, e culminata nella condanna di Silvio Berlusconi per la vicenda dei diritti tv.

PIERO AMARA

 

In vent' anni di assedio della Procura milanese al leader di Forza Italia, l'unico a vincere un processo è stato De Pasquale. Questo gli aveva dato prestigio, potere, la carica di procuratore aggiunto e una sorta di intoccabilità. Finora. Quanto emerso sulla sua gestione del processo Eni, con gli elementi a favore degli imputati tenuti deliberatamente nascosti, ora invece rischia di costare il posto all'eroe anti-Cav.

 

FRANCESCO GRECO

Il problema è che alcune scelte di De Pasquale hanno potuto essere compiute solo con la benedizione dei vertici della Procura. Ieri davanti al Csm emergono nuovi dettagli. Davanti alla commissione che indaga sul «caso Milano» viene interrogato il pm Alberto Nobili, che della raccolta delle firme in difesa di Storari è stato uno dei promotori.

 

Nobili - quasi quarant' anni di toga sulle spalle, profilo inattaccabile - racconta di come Storari si confidò con lui su quanto accadeva intorno al processo Eni, spiegandogli di avere trovato prove a favore degli imputati ma di essere stato stoppato dai superiori. Storari, racconta Nobili, aveva trovato elementi che dimostravano come i due supertestimoni utilizzati da De Pasquale nel processo ai vertici dell'azienda energetica di Stato, l'avvocato Piero Amara e l'ex dirigente Vincenzo Armanna, avessero predisposto prove false nei confronti dell'amministratore delegato Claudio Descalzi e del suo predecessore Paolo Scaroni.

 

Alberto Nobili

Per questo Storari aveva deciso di arrestare per calunnia sia Amara che Armanna, ma la richiesta di custodia in carcere nei confronti dei due testimoni non ottenne mai l'autorizzazione del procuratore Greco. Di lì a poco Storari avrebbe appreso che De Pasquale intendeva utilizzare i verbali di Amara contro il giudice che presiedeva il tribunale del caso Eni. Ora la palla passa per intero alla sezione disciplinare del Csm. Al punto cui sono arrivate le cose, non è sicuro che mandare via da Milano Storari e De Pasquale basterebbe a riportare la serenità. Ma è sicuro che mandar via solo Storari avrebbe effetti disastrosi.

FABIO DE PASQUALEpiero amara 8david ermini giovanni salvi PAOLO STORARIpaolo storariPAOLO STORARI

Ultimi Dagoreport

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN